ANNO XVIII Aprile 2024.  Direttore Umberto Calabrese

Venerdì, 23 Marzo 2018 09:12

La vicenda di Facebook nella smaterializzazione dell’economia

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La recente vicenda sull’elezione politica in USA e vendita di 50 milioni di profili, iscritti su Facebook rimanda a una questione ben più vasta, che è quella della rivoluzione digitale e gli effetti che genera.

Una reazione contro la rivoluzione tecnologica e il progresso delle macchine sarebbe gravissimo, ma una riflessione sulle conseguenze generate sulla società, sui limiti etici del loro uso è doverosa. Ingiustificato il silenzio registrato fin’ora da parte della politica, forse perché condizionata dai giganti della web economy o forse perché inconsapevoli della profondità della rivoluzione digitale.

Sono sufficienti pochi numeri per comprendere il fenomeno. Facebook ha un valore di Borsa di 520 miliardi di dollari e impiega 21 mila dipendenti. Amazon il negozio più grande del mondo, è in corsa per raggiungere i 1000 mld di capitalizzazione di mercato. Apple che si accaparra il 79% dei profitti globali del settore dei Pc. Google il moderno dio, che conosce i nostri segreti più nascosti e capitalizza 532 miliardi di dollari. Qualcuno inizia a interrogarsi se la crisi economica non abbia come componente anche il modo, in cui sono gestiti i processi di automazione e di smaterializzazione dell’economia.

Alcuni scenari immaginati e collegati alle tecnologie digitali sono davvero inquietanti. Soldati e aerei-robot, automatizzati utilizzati nei teatri di guerra e anche, come conseguenza, una modificazione nella gestione delle contrapposizioni tra Stati con sostituzione della diplomazia con la guerra automatizzata. Anche rischi di mutazione antropologica con il rischio dell’uomo, che si sente un semidio come descritto in “Homo Deus. Breve storia del futuro” di Yuval Harari un ricercatore israeliano. La rivoluzione digitale ha sfregiato, a mio giudizio anche i fondamentali della economia di mercato considerato che, a pensarci bene il sistema economico è guidato da un piccolo gruppo di grandi società e gruppi finanziari che condizionano l’economia globale.

