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Lunedì, 13 Novembre 2017 00:00

«Post fata resurgo» Tra le parole e il cuore insolito di Stefania Giancane

Written by  Studenti Liceo Moscati
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Grottaglie (Taranto) - “Credo ancora che per affrontare la vita l’” arma” migliore sia l'amore. Non può essere un nemico da abbattere.

Io lo sento strisciare come un serpente dentro di me, ma voglio cacciarlo via per sempre senza combattere una guerra. […] Esiste e deve andare via, ma realizzo anche che è il mio corpo che l'ha creato.”

Questo brano tratto dal libro di Stefania Giancane, “IO, ARABA FENICE” (Tabula fati, Chieti 2017), mette a nudo le sensazioni provate nel momento in cui le viene diagnosticato un carcinoma alla mammella sinistra.

Stefania è ospite di un incontro che si tiene presso l'Auditorium del Liceo “Moscati”, l'11 Novembre 2017, pronta ad esporre a voce la sua esperienza di vita, come l'ha vissuta, come l'ha cambiata, come ha influito sul suo modo di pensare e di approcciarsi la vita, come l’ha trasformata in una bellissima fenice.

Sul tavolo della sala è posto un cuore insolito. Sembra essersi dilatato per fare spazio ai pensieri di tutti, per contenere bigliettini come fossero emozioni, un dono fatto dagli studenti all'autrice.

Gli alunni prendono parte attivamente all'incontro, leggendo alcuni passi del libro; segue una rappresentazione della malattia che lega anima e corpo, simboleggiate da due ragazze che sulle note di “Nuvole Bianche” di Einaudi danzano e leggono un monologo che sintetizza ciò che l'autrice esprime nel diario: anima e corpo hanno danzato insieme, muovendosi all'unisono; hanno abbracciato luci ed ombre; hanno dimostrato che, come in un quadro colorista, le pennellate più scure contrastano i colori e li fanno brillare di più.

Un altro momento è occupato dalla lettura di alcune riflessioni personali, che Stefania ascolta e commenta, permettendo a tutti i presenti di conoscere il suo modo di approcciarsi alla malattia e alla vita.

I ragazzi continuano a porre domande su vari temi: “Se per lei esiste o no il destino; se la sua forza dipende da una credo particolare; cosa sia la resilienza”.

La scrittrice condivide e lancia un messaggio: per quanto sia importante porsi domande, a volte possono essere dei limiti; chiedersi se il destino esiste o no pone già un limite. Allora, tanto vale godersi la vita, nelle sue perfette imperfezioni, traendo forza dall'attaccamento ad essa. Si desidera la vita, quando da un momento all'altro potrebbe andar via.

Sono necessari adottare precauzioni, con controlli medici e con “controlli” sulla propria anima. Quando la nostra anima sta male? Quando cerca di adattarsi a degli standard, modellandosi su quelli che Stefania denomina “stampini ammazza-sogni”. Bisognerebbe ammazzare invece questi modelli prefissati (o forse saranno i sogni stessi a farli fuori), che entrano prepotentemente nella vita di ognuno, e imparare a dar voce a se stessi, come un mulino a vento che accoglie il vento  e lo trasforma in energia.

Durante l'incontro si respirava CONDIVISIONE. Le parole creano un cerchio, che non imprigiona, ma si ingrandisce sempre di più inglobando storie e vissuti. Accendono una candela che illumina e riscalda. Chi dona parole, dona una parte di se stesso, liberandosi dalla “camicia di forza” della solitudine.

Oggi protagoniste indiscusse sono state le parole, quelle dette e quelle pensate, quelle sentite sulla pelle e nell'anima: parole che curano.

Ecco il dono apportato gratuitamente da Stefania: mostrare come le parole possano aiutare, donare forza, essere punto di partenza per sentirsi vicini e capire che in fondo, per quanto gli esseri umani siano diversi, sono dotati di un bellissimo potere: sviluppare forza in sé per poi convogliarla all'esterno, donando speranza ed amore per la VITA.

(Gli studenti del liceo “Moscati”)

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Read 1511 times Last modified on Domenica, 12 Novembre 2017 16:49