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Lunedì, 13 Novembre 2017 00:00

«Un dovere multare i giganti del web. La democrazia non è Facebook, riprendiamocela»

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Lisbona, palco del Web Summit, giorno uno: “Aziende come Google, Facebook e Apple sono diventate tecnicamente dei monopoli. E questo mina la nostra democrazia”.

Stessa, città, stesso palco, giorno due: “Le tech company che non vogliono assumersi la responsabilità della loro posizione di potere e distruggono il mercato dei competitor più piccoli devono essere multate. L’Ue ha tassato Google ed è stato doveroso farlo”. Margrethe Vestager, politico danese e commissario europeo per la concorrenza, ha strappato ovazioni e lunghi applausi alla conferenza internazionale dedicata all’innovazione. Protagonista assoluta dei primi due giorni, ha aperto le danze riuscendo a dare il senso più politico a Summit 2017: “L’Europa è diversa dagli Stati Uniti. Noi riconosciamo quando il libero mercato è violato. E posso capire che può sembrare paradossale, ma il libero mercato resta libero solo se qualche volta si interviene a sua tutela. Noi crediamo che non sia la legge della giungla a governarlo, ma è la legge della democrazia che deve funzionare”. E ancora: “Non mi sento mai così europea come quando sono negli Stati Uniti. Siamo diversi”. 

Entrambi i suoi discorsi sono stati accolti dalla più calda delle reazioni riservate agli ospiti dai 60mila manager e imprenditori del tech riuniti a Lisbona: “Dobbiamo riprenderci la nostra democrazia. Non possiamo viverla in Facebook o in Snapchat e in nessun altro social. La società è fatta di persone, non di tecnologia”. E ancora: “Il mercato è solo una parte delle nostre vite. E di sicuro il mercato non è la tutto ciò che è la società in cui viviamo. I cittadini non sono solo dei clienti, e non possono essere trattati come tali. Devono trattarli in modo onesto”. 

I rischi di una posizione dominante nel tech

Vestager ha forse messo a segno il più duro attacco registrato finora verso le tech company americane che dominano il mercato. Peddy Cosgrave, il fondatore dell’evento le ha dato tutto il sostegno del Summit: “Se Margrethe riuscirà in questo, darà l’esempio al resto del mondo e cambierà anche il modo in cui le grandi aziende considerano le più piccole. Lo scenario competitivo sarà più orizzontale”.  Di fatto dando alla sua battaglia la benedizione di tutta la comunità europea della tecnologia. Un riconoscimento politicamente fondamentale per la commissaria danese. 

Che ammette: “Sappiamo che ogni startup vorrebbe essere Google, e noi non vogliamo ostacolare il successo di nessuno. Noi non abbiamo mai obbiettato nulla sul fatto che il motore di ricerca di Google domini il mercato oggi, ma ci siamo opposti al fatto che quel motore di ricerca soffochi il libero mercato e l’innovazione” evitando quindi che qualcun altro diventi la prossima Google. Perché una posizione di mercato dominante nel tech può portare al paradosso che la “paura” di essere scavalcati induca i big ad ostacolare le nuove idee, nuova innovazione, quando proprio non riescono a comprarle. 

La battaglia per un sistema di tassazione unica

Vestager finora ha multato Google per ostacolo della concorrenza sull’ecommerce per 2.42 miliardi di euro. Ha annunciato che continuerà la sua opera di pressione sull’Irlanda per costringere Apple a pagare 13miliardi di tasse portando il caso di fronte alla giustizia europea. E che andrà avanti per evitare che operazioni di acquisizione da parte di aziende del tech portino nelle mani di pochi i dati di tutti. “A maggio daremo nuove regole alle aziende sull’uso dei dati. Vogliamo tutelare i dati dei nostri cittadini”. E sulle tasse che le aziende devono pagare in Europa conclude: “Vogliamo un sistema di tassazione unico in Europa, che sia equo e onesto verso le aziende e gli altri contribuenti. Contiamo di trovare un accordo condiviso entro la primavera del 2018”.

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