ANNO XVIII Aprile 2024.  Direttore Umberto Calabrese

Sabato, 06 Gennaio 2018 03:45

Perché il canone Rai ha fatto litigare Renzi e Calenda

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L'idea di abolire del tutto la tassa respinta da tutto il resto dell'arco politico. Ma i dem tirano dritto

 E' scontro aperto tra Pd (che si schiera al fianco di Matteo Renzi) e il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda. Tema del contendere il canone Rai e la proposta di abolirlo definitivamente. L'idea, però, incassa le critiche di tutto l'arco politico, da Leu con Grasso e Fratoianni, a Forza Italia fino ai 5 Stelle. Ma il Pd tira dritto e ricorda di aver già abbassato a favore dei cittadini la tassa per il servizio pubblico e di voler continuare su questa strada. E il segretario dem rivendica: "canone Rai: prima del nostro governo aumentava ogni anno. Nel 2014 era a 113. Adesso è a 90. Pagare meno, pagare tutti. Si può garantire servizio pubblico abbassando i costi per i cittadini: abbiamo iniziato a farlo, continueremo. Non facciamo proclami, noi parliamo coi fatti". 

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Una polemica social

La bufera scoppia in mattinata e si consuma principalmente via social network. In un tweet Calenda scrive: "Spero che l'idea di abolire il canone Rai sostituendolo con un finanziamento dello Stato non sia la proposta del Pd per la campagna elettorale. I soldi dello Stato sono i soldi dei cittadini e dunque sarebbe solo una partita (presa) di (in) giro". Apriti cielo. I dem vanno su tutte le furie e replicano al ministro senza fare sconti: "Caro Calenda, se tagliamo 1,5 mld spesa pubblica ed eliminiamo canone Rai i cittadini pagano meno. Altro che presa in giro: serve processo modernizzazione ed eliminazione sprechi unici in panorama tv con risparmio immediato 500mila euro", afferma Michele Anzaldi. Nella diatriba interviene anche l'Usigrai: "abolire il canone sarebbe un attacco all'azienda".

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Calenda è un fiume in piena e controreplica ai dem: "È un peccato" che "si debba ricadere sulla linea della promesse stravaganti". Quindi, il titolare del Mise ricorda: "il Governo Renzi ha messo il canone in bolletta e non si può promettere in campagna elettorale il contrario di quello che si è fatto al Governo". Poi, rilancia proponendo la privatizzazione della Rai. L'idea di Calenda piace a +Europa che con Della Vedova la sposa. Interviene l'azzurro Renato Brunetta che evidenzia lo "schiaffo" di Calenda al Pd, e accusa il partito del Nazareno di "incoerenza". Riprende la parola Anzaldi: "con il canone in bolletta già si paga meno, ora proseguire". È quindi la volta del sottosegretario alle Telecomunicazioni, Antonello Giacomelli, che 'punzecchia': "La privatizzazione della Rai di cui parla Calenda? Trovo contraddittorio da un lato preoccuparsi di difendere l'italianità di infrastrutture strategiche e dall'altro teorizzare la privatizzazione di una realtà come Rai che finirebbe, facile previsione, in mani non italiane".

Per il ministro è a rischio la credibilità dei governi Pd

Per il leader di Leu, Pietro Grasso, "ormai se ne sparano tante: questa del canone mi sembra una come tante altre". Al vetriolo il commento di Giorgia Meloni: "o siamo di fronte a una folgorazione e quindi attendiamo che si scusi pubblicamente con i cittadini o è la solita televendita da campagna elettorale di Matteo 'Do Nascimento' Renzi". Per la Lega "Renzi ormai è in stato confusionale", afferma Roberto Calderoli. I 5 Stelle, con il presidente della Vigilanza Roberto Fico, definiscono la proposta di Renzi "propaganda elettorale", mentre Alessandro Di Battista senza mezzi termini parla di "presa per il c...". Prova a mettere un punto il presidente Pd Matteo Orfini, che critica la contro-proposta di Calenda: "Per la cronaca, la fiscalizzazione del canone Rai è una nostra proposta storica. E rafforza la Rai. Mentre di privatizzazioni che hanno distrutto (o quasi) aziende strategiche del paese ne abbiamo già viste troppe. E direi anche basta". Ma il ministro non ci sta e insiste: "Dire oggi: abolisco il canone e lo riprendo dalla fiscalità, senza spiegare come e perché di questo, è un'inversione a U e danneggia la credibilità dei Governi e del Pd". (agi serenella ronda)

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