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Mercoledì, 22 Novembre 2017 11:15

Taranto e il mare, nel libro di Stea sul risanamento della «città vecchia» c’è più di un monito

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Ho letto più volte il libro di Pinuccio Stea sul Risanamento della Città Vecchia, una storia lunga 150 anni.

Un piccolo saggio che ha il pregio di suscitare idee, dibattito, mettendo insieme e in modo davvero fruibile, in un pamphlet di analisi storico-politica in sintesi, quello che in realtà e a suo dire, e ne siamo perfettamente consapevoli, meriterebbe una Treccani. I cittadini devono aprire gli occhi sul futuro, capire perché la città vecchia non è stata risanata.

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Ho volutamente inserito il mare nel titolo perché in questa storia lunga 150 anni i tarantini non hanno mai davvero pienamente goduto del loro mare. Quando l’isola era la città, ricorda Stea, le sue alte mura la circondavano a tal guisa che la brezza marina non liberava i vicoli dalla puzza di sentina d’ogni sorta di liquame. E quando le due porte di Napoli e di Lecce si serravano e s’alzava il ponte levatoio del castello, nessuno poteva uscire. Che sia stata questa situazione a immettere nei tarantini la voglia di fuggire dal ghetto? Può darsi. Ma quello che davvero è accaduto dal 1871 lo si può fotografare venendo a Taranto e passando il ponte girevole. A sinistra c’è una città nuova che sembra essere stata bloccata a metà con palazzoni degli anni 50-60, mentre a destra c’è la città umbertina preservata all'angolo dall'ammiragliato. E bisogna dirlo, meno male che la Marina c’è, almeno per questo.

Ma la Marina fin dalla scelta napoleonica di fare di Taranto un porto militare, agli inizi del novecento con la costruzione dell’Arsenale chiude gli spazi a ovest con un lungo muro che l’attraversa tutta, mentre a est la città che avanza chiude il lungomare per la speculazione edilizia. Ecco il male che viene anche denunciato da Stea.

Lui dimostra che in questi 150 anni non si è volutamente parlato di risanamento perché gli interessi della bolsa politica erano altrove, magari asserviti alle lobby del mattone. Alla fine la storia dovrebbe elencare i tarantini barbari e menefreghisti che l’hanno deturpata fino a oggi. Cosa resta ai tarantini oltre a 900 metri di lungomare, e poco più di 300 metri di Corso Due Mari.

Una politica seria degli ultimi decenni avrebbe dovuto avere come slogan “tutela lo scorcio”. Eh sì! Perché tra palazzi tipo Punta Perotti, e altro cosa resta ai tarantini non danarosi, se non lo scorcio? L’ultimo che io rammenti era quello che si osservava sulla scalinata di Sant'Antonio. Ora non c’è più coperto dalle cupole color metallo dello Yacht Village. Quasi a rammentare le cupole che si vedranno sullo sfondo dei Tamburi con le annunciate coperture dei 47 campi di calcio sulle colline di minerale dell’Ilva.

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Nella foto che ho messo giù nel confronto con Salerno è quello cerchiato con il rombo rosso è questo ultimo regalo. Un complesso sul mare i cui appartamenti - un amico giornalista mi ha informato - sono quasi tutti venduti, e la cui costruzione dal ‘permesso a costruire’ è durata quasi l’intera consigliatura di Stefàno  e finirà con l’inaugurazione in questo periodo - probabilmente il prossimo anno – con l’attuale sindaco Melucci.  Il confronto con Salerno, città della Campania Felix che ha tanti primati negativi, che ha un golfo assai simile a Taranto, mostra che la città campana non ha invaso la costa restando oltre la linea. Linea che a Taranto non è stata mai messa. Volutamente.

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Il libro di Stea ha questo merito, e lo dimostra il mio articolo, quello di far discutere sulle scelte sbagliate. Una fu, ad esempio, quello di togliere la tramvia. Ecco il libro di Stea non ne parla, forse perché è storia davvero inverosimile, quasi nascosta. L’ha raccontata solo Serrano nel suo libro sul trasporto urbano a Taranto. Quella tramvia che passava il ponte girevole e transitava sul Corso Vittorio Emanuele della città vecchia era un collegamento unificante della città intera, che è uno degli aspetti indicati nel libro di Pinuccio.  Qui potete leggere la storia e trovate anche le foto

 

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Il discorso del risanamento diventa anche rigenerazione urbana, come ne hanno parlato a Taranto recentemente gli amministratori di condominio in un convegno. Mi piace sottolineare un passaggio di questo convegno laddove un relatore parla di «ripristino del condominio, inteso come edificio, è un'operazione che ha valore da un punto di vista architettonico e paesaggistico.»

Un risanamento che può davvero significare valorizzazione, in alcune foto scattate in un stabile degli inizi del 900 che abbisogna di rifare la facciata, ecco come si recuperano gli interni, il portone e le porte.

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Vivere il borgo e la città vecchia non come passeggio domenicale e di feste tradizionali, ma nella nuova visione della città smart collegarla al mondo con la sua storia e la sua anima. Magari rendere l’intera isola, zona free legata al Free Italia Wifi” potrà dare un segnale. Stea in un post sul social giustamente si lamenta che ora nelle nuove idee di risanamento non è stato coinvolto. Non si capisce davvero che ora Il ruolo delle associazioni e dei comitati è importante per far crescere le città.Si sposta, con l’era digitale, l’aerea di influenza sui cambiamenti, dai centri di potere ai cittadini consapevoli. E’ il momento di agire e di stabilire anche nuove regole di rappresentanza. E questo è quanto mai attuale.  Una città da amare, questo ricaviamo dal monito di Pinuccio Stea dopo 150 anni. Altrove la presa della Bastiglia da noi un'altra presa, una presa per…. Più scurrile.

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