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Lunedì, 17 Agosto 2015 08:30

Taranto aveva la tranvia che ora nelle città moderne è il futuro del trasporto urbano

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Un’altra storia, di quelle che mostrano come la molle tarentum, passa al futuro distruggendo le proprie risorse del passato per incapacità politica delle sue classi dirigenti.

Il j'accuse che viene fatta negli anni cinquanta del secolo scorso, prima dell’attuale generazione di chi scrive. La registriamo.  Il rammarico è legato a quanto avviene oggi nel mondo. Le tramvie si sono evolute in metropolitane di superficie, noi l’abbiamo viste come un retaggio del passato. Eppure il trasporto elettrico urbano avrebbe avuto anche un ritorno non solo economico-turistico, ma anche ambientale.

La storia della tramvia tarantina è ben raccontata nel libro di Oreste Serrano “Storia del trasporto urbano della città di Taranto dal 1885 ai giorni d’oggi”.Per oggi s’intende, a guardare la data di pubblicazione tipografica, il 1985, insomma trent’anni fa, prima dello sfacelo di oggi, con mezzi di ogni tipo comprati di seconda mano da mezz’Italia. Un’altra storia. Il libro l’ho raccolto in un’isola ecologica tra la carta da macero. Per dire, siamo fatti così. 
Racconta Serrano che nel marzo del 1893 il privato Cacace che gestiva la ditta del trasporto pubblico, con gli Omnibus a trazione equina, non riteneva rimunerativo il servizio, e il Comune tentò il salvataggio con altre ditte, così il servizio si protrasse fino al dopoguerra nel 1920.
Ma già prima della grande guerra si pensava alla tramvia. I primi approcci nel 1910, quando fu un imprenditore napoletano, Davide Fiaccarini, che già stava realizzando nel capoluogo partenopeo il trasporto urbano su binari elettrici, a interessare il Sindaco di Taranto. Ma era solo un’idea senza progetto. Ma Fenzi, autore delle tramvie di Milano, prese l’occasione in mano per scendere in concretezza e con l’aiuto dei tarantini appronta il progetto “Le Tramvie elettriche della città di Taranto”.  Ma alterne vicende, raccontate minuziosamente nel libro, di trattative, capitolati, concessioni che occupano un decennio, tra prima e dopo la guerra, per arrivare addirittura, attraverso l’ultimo affidatario, agli inglesi. “ L’anno 1920 il giorno 6 del mese di luglio avanti al Cav. B.Stracca, segretario comunale, compaiono personalmente i signori: Giacomo Semeraro Regio Commissario del Comune, Piero Roberti, procuratore della  «The Taranto Tramways and Eletric Supply Co. Ltd» di Londra, nonché i Sig C.Acquaviva da Taranto e De Santis da Pianella, quali testimoni cognitivi ed idonei, i quali stipularono il contratto definitivo per la costruzione e l’esercizio delle tramvie urbane della città di Taranto”.
Il tracciato della ferrovia urbana partiva dalla Stazione Ferroviaria, sita in zona Tamburi e arrivava all’Arsenale ed era la linea 1, una linea partiva dall’Arsenale e arrivava al quartiere Solito ed era la linea 2.Partiamo dal 1920 e, quindi, il percorso storico delle tranvie subisce il peso degli eventi, un decennio di tranquillità, un secondo decennio di trambusto con il fallimento della società inglese, la seconda guerra mondiale e la fine del fascismo, la ripresa con il lascito delle cose da fare in mano al Comune, che con Voccoli sindaco produce la prima nascita della municipalizzata, insomma, dopo sessant’anni di concessioni, il Comune accentrava il servizio di trasporto pubblico.

Ecco come racconta il Serrano la fine della tranvia. 
“…Era così cessata la tramvia di Taranto. Come si è  visto la sua agonia fu lunga e travagliata, avendo avuto inizio già dalla sua nascita (per la gestione di una concessione che attraversa la grande guerra ndr) . Nessuno dell’Amministrazione Comunale e dei politici locali di quel tempo, come è nelle italiche cose, tentò il salvataggio, o almeno cercò la cura del suo funzionamento. I politici continuarono a fare politica, dimostrando quando poco interesse avevano per questa tramvia che al­cuni intraprendenti cittadini vollero per forza farla approdare nella loro città.
La nostra tramvia non funzionò come era nei programmi, priva di ogni supporto finanziario; e proprio di questo nessuno volle addos­sarsi l’onere del pur minimo contributo, essendo stata la Società d’oltre Manica. E ciò pesò abbastanza sulla vita della tramvia.
Così, tracciando questa storia, non abbiamo potuto fare a meno di presentare la Città di Taranto quale pessimo esempio di trasporto tram­viario, proprio nel periodo in cui il tram viveva in tutto il mondo e soprattutto in Italia il suo momento felice.
Ma ancora più penoso fu il suo smantellamento, tanto rapido da la­sciare il sospetto tra gli Amministratori locali di un suo subitaneo sbarazzamento. I pali tubolari Mannesmann furono venduti a ferro vecchio e smantellati dalla Ditta del Sig. Francesco Baratta di Taranto (questi pali furono rivenduti ad altra ditta dell’Italia settentrionale e messi in servizio presso qualche altra tramvia).
Le rotaie furono tolte, quelle che lo poterono essere, mentre le altre sono ancora seppellite sotto l'asfalto, I trams, secondo il contratto di risoluzione, rimasero di proprietà inglese, al contrario di tutto il resto, e furono abbandonati presso la Do­gana del Porto Mercantile, e lì per molti anni rimasero in attesa di una eventuale rivendicazione inglese o al più romana. Dato poi il loro stato di precarietà nessuno avanzò proposte di acquisto. Poi senza che nessu­no si ricordasse di loro, forse perché memori di un periodo poco felice della nostra storia e di trasporti, furono acquistati dalla Ditta del sig. Zigari, rottamati e demoliti sul posto.
Di essi oggi rimane solo il ricordo di chi fu solo testimone della loro vita, e anche attraverso qualche fotografia scattata dai fotografi locali, mentre nulla è stato conservato di tutto quello che era il corre­do tecnico-documentario di proprietà dell’Azienda.
Storicamente questi trams oggi avrebbero avuto una grande im­portanza, poiché erano e sarebbero stati unici al mondo per le loro ca­ratteristiche vincolate a quelle del Ponte Girevole.
Oggi che con la crisi energetica e con il problema dell’inquinamento e dell’alto costo del trasporto passeggeri con autobus, si ritorna a parlare dell’uso del tram e anche del filobus, questa rievocazione stori­ca spero possa servire a un ripensamento ed ad una inversione di ten­denza nel sistema dei trasporti anche della città di Taranto”.
E noi concludiamo dicendo che tale storia rammenti che non esiste una politica che valga per sempre se si fregia di tali scempio e tali errori. 

Ecco le foto
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Read 1887 times Last modified on Lunedì, 17 Agosto 2015 08:46

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