San Paolo (Brasile) - Le nuove stime, che includono i manifestanti di San Paolo, hanno visto 866.000 persone manifestare in tutto il Brasile per chiedere le dimissioni del presidente Dilma Rousseff, chiamata indirettamente in causa da una lunga serie di casi di corruzione che hanno coinvolto persone a lei vicine.
Dal caso Petrobras, l'azienda petrolifera nazionale, di cui Rousseff e' stata presidente prima di essere chiamata al governo del suo predecessore, Luiz Inacio Lula da Silva (a sua volta indagato in un altro caso), ai fondi ottenuti dal Partito dei Lavoratori, di cui e' stata leader, ed il cui tesoriere e' stato arrestato ad aprile La folla inneggiando "Dilma vattene" e cantando l'inno nazionale hanno attraversato la capitale Brasilia, Rio de Janeiro, e San Paolo. E' stata la terza manifestazione di protesta contro Rousseff dopo quelle di marzo, con 1 milione di partecipanti e di aprile, con 600.000. Il tutto a pochi mesi dalla vittoria di misura (solo il 3,3% di scarto) dello scorso ottobre del secondo mandato presidenziale.
Da parte sua Rousseff, una volta popolarissima ed ora apprezzata dall'8% della popolazione, sostiene che quanti chiedono il suo impeachment vogliono in realta' un golpe. Accusa possibile per lei autentica vittima della dittatura militare e che fa sempre presa sul Paese. Ad aggravare la situazione la progressiva decadenza economica del Paese, una volta la prima lettera dell'acronimo Brics, che indicava le potenze emergenti (Brasile, Russia, India, Sud Africa).
La settima potenza economica mondiale sta precipitando in recessioni, a causa del crollo della domanda mondiale di materie prime e commodities, e il rating del suo debito e' vicino allo status di titoli spazzatura Una figura chiave della fragile coalizione di governo, il presidente della Camera, Eduardo Cunha (a sua volta indagato per una presunta mazzetta da 5 milioni di dollari) ha abbandonato il Partito dei Lavoratori a luglio e starebbe valutando se avviare le procedure di impeachment.(AGI)