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Lunedì, 19 Marzo 2018 06:49

Mostra a Brindisi del mondo delle fontane pubbliche e anteprima della Giornata mondiale dell’Acqua

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Con l’inaugurazione lunedì 19 marzo, ore 18,00, presso il museo archeologico "F. Ribezzo” di Brindisi, della mostra "La Fontana si racconta”, dedicata alla tradizionale fontanina dell’Acquedotto Pugliese, prendono l’avvio gli eventi per la giornata mondiale dell’acqua il 22 marzo 2018.


La mostra, organizzata in collaborazione con il Club per l’Unesco di Brindisi, con il patrocinio della Regione Puglia e del Centro Servizi Globale delle Nazioni Unite di Brindisi, raccoglie un centinaio di scatti, da quelli più antichi in bianco e nero, provenienti dall’archivio dell’Acquedotto Pugliese, sino a quelli più recenti, realizzati dai numerosi fan dello storico manufatto in ghisa. Un racconto per immagini della grande epopea dell’Acquedotto Pugliese, volano di crescita e di sviluppo per milioni di cittadini nel Mezzogiorno d’Italia.
Un interessante progetto di conservazione della memoria, che dopo i successi di Lecce, Martina Franca, Grottaglie, Acquaviva delle Fonti, Capurso, Putignano, Rutigliano e Lecce approda alla prestigiosa sede del museo archeologico di Brindisi.
L’iniziativa vuole ribadire la centralità, per i cittadini e il territorio, dell’acqua pubblica: un’acqua la cui salubrità è garantita da un’efficiente rete di laboratori, dislocati su tutta l’area servita e presso gli impianti di potabilizzazione, dove vengono effettuati oltre 480mila controlli l’anno. Oltre 4.500 sensori sulla rete consentono, inoltre, il monitoraggio - in tempo reale - dei principali indicatori di potabilità, con possibilità di interventi immediati in caso di anomalie. La purezza dell’acqua è, infine, garantita da ulteriori stazioni di disinfezione, posizionate sui principali nodi della rete. Sul sito aqp.it e sull’app FontaninApp sono disponibili i dati relativi all’acqua distribuita dall’Acquedotto Pugliese in ogni abitato, oltre a consigli e buone pratiche per preservarne la qualità fino al rubinetto di casa.

La mostra costituisce un’anteprima degli eventi, programmati in collaborazione con il Centro Servizi Globale delle Nazioni Unite, la Regione Puglia e il Club per l’Unesco di Brindisi, per celebrare la giornata mondiale dell’acqua il 22 marzo 2018.
La mostra "La fontana si racconta” resterà aperta sino all’8 aprile, con orario di visita dal martedì al sabato, ore 9.30 - 13.30, e nella sola giornata del martedì anche 15.30 - 18.30

LA “CAPE DE FIRR”

Segni particolari: altezza 128 cm., base circolare 38 cm, forma conica, corredata di cappello e vaschetta di recupero delle acque, totalmente in ghisa, rubinetto a getto intermittente con meccanismo interno in ottone, frutto dell'ingegno degli uomini che hanno fatto l'Acquedotto Pugliese, ancora oggi a produzione artigianale. Parliamo del simbolo dell'Acquedotto Pugliese, la storica fontanina che tante piazze della Puglia e del meridione conoscono e che ha portato la prima acqua salubre pubblica in Puglia e che, ancora oggi, rappresenta l'icona indiscussa di questa epocale conquista sociale

Una storia che ha inizio nel lontano 1902, con la legge per la costruzione e l'esercizio dell'Acquedotto Pugliese in cui si dispone che "il Consorzio dovrà costruire a sue spese in ciascun comune, in numero proporzionato agli abitanti, fontanine gratuite pel pubblico, restando in facoltà del comune di disciplinarne l'uso, ed a suo carico il pagamento dell'acqua".

Il regolamento e il capitolato per la costruzione e l'esercizio dell'Acquedotto Pugliese, approvato con Regio decreto nel 1904, ne disciplina la installazione, "in ragione di una per ogni 2500 abitanti nei grossi centri che ne contano più di 20 mila, una per ogni 1500 nei comuni di popolazione compresa tra i 10 e 20 mila abitanti, ed infine una per ogni 1000 abitanti o meno nei centri minori".

"Ogni fontanina - si legge ancora nel regolamento - non dovrà erogare meno di 25 metri cubi d'acqua al giorno e sarà a luce tassata, mediante apposito rubinetto idrometrico, e l'acqua dovrà dai comuni essere pagata al prezzo di 0,20 lire".

