Il padrone del mondo, oggi, è il padrone del fuoco di più di 4286 anni fa, in tedesco bildung.
Io non so assolutamente il tedesco. Pratico il zumero, che i tedeschi ed i popoli nordici ci hanno raccontato come lingua estinta senza seguiti. Dunque, o hanno ragione loro che il tedesco lo sanno ed allora bildung non è il padrone del fuoco, oppure ho ragione io e chi mi aiuta, che ho imparato a nominare in zumero GESH.UB, ‘albero (del) cielo’.
Qua, un ‘albero in cielo’ alzerà dei dubbi sull’equilibrio di chi lo racconta [‘alberi in cielo?’]. E la via Lattea? La divinazione fece immaginare cose in cielo da capire sulla terra. I traduttori moderni faticarono ad individuare le cose descritte in terra e lasciarono perdere le storie del cielo. Dobbiamo ribaltar l’ordine per ritrovarci con gli antichi [antiqui, an.ti.ku.i, cielo.vita. riconosco. sentiero].
Grazie a chi mi aiuta, posso raccontarvi la parola mondo, in zumero accado mundu, che, da sola vi descrive il rapporto degli antichi con l’Aldilà:
mun-du
emmer groats [cereali da colazione per gli dèi], which is emmer that has been husked and then cracked bruised, or pouded; mornig meal (time); an acceptable breakfast offering for the dead (Akk. mundu).
È ovvio che gli antichi che preparavano la colazione per gli dèi e per i morti credevano nell’altro mondo, con i padroni che li avevano fatti. Sono i moderni gli intelligentoni, che, dopo aver cancellato gli dèi cercano di cancellare Dio ed ignorano il tabernacolo, il punto in cui veniva offerta la colazione agli dèi [il tabri raccontato da Marie-Claude Tremuille] . Notate che questo lemma mun-du è unico nel dizionario Halloran. Da qui il paradosso: mundu comprova da solo l’Altro mondo!
Latte è ga in zumero. Zalag è luce. Leggete rovescio Ga.laz, unite il soffio divino –zi e l’anima creata –a; avrete Galaz-zi-a, per antonomasia la Via Lattea.
I nomi in cielo furono dati dagli uomini sulla terra, e furono zumeri in particolare, che parlavano in eme gir, in una lingua che oggi possiamo tradurre anche perché i nordici la tradussero pur rifiutando (di tradurre diffusamente) i nomi dei loro dèi –che loro ponevano al top, perché li credevano padroni del mondo (li avevano fatti per servirli)-; ci hanno trasmesso un coacervo confuso , orientandosi con i numeri deponenti, che coloro che scrissero in cuneiforme non usarono affatto. Dunque avevano un altro ordine,
urdu (che noi proponiamo in latino ordo:
arad (2), urdu (2), ir 3, 11
(male) slave; servant; subordinate (cf., ir3) (Akk., loanword from wardum, ‘male slave, man servant’) [IR11 archaic frequency; 10] .
Io mi considero ‘schiavo maschio’ del padrone del mondo.
Il 20.12.17 abbiamo visto
Il padrone del fuoco.
-Il padrone del fuoco- è traducibile in zumero con la lettura precisa dell’espressione.
Affronto questo sintagma allo scopo di dimostrare l’assurdità dell’assunto: il zumero, lingua espressa in caratteri cuneiformi più di 4286 anni fa, è da derubricare come estinta senza seguito.
Invece, il zumero è proprio la prima lingua espressa dall’umanità.
Te.ma [connettote (al) legamema]: -Il padrone del fuoco-.
‘IL’ è stato individuato come il primo nome zumero di Dio da Robert A. Di Vito.
in.izi, ‘corrente. fuoco’ in zumero.
In igni, ‘nel fuoco’ lat., vediamo nigin: circolo. Come?: in ‘apertura ig’ su ni.
Ig è nel finale g di Bildung.
Dunque, con questa apertura, oltre il fuoco ed oltre il nulla, possiamo veder Dio:
IL
Ni.h.il, ‘nulla’ lat., NI-H-IL zum., ‘Aldilà (hubur)-Dio’.