Nella realtà economica globale il mondo delle digitali è dominato da 5 gruppi, Google, Amazon, Facebook, Microsoft e Apple, che attuano pratiche di oligopolio. Un grande ricercatore come Foer denuncia anche le modifiche culturali prodotte dalle tecnologie digitali o meglio dai gruppi, che le governano. Foer parla di riconfigurazione degli ideali degli utenti finalizzate, a sostenere e giustificare il grande business di questi gruppi. I loro algoritmi “creano un’architettura per le scelte degli esseri umani, finendo per erodere il nostro libero arbitrio”. Come classificare società che si rifiutano di pagare le imposte sulle vendite, “massacrano” i dipendenti, distruggono migliaia di posti di lavoro? Come giudicare un regolatore pubblico afono verso un social network, che fa l’analisi a centinaia di migliaia di foto degli utenti, trasforma il telefono in microspia e vende queste informazioni a società addirittura presenti nella classifica Fortune 500? Su 7,5 mld di persone nel mondo, 1,2 mld di loro intrattiene una relazione quotidiana con Facebook e gli iscritti sono 1,86 mld. Messenger, Facebook, Istagram sono le app per cellulari più usate. Il vantaggio economico di queste aziende è elevatissimo. La General Motors generava un valore economico di 231 mila dollari, per dipendente che fa ridere rispetto ai 20,5 milioni di dollari a dipendente di Facebook! La crescita delle cinque società, tranne Apple dal 2013 allo scorso anno è stata di 1300 mld di dollari equivalente al PIL dell’Australia. Che cosa dire del silenzio del Congresso degli Stati Uniti, della Camera dei Lord di Londra e di tanti altri Stati? Muto anche l’Antitrust degli USA! Il ritardo della politica è gravissimo rispetto alla tutela della privacy, della trasformazione del mercato del lavoro, del contrasto degli oligopoli, dell’adattamento del sistema scolastico, su quello dei processi decisionali delle istituzioni. Attenzione perché la cosiddetta democrazia diretta elettronica, se è vero che supera i meccanismi di voto che abbiamo usato, fin’adesso potrebbe rivelarsi mortale, per i meccanismi democratici che generano la rappresentanza politica e che sono le fondamenta dei sistemi politici dell’occidente. Il nuovo totem è la tecnologia blockchain, che consente una certificazione a zero rischio di alterazione e, che oggi è usata per una valuta digitale chiamata “bitcoin”. E’ proprio la tecnologia blockchain, a essere evocata per realizzare la democrazia diretta digitale e rivoluzionare le strutture amministrative dello Stato. Tornando a Facebook, che analizza tutti i dati che dispone su di noi e, elabora un ritratto dettagliato che parte dai nostri clic, da quello che scriviamo, dove andiamo, chi frequentiamo, quali post pubblichiamo o condividiamo. Il dogma del sentire moderno soprattutto dei giovani, “essere è condividere “e questo genera un insieme di dati e, a tecniche dette di “targeting” (una tecnica di marketing che parte dagli obiettivi di impresa orienta le scelte dei consumatori). Qualunque cosa che facciamo, che coinvolge Facebook viene raccolta e archiviata. Attraverso Google, ma soprattutto Facebook cediamo consapevolmente alle aziende una grande quantità d’informazioni sulla nostra vita e riteniamo che le aziende ne facciano uso discreto e, soprattutto proteggono questi dati. Quale le differenze, per esempio rispetto ai giornali? Questi non traggono alcuna informazione dal lettore mentre le tre piattaforme dominanti ovvero social (Facebook), commercio (Amazon) e ricerca (Google) ci conoscono profondamente. L’algoritmo di Facebook viene usato, per il microtargeting ovvero suddivide gli iscritti al social, per fasce di pubblico appartenenti ad aree geografiche diverse. Chi analizza i dati raccolti dall’algoritmo, a seguito anche dei cookie depositati nel nostro browser quando visitiamo un sito? I dati raccolti da miliardi di account sono analizzati da una società di data analitycs. Lo scandalo odierno scoppiato sui profili rubati, a Facebook riguarda i dati utilizzati dalla Cambridge Analytica. Una società, che ha lavorato al referendum sulla Brexit e stranoto alla campagna elettorale di Trump. Questa società ha creato “profili psicografici” degli elettori alle presidenziali americane. La società ha usato microtargeting, che riguardava il comportamento e sulla base di questo veniva elaborato uno specifico messaggio elettorale, a favore di Trump che risultava coerente con specifici elettori. Scandaloso ma soprattutto pericoloso per le implicazioni non solo politiche generato da questo episodio. Straordinario, che il supercomputer dell’IBM “Watson” faccia la diagnosi di cancro ed elabori la terapia. Straordinario, ma pericoloso che sanzione e pena in molti tribunali Usa vengono elaborati da Pc. IBM sta sviluppando dei “Watson”, per editoria, farmaceutica e biotecnologie. Tutto questo può generare tsumani sociali e politici. Che cosa potrà succedere quando il robot con intelligenza artificiale sostituirà chirurghi, medici specialisti, giornalisti e ancora milioni di autisti sostituiti da autisti robot? UBER negli Stati Uniti da 18 mesi sperimenta auto guidate da robot. La rivoluzione digitale sta generando impatti rilevanti sul lavoro, dentro la società e nella politica. L’età dell’innocenza della Silicon Valley è finita al pari del profilo buonista dei 4 padroni del mondo digitale. Ripensare e Regolamentare, per ridurre le diseguaglianze e nel contempo distribuire i benefici della rivoluzione digitale con criteri diversi da quelli seguiti fino adesso. Lo scandalo USA di Facebook e la web tax deliberata dalla UE può essere un ragionevole anche se insufficiente inizio. Regolamentazione o un luddismo 3.0 travolgerà sistemi democratici e pace globale.

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