Nel 1914, trova attuazione il dettato normativo sulle fontanine e viene stabilito il tipo che oggi conosciamo. Nel corso degli anni si moltiplicano le storie ed i poemi in rima sulla fontanina. Una letteratura popolare, il più delle volte in dialetto ("all'acqua, all'acqua, alla fendana nova, ci non tene la zita - leggasi fidanzata - se la trova" recita ad esempio una filastrocca anonima risalente agli anni '20) che testimonia l'affetto incondizionato che le popolazioni pugliesi riservano a questo semplice strumento di vita. Una storia affascinante che ha sedotto finanche l'architetto di fama internazionale Renzo Piano che, per la realizzazione del nuovo santuario dedicato a Padre Pio in San Giovanni Rotondo, ha espressamente richiesto l'installazione di una batteria di 6 fontane dell'Acquedotto Pugliese a corona dell'atrio d'ingresso della chiesa.

PRIMA DELL’ACQUEDOTTO

 

Nelle case l'acqua veniva conservata in grossi orci panciuti di terracotta dalla bocca molto larga dove si immergeva l'inconfondibile mestolo di rame per attingere con parsimonia e non sprecare il liquido prezioso.

Ci si lavava in poca acqua nel bacile di rame o di ferro smaltato ed avere in casa il gabinetto con pozzo nero era lusso di pochi.

Le malattie gastro-intestinali e in particolar modo le febbri tifoidee, causavano ogni anno numerose vittime, specialmente nella stagione estiva. La mortalità infantile era impressionante ed i decessi si contavano a decine di migliaia.

La presenza delle cisterne e dei pozzi privati, con le loro acque stagnanti, rappresentava il substrato ideale per lo sviluppo della zanzara Anofele, causa del diffondersi della malaria che, nelle zone rurali rappresentava una delle principali cause di morte. Nel Comune di Castelnuovo della Daunia nel 1916, su un totale di 213 morti, se ne contarono 16 per malaria "perniciosa" più altri 13 per malaria; nel 1917, sempre su un totale di 213, 30 persone morirono per "perniciosa", più altre 7 per malaria.

Dopo che la rete idrica e fognante furono rese perfettamente funzionanti si verificarono solo pochissimi casi di malaria o "perniciosa" e solo in individui provenienti da zona malarica o sprovvisti, nelle loro abitazioni, di acqua corrente.

Il completamento dell'Acquedotto Pugliese migliorò in modo determinante le condizioni igieniche degli abitanti dell'intera Regione.

Dapprima l'acqua fu erogata da fontanine pubbliche poste in punti strategici del Paese e solo in seguito furono effettuati i lavori di conduttura necessari a fornire l'acqua alle abitazioni private. Con i lavori di fognatura ed il completamento degli allacci idrici i cittadini "furono obbligati" a far installare dai primi idraulici, i cosiddetti tubisti, i gabinetti.

Nelle case l'acqua veniva conservata in grossi orci panciuti di terracotta dalla bocca molto larga dove si immergeva l'inconfondibile mestolo di rame per attingere con parsimonia e non sprecare il liquido prezioso.

Ci si lavava in poca acqua nel bacile di rame o di ferro smaltato ed avere in casa il gabinetto con pozzo nero era lusso di pochi.

Le malattie gastro-intestinali e in particolar modo le febbri tifoidee, causavano ogni anno numerose vittime, specialmente nella stagione estiva. La mortalità infantile era impressionante ed i decessi si contavano a decine di migliaia.

La presenza delle cisterne e dei pozzi privati, con le loro acque stagnanti, rappresentava il substrato ideale per lo sviluppo della zanzara Anofele, causa del diffondersi della malaria che, nelle zone rurali rappresentava una delle principali cause di morte. Nel Comune di Castelnuovo della Daunia nel 1916, su un totale di 213 morti, se ne contarono 16 per malaria "perniciosa" più altri 13 per malaria; nel 1917, sempre su un totale di 213, 30 persone morirono per "perniciosa", più altre 7 per malaria.

Dopo che la rete idrica e fognante furono rese perfettamente funzionanti si verificarono solo pochissimi casi di malaria o "perniciosa" e solo in individui provenienti da zona malarica o sprovvisti, nelle loro abitazioni, di acqua corrente.

Il completamento dell'Acquedotto Pugliese migliorò in modo determinante le condizioni igieniche degli abitanti dell'intera Regione.

Dapprima l'acqua fu erogata da fontanine pubbliche poste in punti strategici del Paese e solo in seguito furono effettuati i lavori di conduttura necessari a fornire l'acqua alle abitazioni private. Con i lavori di fognatura ed il completamento degli allacci idrici i cittadini "furono obbligati" a far installare dai primi idraulici, i cosiddetti tubisti, i gabinetti.

Conseguenza della fornitura di acqua "sana" fu una pronta diminuzione sia delle malattie gastro-intestinali, sia delle malattie classificate "a veicolo idrico", quali l'epatite A e la febbre tifoide. Oggi l'Acquedotto Pugliese, per garantire il costante rispetto delle caratteristiche di igienicità delle acque e a tutela della salute pubblica e dell'ambiente, dispone di un sistema di laboratori distribuiti su tutto il territorio regionale in grado di controllare capillarmente la qualità delle acque potabili distribuite e di quelle depurate.

