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Venerdì, 02 Marzo 2018 08:50

Il mercato taroccato: I falsi

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Esiste una produzione industriale mondiale fondata sui “falsi” e i guadagni che ne ricavano sono enormi perché si rivolge a un settore dove i potenziali acquirenti hanno una minore disponibilità di risorse e tendono al risparmio ma al tempo stesso non vogliono rinunciare a taluni beni.

In una trasmissione televisiva tempo fa è stato fatto un esempio illuminante. Sono state mostrate due penne stilografiche di valore.
L’originale costa 50 euro e la falsa 40 (ma imitata alla perfezione). La prima per produrla occorrono 35 euro mentre per la seconda cinque. L’acquirente per risparmiare dieci euro permette alla filiera dal fabbricante al commerciante di guadagnare 35 euro contro i quindici dell’originale. E’ solo un esempio ma che potremmo fare con i tantissimi prodotti, falsi e originali, che hanno invaso i nostri mercati e ci riferiamo non solo all’Italia ma un po’ ovunque nel mondo. E’ un giro d’affari che ora adotta una tecnica di vendita più raffinata e lucrosa.
Prima si riconoscevano i “falsi” dal prezzo. La differenza era enorme. Ora è stato corretto il tiro. Se riprendiamo l’esempio precedente sappiamo che lo stesso prodotto (la penna stilografica) era venduta al mercato del falso intorno alle 10 euro. Il basso prezzo aveva insospettivo molti acquirenti e da qui lo stratagemma di far apparire il falso come un originale “scontato”. E se i guadagni aumentano, il giro d’affari diventa più allettante e la corruzione dilaga.
Per porvi riparo occorrono più controlli e più consapevolezza per i consumatori che se si può risparmiare con un falso con qualche fronzolo il danno maggiore proviene da quei beni che possono incidere sulla salute e sul nostro benessere: pensiamo ai medicinali, ai prodotti di bellezza, ai giocattoli, agli alimenti. Non solo. Il falso finisce con il danneggiare la nostra economia. Penso al mercato degli occhiali da sole. L’Italia deteneva un primato che oggi è venuto meno e centinaia di piccoli ma efficienti laboratori sono stati costretti alla chiusura. Lo stesso dicasi per l’industria calzaturiera e non sono le sole a soffrirne, lo è anche l’agricoltura nel suo complesso e l’artigianato. D’altra parte non posso pensare che da solo il consumatore sia in grado di salvaguardarsi se non interviene, da una parte, il legislatore con norme più severe e, dall’altra, un sistema di controlli più potenziato in uomini e tecnologie. D’altra parte il lassismo di questi ultimi anni ha provocato un danno diretto, con la chiusura delle nostre imprese, e di riflesso (compreso il danno salute) per svariati miliardi di euro e questa emorragia deve essere assolutamente fermata. (Riccardo Alfonso)

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