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Sabato, 25 Novembre 2017 05:25

Storia di Eliana, prima sommergibilista donna di Argentina. A bordo del San Juan

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Quando il fratello morì in un incidente d’auto, poi un infarto si portò la mamma, Eliana decise cosa avrebbe fatto da grande. Forse depressa, gli studi di ingegneria industriale la disgustarono. Giacché amava da piccola il mare, o lo trovava inevitabile come i suoi antenati venuti via nave in Argentina, pensò: cambio tutto.

S’iscrisse alla Scuola Navale della Marina. Accadde in un pomeriggio dei più vuoti, speso su Internet fuggendo da libri faticosi e nemici, che Eliana trovò in rete una pubblicità della Marina. Partì per la Escuela Naval di Ensenada, in valigia la foto della madre.

Eliana Krawczyk non sapeva che sarebbe diventata la prima donna sommergibilista di Argentina. Tantomeno che il primato, invece di raccontarlo da vecchia, lo avrebbe pagato a 35 anni scarsi con la morte (salvo miracoli che ci smentiscano, per cui il sottomarino desaparecido “Ara San Juan” non sia esploso e siano rimasti a bordo ossigeno e cibo per 44 marinai).

Com'è profondo il mare

“Regina dei mari”, soprannome regalato dal papà. “Eli”, abbreviativo usato da fratelli e amici. “Estrellita” (Stellina), vezzeggiativo perché era la più piccola di casa. Lei, insomma, dicono parenti e conoscenti rintracciati dal quotidiano ‘La Nacion’ a Oberá, cittadina natale nella provincia di Misiones, lei aveva realizzato il suo sogno. Lo aveva realizzato quando capì che la sua vita sarebbe stata un viaggio non tanto sulle acque ma nelle loro profondità, concludendo nel 2012 i corsi di sommergibilista come migliore tra i commilitoni. “Mi dava i brividi, non ero molto contento, ma che dovevo dirle? Lei ‘era’ il sottomarino’” ha detto un famigliare. “Forse sono i geni degli antenati che vennero dall’Europa per mare. Non so, una passione inspiegabile”.

Figuriamoci a spiegarsela da Oberá, lontana dal mare fra Sierras, cascate, montagne e un numero paradossale di chiese, di tipologie di immigrazione, memorie gesuitiche come indigene, terra di guaraní e di europei tra cui i polacchi che a Eliana diedero il sangue, un complicato cognome, capelli biondi e le fattezze del viso.

“Dolce ma dura come l’acciaio”, si dice a casa di lei, che dopo quattro anni sul sottomarino "Ara Salta" aveva preso servizio sulla ormai presumibile bara del mare battezzata "San Juan". Come ufficiale (grado di Jefa de Armas), con 43 uomini avvezzi al mare di sotto, ma che prima di imbarcarsi aveva riscattato due randagini - Floppy e Ramiro - dalla morte in canile. Interpellati da ‘La Nacion’ verso le otto di sera, i parenti di Eliana hanno detto che a bordo, a quell’ora, lei cena poi monta di guardia davanti ai difficili monitor di radar e sonar. Né riescono a immaginarsela peggio.       

 

 

francesco palmieri (agi)

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