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L’EPOPEA DELL’ARRIVO DELL’ACQUA IN PUGLIA

“È il 24 aprile del 1915. Uno zampillo prima incerto, poi alto e scrosciante prorompe dalla fontana scavata nella piazza antistante l’edificio che diverrà sede dell’Ateneo di Bari.

La gente ha un fremito: l’applauso dei baresi è incontenibile, commosso.

Il sindaco Giuseppe Bottalico stringe molte mani. Non ci sono discorsi.

La solennità del momento è sottolineata dalle note della banda cittadina, diretta dal Maestro Annoscia, che intona l’inno reale.

È davvero una data storica per la città”.

È l’incipit di una pagina memorabile, con cui Antonio Rossano, giornalista e scrittore appassionato, voce tra le più autentiche di questa terra, descrive lo straordinario evento dell’arrivo dell’acqua a Bari nel volume “E venne l’acqua” (Editori Laterza): una splendida galleria di fotografie del tempo, che le nuances dei bianchi e dei neri rendono ancora più fascinose e ricche di pathos.

Ma come si giunse a quell’evento straordinario, uno dei capitoli più luminosi della storia della Puglia, del Mezzogiorno e del Paese intero? Facciamo un po’ di storia. La Puglia è la più vasta regione del Sud d'Italia, con i suoi quasi 20.000 km quadrati tra l'Adriatico e lo Ionio. La natura del suolo e del sottosuolo, da sempre, non consente accumuli o riserve d'acqua: “Apulia siticulosa” la definisce Orazio nel primo secolo a.C.

Già nell'800 le cronache parlano di epidemie endemiche, mortalità infantile a livelli impressionanti e decessi a decine di migliaia, causati dalla scarsità di acqua salubre. E per lo Stato unitario la mancanza d’acqua diventa subito una delle prime, grandi emergenze nazionali.

Una Commissione per lo studio delle questioni attinenti alle acque potabili e, in particolare, per l'Acquedotto Pugliese s’insedia nel 1896: il Regio Decreto del Ministro dei Lavori Pubblici è il primo atto ufficiale che vede intervenire lo Stato nella lunghissima lotta per l'approvvigionamento idrico della Puglia. Il deputato Matteo Renato Imbriani, eletto nel collegio di Trani, è l'animatore della battaglia per dissetare la Puglia e per trasformare il problema da urgenza locale a vera e propria necessità nazionale, col motto "acqua e giustizia".

Una legge dello stato autorizza nel 1898 la spesa di 120 mila lire per lo studio di un progetto tecnico di massima per fornire di acqua potabile le Puglie. Con Regio Decreto viene istituito, ad Avellino, un ufficio speciale del Genio Civile per lo studio e la compilazione del progetto dell'Acquedotto Pugliese.

Il 26 giugno 1902 viene approvata dal Regno d’Italia la Legge n. 245 “per la costruzione e l’esercizio dell’Acquedotto Pugliese”. Nasce, così, il Consorzio fra lo Stato e le tre province di Bari, Foggia e Lecce, a cui è affidato il compito della "Costruzione, manutenzione e l'esercizio perpetuo dell'Acquedotto Pugliese che verranno concessi in un unico appalto all'industria privata, mercé gara internazionale fra le ditte riconosciute idonee dal Ministero dei lavori pubblici".E' la "Società anonima italiana Ercole Antico e soci concessionaria dell'Acquedotto Pugliese" ad aggiudicarsi il lavoro, per un importo di 125 milioni. Il relativo contratto viene sottoscritto nel luglio 1905. Il primo Consiglio di Amministrazione del Consorzio per l'Acquedotto Pugliese (presidente l'onorevole Giuseppe Pavoncelli) viene costituito nel 1906 e, alle sorgenti Madonna della Sanità di Caposele, hanno inizio i lavori per lo scavo della grande galleria dell'Appennino e le opere di captazione. Si confermano così le intuizioni e i progetti dell'ing. Camillo Rosalba. Intuizioni che agli occhi dei suoi contemporanei erano sembrati, a quel tempo, troppo arditi e avveniristici.

L’acqua finalmente giunge a Bari il 24 aprile 1915, sgorgando dalla monumentale fontana in piazza Umberto I, davanti alla facciata principale del Palazzo Ateneo. Un evento storico, salutato con entusiasmo e limpida speranza non solo dalle autorità del tempo ma, anche, e forse soprattutto, dai cittadini, dalla gente comune, per i quali l’arrivo dell’acqua in città, rappresentava l’inizio di una nuova era, un’occasione straordinaria di progresso e benessere, come li abbiamo conosciuti sino ai giorni nostri, non solo nella città capoluogo ma in tutta la regione, con l’estensione progressiva delle condutture idriche.

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