ANNO XVIII Dicembre 2024.  Direttore Umberto Calabrese

Venerdì, 13 Aprile 2018 06:02

Il bene chiede testimoni

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Godo ed esulto. Il papa pastore chiama alla santità prima di tutto. si parla di Abramo, di Sara, di Mosè, di Gedeone e di altri ancora (cfr 11,1-12,3) e soprattutto siamo invitati a riconoscere che siamo «circondati da una moltitudine di testimoni» (12,1)

che ci spronano a non fermarci lungo la strada, ci stimolano a continuare a camminare verso la meta. E tra di loro può esserci la nostra stessa madre, una nonna o altre persone vicine (cfr 2 Tm 1,5). Forse la loro vita non è stata sempre perfetta, però, anche in mezzo a imperfezioni e cadute, hanno continuato ad andare avanti e sono piaciute al Signore.

Non sono isolato: Possiamo dire che «siamo circondati, condotti e guidati dagli amici di Dio. […] Non devo portare da solo ciò che in realtà non potrei mai portare da solo. La schiera dei santi di Dio mi protegge, mi sostiene e mi porta».[

Sono linguisticamente teste:

 tesh2 [UR]

  n., sexuality, sex; vigor; shame, modesty; dignity, honor; all kinds, all sorts, all of; each of them (te , ‘to approach’, + as2, ‘to desire’; cf., aste).

   v., to feel ashamed; to bring toghether.

   Adj., homogeneous; insulting, shameful.

   Adv., toghether (often with suffix –bi- ba or e). [1]

tesh2 [UR]- bi (-a)

altoghether; in harmony; in the same manner; in equal shares; brought into accord (cf., ni2-bi(-a)) (‘toghether’ + adverbial force suffix; Akk., mitharis)[2].

tesh2 (-bi)…gu7

to devour everything; to consume (cf., ur-bi-gu7, ‘jackal’ (‘toghether’ + ‘to eat’, mangiar insieme)[3].

tesh2…i-i

to pray (‘toghether’ + ‘to rise’; cf., me-tesh2…i-i)[4].

tesh2 (-a)…sig10/si3(-ke; ga)

to make agree; to provide in equal amounts (‘toghether’ (+ locative) + ‘to supply’, serve, provide’)[5].

 

te, de4

n., cheeck; skin; membrane; thorn, sting; characteristic symbol, tattoo (cf., temen; me-te) [TE archaic frequency].

v., to prick, pierce; to dye red; to tattoo (usually reduplicated) (cf., te, de4, teg3; ten/ te-en).

Emesal dialect interrogative, ‘when?; why? [6]’. Halloran: 274.

 

Tesh-te = ‘pregare insieme (per) testimoniare’.

 Non pensiamo solo a quelli già beatificati o canonizzati. Lo Spirito Santo riversa santità dappertutto nel santo popolo fedele di Dio, perché «Dio volle santificare e salvare gli uomini non individualmente e senza alcun legame tra loro, ma volle costituire di loro un popolo, che lo riconoscesse secondo la verità e lo servisse nella santità».[3] Il Signore, nella storia della salvezza, ha salvato un popolo. Non esiste piena identità senza appartenenza a un popolo. Perciò nessuno si salva da solo, come individuo isolato, ma Dio ci attrae tenendo conto della complessa trama di relazioni interpersonali che si stabiliscono nella comunità umana: Dio ha voluto entrare in una dinamica popolare, nella dinamica di un popolo.

Archeologia di ‘popolo’: http://www.archeomedia.net/wp-content/uploads/2018/02/Popolo.pdf

essere nella classe media della santità:

 Mi piace vedere la santità nel popolo di Dio paziente: nei genitori che crescono con tanto amore i loro figli, negli uomini e nelle donne che lavorano per portare il pane a casa, nei malati, nelle religiose anziane che continuano a sorridere. In questa costanza per andare avanti giorno dopo giorno vedo la santità della Chiesa militante. Questa è tante volte la santità “della porta accanto”, di quelli che vivono vicino a noi e sono un riflesso della presenza di Dio, o, per usare un’altra espressione, “la classe media della santità”.[4]

Essere testimoni ecumenici:

D’altra parte, san Giovanni Paolo II ci ha ricordato che «la testimonianza resa a Cristo sino allo spargimento del sangue è divenuta patrimonio comune di cattolici, ortodossi, anglicani e protestanti».[8] Nella bella commemorazione ecumenica che egli volle celebrare al Colosseo durante il Giubileo del 2000, sostenne che i martiri sono «un’eredità che parla con una voce più alta dei fattori di divisione».[9]

Ciascuno lo sia per la sua via.

