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Domenica, 01 Aprile 2018 00:00

Buono apparente ccado …. Il buono risorto

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Voglio partire, in questa Pasqua 2018, da una interpretazione fatta da Giovanni Semerano de “il cosiddetto ‘Marte di Todi’” per arrivare a Il buono, il risorto.

Occorre mettere in netto rilievo che non si tratta di divinità: i dubbi avanzati dal Roncalli (“Il Marte” di Todi, Tip. Vaticana 1973) sono più che giustificati. La patera e l’arnese guerresco, con cui la figura è presentata, denunziano una personalità con funzioni religiose e militari e ne sono esempi non solo a Roma e in Etruria. Opera di scultura etrusca, le lettere dell’iscrizione, appartengono all’alfabeto etrusco.

Sulla scorta della voce pepeeh della stele umbra di S. Omero (-PID-, nr. 35; -P.W.-, Suppl. IX, col 1771 sg.) e corrispondente a un antico perfetto latino facere, la scrittura va letta Abal Trutiis punum pepe cioè –A.T. la statua fece-. La statua è formata di vari pezzi colati separatamente mediante applicazioni diverse della tecnica “a terra persa” scrive il Roncalli (p.35): questo sistema di costruire una statua ben è appropriato il valore originario del verbo pepe, raddoppiamento del perfetto di base corrispondente ad accadico pehu (compaginare, concludere); la voce punum (‘signum’) è accad. bunum (aspetto, apparenze, viso, ‘feature, appearence’), bunannu (‘figure’); da banu (formare, creare, ‘to form, to shape: a stela, a statue’, CAD, 2, 83)[1].

Rivelo immediatamente il mio proposito: l’apparenza è solo il primo livello per riconoscere il buono, che, a volte, solo una vita intera di un essere umano può manifestare[2].

Il morto e risorto a Pasqua è Gesù, zum. GESH.UB[3], il solo che può dirsi buono[4].

L’etimologia può valutare il buono della parola, con la convinzione che stratifica moltissimi significati, procedendo però con cura[5] scrupolosa.

È possibile arrivare infine al bun[6] um[7] zumero, ‘lampo parola’. Ma, con molta cautela! La sinapsi[8] c’è, ma occorre prudenza.

Fr.: bon, ad es.[9], è conservato diretto da bun;

bun(2); bu(7)

n., lamp, light; blister; bag-type of bellows; rebellion (holows container + nu11, ‘lamp’?).

v., to be swollen; to blow; to ignite, kindle; to shine brightly (cf., bul, to blow; to ignite’)[10].

Ernout e Meillet specificano l’avv. bene, sub bonus.

Bene : bien [< bi.en, ‘proprio bi (del) Signore’. Mi permetto di inserire questo commento perché offre un’identificazione semplicissima del bene dal punto di vista dei sottoposti al Signore plenipotenziario della Città. Chi non era d’accordo perdeva la vita].[…] Dans la langue familière, s’emploie avec un adjectif ou un adverbe pour en renforcer le sens [< s.en.s = vita/morte. Signore. Vita/morte (come sopra)] (cf., l’emploi opposè de male) [ancora: l’etimo zum.: ma.le, ‘legato. El. Signore’ può parer blasfemo. Non lo è. Se il bene ed il male del singolo cittadino-suddito dipendeva dal signore della città lo stesso accadeva col signore dio della città. Tutto l’antico testamento è pieno d’esempi di un dio capace di punire con disgrazie apocalittiche l’uomo disobbediente, ma anche misericordioso con i pentiti. AMU è Colui che è. La venuta di Gesù ci ha portato la misericordia senza limiti ed il perdono. Perciò, la Pasqua va benedetta]. De bene est formé l’adjectif benignus que P.F. 39, 12, définit justement compositum ex bono et gignendo –d’un bon naturel- (cf. Isid. Or. 10, 24), M.L. 1034; d’ou benignitate, défini par Jérome in Gal. 5, 22, uirtus sponte et benefaciendum exposita, et que Cic., Off. 1, 20, assimile à la beneficentia ou à la liberalitas. Benignus s’oppose a malignus. Dènominatif tardif: benignor.

Da sociologo ho imparato che tutto il mondo ed il singolo individuo comunicano, com’è ovvio; ma, ovvio non è, come credono i latinisti, da ob-vio o ob-uio, ‘io sto sulla strada laicamente’, ma da ub.uiu, ‘cielo sopra strada’, cosa che sta insieme solo quando io credo di avere una divinità sopra di me o un incubo. No: ob, obs in faccia, davanti, contro. Ma, ub, come il fiume siberiano[11] ob.

Prendiamo l’etimologia de lo Zingarelli 2018 per buono:

buono o (pop.) bòno [lat. bonu(m), isolato nella fam. indoeur., connesso, forse[12], con una vc. sanscrita con il senso di ‘omaggio’.

Forse il sanscrito può star bene, a condizione di collocare la derivazione nel seconda parte del secondo millennio a.C., posteriore al sumero-accado.

Dunque, il lampo zumero già visto va collegato con gium, nodo di canne scrittorie:

bun(2); bu(7)

n., lamp, light; blister; bag-type of bellows; rebellion (holows container + nu11, ‘lamp’?).

(gi) um

a rope made of reeds or rushes; vine (cf., umu).

umu, um

old woman; nurse; wise or skillful teacher[13].

 


[1] Giovanni Semerano, Le origini della cultura europea, Firenze **, Leo S. Olschki editore, 1994: 926.

[2] La morte di Fabrizio Frizzi, che ha combattuto il cancro lavorando col sorriso, ed è stato sepolto questa settimana a 60 anni è un esempio. http://www.agoramagazine.it/index.php?option=com_k2&view=item&id=24465:e-morto-fabrizio-frizzi-aveva-60-anni&Itemid=628

[3] Albero, Cielo.

[4] https://www.amicidomenicani.it/leggi_sacerdote.php?id=4874

[5] http://www.agoramagazine.it/index.php?option=com_k2&view=item&id=24510:cura-etetimo&Itemid=713

[6] Halloran: 35.

[7] Halloran: 297.

[8] http://www.agoramagazine.it/index.php?option=com_k2&view=item&id=24544:sinapsi-etetimo&Itemid=713

[9] Da bonus, bona, bonum in Ernout e Meillet, Dictionnaire étymologique de la langue latine, Paris, 1959.

[10] John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Los Angeles, Logogram Publishing, 2006: 35.

[11] http://www.agoramagazine.it/index.php?option=com_k2&view=item&id=22599:il-fiume-ob-significa-cielo&Itemid=713

[12] Quanto sono deliziosi i forse!

[13] Halloran: 198.

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