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Lunedì, 29 Gennaio 2018 05:22

In appello a Torino il processo per i veleni al Polo Chimico

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Per il disastro eco sanitario di Spinetta Marengo, il 7 febbraio in Corte di Appello di Torino si aprirà uno dei processi ambientali più importanti d’Italia, “gemello” di quello di Bussi  nel frattempo già deciso in secondo grado. (1).  

A Spinetta la sentenza di primo grado ha lasciato code velenose che ricadranno in Appello.  L’esca giudiziaria avvelenata riguarda la trasmissione, disposta dalla Corte di Assise di Alessandria, alla procura della Repubblica di Milano delle trascrizioni di due udienze nonché delle relative memorie di Luca Santa Maria avvocato di Solvay, piene zeppe di accuse presumibilmente diffamatorie, compresa la concussione, a carico del pubblico ministero Riccardo Ghio.

 

Questa coda si incrocia con un altro clamoroso atto giudiziario: lo stesso avvocato number one di Solvay chiede il deferimento di Ghio al Consiglio Superiore della Magistratura proprio per “falsi, favoreggiamento, abusi di ufficio” nell’ambito di una presunta associazione a delinquere dedita anche a tangenti.   (2) .

La requisitoria in Corte d’ Appello , nel processo di  secondo grado a dirigenti del polo chimico, prima Ausimont e poi Solvay, la terrà appunto il pubblico ministero Riccardo Ghio che sarà applicato a Torino per discutere il procedimento penale che aveva seguito fin dalla prima ora quando, a maggio 2008, scoppiò l’emergenza pozzi avvelenati a Spinetta Marengo (Alessandria). (3)

Nel processo di primo grado, celebrato in Corte d’Assise ad Alessandria, erano imputati 8  tra amministratori e dirigenti del polo chimico, prima Montedison (Ausimont) e poi Solvay, portati in giudizio per il reato di avvelenamento doloso delle falde acquifere, dove era stato accertato un cocktail di  cromo esavalente e di un'altra ventina di veleni tossici e cancerogeni discioltisi da un milione di metri cubi di scorie seppellite e nascoste da Montedison e Solvay.  (4).

Le indagini, svolte da Nas e Arpa con il coordinamento della Procura, si erano concluse nell’autunno 2009. A gennaio 2012, respingendo i tentativi di trasferimento di sede,  il gup Stefano Moltrasio aveva finalmente mandato a giudizio 8 dei 38 indagati. (5).  A luglio 2012, era iniziato il processo davanti all’Assise guidata da Sandra Casacci, presidente del Tribunale di Alessandria. (6). Respinto di nuovo il trasferimento, dopo una interminabile sequenza di testimoni, esperti e consulenti anche di caratura internazionale, fra gare di oratoria avvocatesca,  a giugno 2014, il pubblico ministero aveva argomentato la tesi d'accusa concludendo con la richiesta di otto condanne per un totale di 127 anni (tra i 10 e i 18 anni per ciascun imputato). A sostegno delle tesi accusatorie erano intervenuti i legali (7) delle parti civili: duecento tra malati o loro famigliari, Legambiente WWF Pro natura Medicina democratica  CGIL  Comune Provincia, nonché il Ministero dell’Ambiente (8). Infine i difensori, i più famosi penalisti italiani (9), avevano chiesto l’assoluzione per tutti, sostenendo che «nessun cittadino è stato avvelenato».

La Corte si era pronunciata il 14 dicembre 2015 (praticamente dopo tre anni e mezzo di udienze ). L’art. 439 c.p. Avvelenamento doloso viene derubricato in art. 449 Disastro colposo.  Assolti, per “non aver commesso il fatto” gli amministratori e presidenti Carlo Cogliati, Bernard De Laguiche e Pier Jacques Joris. Due anni e mezzo di reclusione ai pesci piccoli: Luigi Guarracino (già direttore dello stabilimento di Spinetta e della Miteni di Trissino), Giorgio Canti, Salvatore Francesco Boncoraglio e Giorgio Carimati (già responsabili del settore ambiente). Prescrizione per Giulio Tomasi, referente ambiente in Ausimont. (10). Le stesse condanne sono in odore di prescrizione.

 

Tra le code velenose lasciate dalla sentenza spicca anche la clamorosa spaccatura dentro Medicina Democratica, con la Sezione di Alessandria che accusa di tradimento la Presidenza per non aver fatto ricorso in Appello a fianco del PM e aver abbandonato le vittime parti civili. (11).