«Ognuno per la sua via», dice il Concilio. Dunque, non è il caso di scoraggiarsi quando si contemplano modelli di santità che appaiono irraggiungibili. Ci sono testimonianze che sono utili per stimolarci e motivarci, ma non perché cerchiamo di copiarle, in quanto ciò potrebbe perfino allontanarci dalla via unica e specifica che il Signore ha in serbo per noi. Quello che conta è che ciascun credente discerna la propria strada e faccia emergere il meglio di sé, quanto di così personale Dio ha posto in lui (cfr 1 Cor 12,7) e non che si esaurisca cercando di imitare qualcosa che non è stato pensato per lui. Tutti siamo chiamati ad essere testimoni, però esistono molte forme esistenziali di testimonianza.[11] Di fatto, quando il grande mistico san Giovanni della Croce scriveva il suoCantico spirituale, preferiva evitare regole fisse per tutti e spiegava che i suoi versi erano scritti perché ciascuno se ne giovasse «a modo suo».[12] Perché la vita divina si comunica ad alcuni in un modo e ad altri in un altro.[13]

Sant’Alfiero. Deriva[7] da un nome germanico di tradizione francone, giunto in Italia a partire dal IX secolo nelle forme latinizzate Adalferius e Adelferius[1][2]; la forma italiana attuale deriva da Alferius, una forma sincopata di questo nome. EtimologicamenteAdalferius è composto dai termini germanici athala (o adal, "nobiltà") e faraz ("che guida", "che conduce")[1][2][3], con il possibile significato complessivo di "nobile capo" o "capo eletto per la sua nobiltà"[1].

In Italia, dove è attestato prevalentemente nel Centro-Nord, potrebbe essere diffuso in parte grazie al culto di sant'Alferio[1]; la variante "Alfieri", ormai rara e datata[2], ha invece origini più recenti e riprende, con matrice ideologica in riferimento ai suoi ideali di libertà, giustizia e indipendente, il cognome del letterato Vittorio Alfieri[1].

Sant’Alfiero fu un abate e confessore del XI secolo, nato nel 930 a Salerno da nobile famiglia; alla corte del principe di Salerno intraprese una carriera diplomatica. Mandato ambasciatore in Francia si ammalò gravemente nel passaggio delle Alpi, si fermò all’Abbazia di san Michele della Chiusa. Fece un voto di farsi monaco, guarì. E si fece monaco.

Vorrei aver ali!

 a2…il

  to exult, glorify (‘horn’ + ‘to lift’)[8].

Cerco un’immagine del cielo, alan:

al-

conjugation prefix before verbal root ThSLa 303, &353, used immediately before stative verbs ThSLa &356, indicates: 1) distance; 2) the speaker is not involved; or 3) the lack of a transitive relationship[9].

ad

n., shout; voice; song; sound (cf., ada) [AD archaic frequency].

v., to balk[10].

alan, alam, alag, al2

image, statue (of a god or king); figure, appearance [ALAN archaic frequence][11].

alan-lugal

royal statue (‘statue’ + ‘king’)[12].

La notizia del cane più alto del mondo, alano, rinvia la memoria al popolo iranico degli Alani che ebbero migrazioni nel IV –VI d.C. non notate da Colin Renfrew.

Il nome "Alano" usato in Italia venne adottato ufficialmente nel 1920[5]: si ritiene infatti che i Deutsche Dogge discendano dagli Alaunt, cani giunti in Europa probabilmente nel IV secolo al seguito dei barbari Alani. Wikipedia.

Ecco come una razza di cani falsifica l’archeologia da cani che nega emigrazioni significative dentro gli ultimi 10.000 anni. Gli Alani furono signifitativi? Inoltre il senso del nome Alano, Alani falsifica tutto il pensiero dei latinisti, già incapaci di aprire la porta, janua del cielo anu in accado.

 


[1]John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Los Angeles, Logogram Publishing, 2006 : 275.

[2] John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Los Angeles, Logogram Publishing, 2006 : 275.

[3] John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Los Angeles, Logogram Publishing, 2006 : 275.

[4] John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Los Angeles, Logogram Publishing, 2006 : 275.

[5] John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Los Angeles, Logogram Publishing, 2006 : 275.

[6]John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Los Angeles, Logogram Publishing, 2006 : 274.

[7] Secondo wikipedia.

[8] John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Los Angeles, Logogram Publishing, 2006 : 10.

[9] John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Los Angeles, Logogram Publishing, 2006 : 16-17.

[10]John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Los Angeles, Logogram Publishing, 2006 : 14.

[11] Halloran: 18.

[12] Halloran: 18.

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