Bi.il = ‘propriobi Dioil’.
‘Bildung’ contiene l’etimo di ‘padrone’ in zumero dun foneticamente: DON, come il fiume russo. Nessuno si prende la briga di chiedersi perché venne nominato Don?
Dal O leviamo su al ‘cielo’, ob vel ub. Ob è il fiume siberiano che sfocia nel Kara.
Il siberiano Ob, in ostiaco Ash in zumero Ash = Uno d’origine, in tataro Omar / Umar: non dà ‘cielo’?
Padrone.
Percorso classico:
padrone, it. [lat. patronu (m.), ‘patrono’ rifatto sul sost. in –one].
Sillabo composta pa.tronu lat. pa.thronu. Il trono emerge dalla sillabazione irrituale, conf. dal thronu di Ernout e Meillet.
Pa è zum.: territorio, chiaro in
an-pa
zenith (‘sky’ + ‘branch of a dial?’ vel ‘territorio del cielo’).
Da leggere Pan, il ‘dio del cielo classico’ [Sufficiente a cestinare la sumerologia].
Altro percorso: padroneit. < patronulat. < padurunzum.
Scelgo questo che svela zumero dun –padrone- che ‘circoscrive’ città in d.uru.n.
Questo è un passaggio estremamente violento per noi ‘sinistro-destra-diretti’: il centro O sta nell’uru. Urugal è Aldilà. Uru è città ed il suo padrone.
È indispensabile allargare lo sguardo su diversi sintagmi a partire da -dur an ki- ‘legamedur (di) cieloan (e) terraki’.
dur-an-ki
Bond of Heaven and Earth; an epithet of the city of Nippur, the Sumerian religious center (or of one of its sectors).
Questo legame può spezzarsi nel duello tra cielo e terra (non compreso da Halloran perché ignora l’archetipo DA DUE UNO):
dur2-ki…gar/ga2-ga2
to establish one’s dwelling (‘to dwell (plural)’ + ‘place’ + ‘to establish’).
Può anche far ponte:
durx [U3]
bridge (Steinkeller in BSA IV, p. 81; cf., dirig [che ha il simmetrico nell’altra direzione digir, ‘divinitò!’. Di.rig + di.gir sono ‘dio.prende’+ ‘dio.taglia’!].
L’individuazione semantica di = dio mi consente di leggere eme gir:
eme – gir15/gi7
Sumerian language (‘tongue’ + ‘native’ –no: ‘cuneo che scrive’-) .
come: ‘linguaggio presente’, che con eme si differenzia dal me dell’origine ed il me della fine.
Perciò, di-rig = ‘dio. prende’, letto di-gir = ‘dio. taglia’ diventa l’opposto. Sibillino.
Eme gir = lingua taglia, eme righ = lingua prende.
Da ciò:
dur2-ru-un
to sit (plural): (cf., duruna; tush).
durun
(cf., duruna).
duruna, durun, duru2 [KU/TUSH]; durunx [TUSH.TUSH]
n., dwelling (cf., dur2).
verb. plural, to sit; to be seated; to occupy, inhabit, dwell; to set down, place (objects) (suppletion class verb; plural, cf., singular tush (home nds), also cf., dur2 (dur2, ‘buttocks’ [natiche] + uga3/un, ‘people’).
Del
Domenica 17 dicembre è nata Adèle fr., in ucraino Adela. A.del.a mi ha svelato zumero a.de.el.a = in mezzo al cielo, a…a, de, ‘conduce’, (ad) el, ‘Dio’. fr.: a.de.el.e, ‘in mezzo al cielo, conduce al cuoree di Dioel’.
Dunque, la nostra congiunzione specificativa traduce: ‘conducede (a) Dioel’.
Come non passare al nominativo lat. deus = de.uz ‘conducede al -confine della morte-uz.?
Fuoco
Nel fuoco ritorniamo, lat. foco zum. hu.ku, prob. Ku.hu = distinguoku la modalitàhu.