II verdetto impugnato dal PM ora, a 10 anni dall’avvio delle indagini, va in Appello: il 7 febbraio 2018 la prima udienza dedicata alle operazioni formali, il 16 è prevista la relazione che riassume il procedimento, il 21 e il 23 febbraio (se non anche il 28) saranno dedicate alla requisitoria del PM. In altre cinque date di marzo, le arringhe delle parti civili e delle difese.

 

Seguono 11 note esplicative (testo e note in allegato).

 

NOTE

(1)  Sono gemelli i processi per i disastri ecologici di Bussi e Spinetta Marengo, delle valli Pescara e Bormida in Abruzzo e Piemonte, delle discariche di veleni tossici e cancerogeni sotterrati in migliaia di tonnellate per decenni, e delle falde acquifere inquinate a rischio perenne per centinaia di migliaia di persone. Gemelli anche perché i nomi degli imputati sono gli stessi, pur se a Bussi hanno vestito solo casacca Montedison e a Spinetta anche maglia della subentrante Solvay. Ad esempio, Carlo Cogliati è stato contemporaneamente presidente a Spinetta e a Bussi, ma per Spinetta è stato assolto in primo grado in quanto amministratore, motivazione: aveva delegato le responsabilità ai sottoposti. Anche a Bussi era stato assolto, insieme a tutti gli imputati, però per Bussi c’è stato un Appello e così il tribunale dell’Aquila l’ha condannato insieme ai sottoposti al risarcimento dei danni con una provvisionale di 3,7 milioni di euro, creando dunque i presupposti economici per la bonifica del territorio e l’applicazione del sacrosanto principio del “chi ha inquinato paghi”. L’Aquila l’ha condannato, con le aggravanti,  sia per avvelenamento colposo delle falde che per disastro colposo, pur se le pene sono condonate perché i fatti sono antecedenti al 2 maggio 2006. Per Spinetta non ci sarebbe questo rischio. Sul libro “Ambiente Delitto Perfetto”: a pag. 305.  Aggiornamenti sul Blog della Rete Ambientalista Movimenti di lotta per la salute, l’ambiente, la pace, la non violenza https://rete-ambientalista.blogspot.it

(2)  “Ambiente Delitto Perfetto”  di Barbara Tartaglione e Lino Balza.  Il giallo processuale e l’enigma giudiziario a pagg. 237, 256, 330, 370, 385.

(3)  La denuncia della Sezione di Alessandria di Medicina democratica – Movimento di lotta per la salute, è compresa da pag. 134 a pag. 142  di “Ambiente Delitto Perfetto”. Ibidem, da pag. 99 a 126, il “J’accuse”: l’infuocata testimonianza di Lino Balza in Corte di Assise.

(4) L’accusa è di dolo, avvelenamento doloso delle acque e dolosa omessa bonifica, art. 439 del Codice penale “Chiunque avvelena acque destinate all’alimentazione, prima che siano attinte o distribuite per consumo, è punito con la reclusione non inferiore a” (da 10 a 18 anni chiesti dal PM).  Gli 8 sono imputati a) per essere essi stati a conoscenza dell’esistenza di enormi discariche tossiche e cancerogene, illegittime e non autorizzate; b) per aver omesso la manutenzione della rete idrica dello stabilimento provocando enormi dilavamenti delle sostanze inquinanti **; c)  per non aver fatto il necessario per eliminare o solo ridurre l’inquinamento; d) per aver avvelenato le falde sotterranee dentro e fuori lo stabilimento, nonché l’acquedotto di Alessandria, provocando gravi danni alla salute dei lavoratori e dei cittadini e dell’ambiente agricolo; e) per aver direttamente somministrato acqua avvelenata a lavoratori e cittadini; f) per aver omesso di segnalare agli enti pubblici il reale contenuto delle discariche e la reale portata dell’inquinamento sia del sito che delle falde; g) per aver dolosamente errato e omesso e nascosto alle autorità i dati relativi alla esistenza e alla consistenza delle discariche, allo stato di contaminazione delle falde, alla dolosa omessa bonifica.

** Solventi clorurati, tetrafluoroetilene, bromocloroetano, tricloroetano, tetracloruro di carbonio, tricloetilene, arsenico, antimonio, nichel, cloroformio, acido perfluoroottanoico, selenio, DDT, fluorurati, solfati, idrocarburi, metalli pesanti, pfoa ecc.

(5) Sugli  altri indagati resta l’accusa di omessa bonifica, ma per loro in processo non si è mai avviato. Neppure è iniziato il processo per gli inquinamenti atmosferici. 

