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Domenica, 16 Agosto 2015 09:14

La resistenza è nata l’8 settembre e tutti la ricordino

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Io ho riprodotto il titolo del fondo di Eugenio Scalfari su la Repubblica di sabato 15 agosto, festa dell’Assunta in Cielo, e di domenica 16, n. doppio per ferie.

 

Il Parlamento ha sospeso i lavori per ferie e riaprirà l’8 settembre, col programma di cambiare la Costituzione della Repubblica. Scalfari auspica che allora almeno il presidente del Senato, Grasso, dia la parola a qualcuno che ricordi l’8 settembre del 1943 quando si sfasciò lo Stato Fascista. Conclude l’articolo con:

Della riforma costituzionale del Senato non ho alcuna intenzione di parlare. Quello che penso l’ho già detto nelle lettere che ci siamo scambiati recentemente con Giorgio Napolitano e, per quanto mi riguarda, non ho altro da aggiungere. La partita è in mano a Renzi e ai dissenzienti del Pd. Ma una cosa è certa: il premierato, come il nostro presidente del Consiglio lo intende, non è compatibile con la democrazia parlamentare. Che ognuno si regoli come meglio crede.

Io, Carlo Forin, sono figlio di Gino.

Sottotenente di fanteria da campagna, Gino Forin era in treno l’8 settembre 1943 per rientrare al reparto in Roma, dopo una licenza a Carpesica di Vittorio Veneto. Durante il cambio treno, a Venezia-Mestre, ascoltò un ufficiale superiore, che lo sconsigliò dal proseguire, e rientrò a casa col nome partigiano di Volpe [che io conobbi solo dopo la sua morte il 29 giugno 2008]; fece la resistenza rimanendo in città e poi militò nella Democrazia Cristiana. Il suo reparto venne mandato al campo di concentramento dai tedeschi e morì.

Dunque, mio padre rimase vivo ed io sono nato, grazie a questa scelta, il 1 giugno 1948, il giorno prima della vigenza della Costituzione a tutti gli effetti.

Io concordo, oggi, con Scalfari: il premierato è completamente incompatibile con la Costituzione.

L’articolo 49 della Costituzione della Repubblica, che ieri ho ricordato:

Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale

chiede, anzitutto, una legge attuativa ‘anti-mafia’, del tipo:

Un’associazione è un insieme di cittadine/i che si associano vincolandosi ad un regolamento rispettoso delle leggi della Repubblica.

Poi, chiede che il diritto sindacale venga riconosciuto ad un’associazione pubblica, e non più privata con rigorosa disciplina dell’interpretazione amministrativa delle leggi secondo la volontà del legislatore.

Infine, chiede la disciplina del partito e del politico rigorosamente soggetti alla legge senza eccezioni.

Ho ripetuto tutto ciò agli amici con i quali ho pranzato ieri a san Daniele del Friuli. Credo di doverlo ripetere anche a voi. Che Matteo Renzi faccia questo l’8 settembre con occhio alla democrazia.

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