E' chiaro, comunque, che, a prescindere dai programmi e dalle dichiarazioni, qualcosa dall'Europa doveva pur arrivare in vista dell'incarico "esploratore" per formare il nuovo governo. E così, mentre dalle dichiarazioni ufficiali dei politici (Moscovici e Merkel in testa) arriva una sorta di "Benvenuti" ai nuovi, probabili titolari del carro Italia, dall'altro versante, quello economico-finanziario, arriva l'altolà della Banca centrale europea, forse sollecitato dagli stessi politici che guidano questa Europa a trazione franco-tedesca.
Un'Europa che, a differenza di quel che dice ufficialmente, teme le posizioni dei due politici emergenti, specie quelle di Salvini, il quale non nasconde che per rilanciare l'economia italiana, per trovare nuovi posti di lavoro, occorre sforare il tetto del 3% sul debito pubblico imposto all'Italia; per quanto riguarda Di Maio, invece, i timori sono minori: il "predestinato" a cinque stelle, infatti, partito da posizioni forse più oltranziste rispetto a Salvini, ha ora mitigato i torni ed è "possibilista" nel rispettare tale tetto.
Occorrerà ora vedere cosa risponderanno a Moscovici e alla Merkel i "nostri". Ma per quanto ufficialmente possano essere di contrasto a quelle di Draghi, sembra chiaro che Flat tax e Reddito di cittadinanza si allontanano, che i due cavalli di battaglia, di Lega e pentastellati, sarà arduo tradurli in fatti in via immediata. In verità già da subito dopo il 4 marzo il Reddito di cittadinanza, proprio per bocca di Di Maio, si era più che allontanato. "Per i prossimi due anni - ha detto in tv - non è possibile attuarlo". In barba a quanti si preparavano ad affrontare la fila agli sportelli previdenziali per ritirare il modulo di richiesta.
Sostieni Agorà Magazine I nostri siti non hanno finanziamento pubblico. Grazie Spazio Agorà Editore