(6) Il diario di tutte le udienze Gup e Assise è compreso da pag. 143 a pag. 384 del libro “Ambiente Delitto Perfetto”.

(7) Giuseppe Lanzavecchia, Vittorio Spallasso, Laura Pianezza, Claudio Simonelli, Alberto Vella, Laura Mara, Cristina Giordano, Mario e Gianluca Volante, Maria  Pia Giracca.

(8) Il Ministero dell’Ambiente, rappresentato dall’avvocato Valerio Perotti, afferma che “ l’inquinamento è in espansione e una vera bonifica della falda sta diventando praticamente impossibile per dolo della Solvay” e chiede, per bocca del consulente Leonardo Arru  dirigente dell’ISPRA, i danni ambientali e sanitari allo Stato con una provvisionale immediata di 100 milioni di euro in attesa di definitiva quantificazione. Ambiente Delitto Perfetto, pagg. 232, 261

(9) Luca Santa Maria, Dario Bolognesi, Carlo Baccaredda Boi, Marco De Luca, Carlo Sassi, Nadia Alecci, Francesco Certonze, Domenico Pulitanò, Massimo Dinoia, Roberto Fanari, Tullio Padovani, Giovanni Paolo Accini, Giulio Ponzanelli, Leonardo Cammarata.

(10) I profili morali e penali sono su Ambiente Delitto Perfetto, in particolare da pag. 285 a pag. 307. Per l’imputato numero 1, Carlo Cogliati, a pag. 494  le motivazioni del Premio Attila.

(11) A pag. 513 della terza edizione di Ambiente Delitto Perfetto, febbraio 2017, Lino Balza, storico rappresentate dell’Associazione fondata da Giulio Maccacaro, informa di aver rassegnato le dimissioni dal Consiglio direttivo di Medicina democratica e di aver revocato il mandato all’avv. Laura Mara (fascicolo trasferito all’avvocato Massimo Martinelli). La clamorosa protesta è stata presa dopo la definitiva conferma dell’avvocata di“non impugnare la decisione” della Corte di Assise di Alessandria bensì di “chiedere la conferma della sentenza di primo grado”. Questa posizione è stata avallata dal presidente e dal vice presidente di Medicina democratica, malgrado non ne avessero facoltà a norma di Statuto, esautorando Direttivo e Sezione di Alessandria, e soprattutto le Vittime Parti civili.

Secondo la Sezione di Alessandria, confortata da autorevoli pareri, documentata con una circostanziata analisi, infatti la sentenza Solvay era “assolutamente da impugnare in quanto ingiusta verso l’ambiente, le vittime e le generazioni future, squilibrata e sbagliata sul piano tecnico giuridico, mortificante sul piano etico morale”. Una sentenza ingiusta che stabilisce che “il fatto non sussiste”: non sarebbe “avvelenamento doloso della falda” bensì “disastro innominato colposo”, non dolo bensì colpa, nessuna intenzione di avvelenare per decenni bensì imprudenza o negligenza come chi sversa un bidone di solventi in un fosso. Eppure stiamo parlando di uno dei disastri ecologici più importanti d’Italia: un cocktail di 21 sostanze tossiche e cancerogene con concentrazioni superiori ai valori di soglia anche di migliaia di volte che, nella falda da cui attingono centinaia di migliaia di persone, stanno percolando da almeno 1.150.000 tonnellate di terreno contaminato. Questo delitto, di avvelenamento doloso, non concluso ma in atto, reato permanente, per il tribunale “non sussiste: i vertici responsabili, gli amministratori delegati, per i quali erano stati chiesti 18 anni avendo deliberatamente avvelenato, e continuando ad avvelenare, sono assolti!! A quattro pesciolini: 2 anni e 6 mesi, qualche capro espiatorio per colpa lieve ci deve pur essere, tanto la prescrizione è assicurata. La bonifica? Resterà nel libro dei sogni. Il Ministero dell’Ambiente aveva inutilmente quantificato cifre impressionanti da spendere subito, specificando che erano stime provvisorie. Di bonifica se ne riparlerà dove come quando chissà, insomma mai più. Infine c’è il capitolo dei risarcimenti irrisori alle persone fisiche. Insultanti.  Ad esempio, per quelle rappresentate da Medicina democratica sono state riconosciute 60.000 euro  “per sofferenza psichica” invece dei 2.848.450 euro richiesti per “risarcimento dei danni tutti, biologico, morale, patrimoniale ed esistenziale”. Ad esempio, 10mila euro perla leucemia di un bambino. In compenso i risarcimenti sono stati  assai generosi  per Associazioni e avvocati.  Insomma, chiedere da parte di Medicina democratica la conferma della sentenza è stato abbandonare gli inquinati e le vittime, e favorire gli inquinatori. A Spinetta Marengo l’epidemiologo ha misurato fino all’80% in più di malformazioni genetiche di bambini e di tumori. “Sono stato costretto a riflettere sulla questione morale aperta e a rassegnare le dimissioni” conclude Balza.

“Il processo Solvay è stato il culmine e l’effetto di quasi mezzo secolo delle mie lotte: esposti, denunce, querele, manifestazioni, scioperi della fame, incatenamenti, chilometri di firme di solidarietà, titoli su titoli in giornali e tv. Le rappresaglie a queste lotte mi sono costate cassa integrazione, tre trasferimenti, mobbing, anni di dequalificazione professionale, di inattività assoluta, oltre ad uno stillicidio di tentati provvedimenti disciplinari e vertenze minori e, dulcis in fundo, il licenziamento. Sono ricorso a 7 cause in pretura, 4 in appello, 2 in cassazione, tutte sudate col sangue, tutte concluse a favore, tutte senza chiedere un soldo a Medicina democratica”. Le vicende sono raccontate nel libro “L’avventurosa storia del giornalismo di Lino Balza”, 2017, volume secondo, pagg. 315. Nel 2008 Balza, come Medicina democratica, con il Comitato locale, ha organizzato le Vittime per costituirsi parti civili: manifesti, assemblee, contatti e appuntamenti privati, riunioni tra avvocati, coinvolgimento di medici, partecipazione dei Soci, articoli su giornali e TV, blog, mailinglist, quattrini di tasca propria, sottoscrizione fra i Soci. “Prima dell’avvio del processo, Luigi Mara (responsabile delle vertenze giudiziarie, in seguito deceduto) ed io (a quel tempo responsabile della Sezione provinciale di Alessandria) abbiamo tenuto una serie di Assemblee con le Persone Parti Civili (da me reclutate) offrendo loro l’assistenza per presentarsi quali parti offese, sia in penale che in civile, garantendo che l’assistenza sarebbe stata a titolo gratuito in tutti i gradi di giudizio”. Durante il processo le Persone parti civili sono state informate udienza per udienza con commenti scritti (un diario che poi è confluito nel libro “Ambiente Delitto Perfetto”).  A contraddire questa storia esemplare, il 2016 si conclude con una decisione che cancella tutto il lavoro di partecipazione: una decisione presa sulla testa di Balza e della Sezione, e sulla pelle delle Persone parti civili. L’avv. Laura Mara decide  motu proprio, senza ascoltare Sezione e Vittime,  che gli insultanti risarcimenti alle Parti civili  erano stati sentenziati con “criteri equilibrati” e quindi di “non impugnare la decisione” della Corte bensì di “chiedere la conferma della sentenza di primo grado”. Cioè, di fatto, l’assoluzione di Solvay. “Il fatto non sussiste”. Nessun avvelenamento. Nessuna bonifica.

“Ambiente Delitto Perfetto” conclude amaramente: E’ un fatto gravissimo per una associazione come Medicina democratica, nata come Movimento di lotta fondato da Giulio Maccacaro, che esaltava la non delega, il gruppo omogeno, la partecipazione popolare, essere accusata -proprio nell’anno della celebrazione del Quarantennale- complice della giustizia di classe. Questo libro documenta, in 518 pagine,  la giustizia dei padroni ad uso e consumo dei padroni.  L’esercizio della giustizia nelle mani dei poteri economicamente dominanti; il potere economico del capitale che prevarica il potere legislativo e giudiziario. Nell’ambito dei processi ambientali, ad eccezione di poche Procure, i capi di imputazione sfuggono i reati di dolo, e ha spazio la magistratura giudicante a circoscriversi ai reati di colpa, che ineluttabilmente assolvono gli industriali “inconsapevoli” di aver ucciso, che si riducono a irrisorie pene ai sottoposti dirigenti ricompensati per questo rischio, che si prescrivono rapidi nei tempi interminabili dei processi, che si limitano a compatibili risarcimenti alle vittime previsti in budget,  che scaricano gli enormi costi ambientali sulla collettività, che impolpano una gran massa di avvocati e consulenti, che nebulizzano contentini ad associazioni ed enti presunti parti civili, che narcotizzano l’opinione pubblica e che annichiliscono i movimenti di lotta”.

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