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Martedì, 17 Aprile 2018 00:00

Il benessere possibile

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Sono le 4,50 di lunedì 16 aprile 2018. Sono partito bene[1] col benessere. Dio mi assiste.

Come si può riassumere la contemporaneità col mio Benessere della pubblicazione del Gaudete et Exsultate di papa Francesco?

Magari, ci sarà lo smagato che dirà: tu eri al corrente della prossimità temporale della pubblicazione. Questo non è. Ad ogni modo non potevo conoscere il contenuto che mi fa vedere il contributo più importante del papa pastore. Io sono arrivato al punto 53 che finisce a pag. 38. Godo della poliedrica, profonda conoscenza del pensiero cristiano (ed anche laico) di Francesco. Godo della psicologia fine capace di toccare tutte le corde dell’anima. Godo della positività, che consente di muovere serenamente le corde oscure della religiosità malata dei cuori chiusi all’amore, misericordioso senza acrimonia, proprio del confessore.

Io non sono capace di fare altrettanto.

L’obiettivo di Francesco:

su di me ha successo pieno! Ed ho il compito di vestirla di tempo.

Io, che amo sant’Agostino, de Le confessioni e La città di Dio[2], per stare ai libri miei preferiti rivelatori di un altro confessore, do ai due autori lo stesso riconoscimento di guide cristiane.

Il Signore ha scelto anche me per essere santo di fronte a lui nella carità, scrive Francesco.

Ho esaminato Le confessioni in tre edizioni. Una, scarabocchiata e perduta; due della Città Nuova e di Einaudi.

Invito il lettore ad osservare attentamente il capitolo ottavo, la visita a Simpliciano.

Allora era vecchio ormai e nella lunga esistenza passata a perseguire la tua via con impegno così santo [si sta riferendo al Signore dio], mi sembrava avesse acquistato grande esperienza, grande sapienza, né mi sbagliavo. Era mio desiderio conferire con lui sui miei turbamenti, affinchè mi riferisse il metodo adatto a chi si trova nel mio stato per avanzare nella tua via.

Io ne ricavo: il benessere non è uno stato immobile. È, piuttosto, una via gioiosa a salire. Come una via alpina tra i boschi.

Nel settantesimo anno da compire nella mia vita

Me ritrovai nel bosco sereno del monte Altare

Dentro la via diritta praticata per tutto il terzo millennio.

Poco poetico, ma molto significativo; per discernere dalla Commedia di Dante l’inferno scampato (forse[3]) con lo smarrimento in pratiche licenziose del mezzo della mia vita, la frequentazione quotidiana del monte Altare, che voglio riprendere qua in Ceneda, e lo stadio ‘en fin’ che sto vivendo.

Non ho più la preoccupazione di accertare oltre ogni dubbio la validità dell’archeologia del linguaggio. Sono sicuro di star bene. Lo ripeto in rapporto con i sette miliardi di cittadini del mondo che continuano ad ignorare lo strumento conoscitivo dei nomi degli dèi per coniugare la lingua, che era dingua in latino per Marco Vittorino, che Simpliciano narra a sant’Agostino: un retore pagano persecutore dei cristiani, convertito. Ed aveva ragione a dire che la lingua era stata dingua.

In zumero: dingir è la divinità. Frazionabile: din-gir (in) eme-gir, ‘lingua zumera’.

Prova: Nid.aba, dea delle piante e delle canne scrittorie, dava agli aba, coloro che sapevano leggere e scrivere la bab, porta (di conoscenza) e le canne gi, per scrivere gir, sulle tavolette, dub. Nessuno la legge come si deve: din-aba.

Un suo sinonimo è Nis.aba, che va letto Sin.aba. Sin è una lettura di En Zu, come abbiamo visto[4]. Nis è anche un nome sumero del sole, 20 nella kabbalah. Sillaba in dio-nis-o, dio greco. Sin è in sin-tag-mah zumero, ignoto al povero F. de Saussure (1857-1913).

La Babele di Internet.

Ho acquistato stamane il periodico Le Scienze con La Babele di Internet in copertina.

Marco Cattaneo propone l’editoriale: La giungla del Web, a che punto siamo con la società della conoscenza dove propone il suo orientamento sul World Wide Web.

È un flash sugli ultimi 20 anni. Io preferisco La Babele di Internet che rappresenta benissimo la situazione caotica rappresentativa della realtà rimasta uguale in 4.000 anni. Ciò mi spinge ulteriormente a scrivere sul benessere possibile (e necessario).

Il caos ha sete di ordine.

 


[1] Giovedì 12.

[2] Ringrazio ancora gli amici di Agoramagazine di proporre l’immagine di sant’Agostino a cornice dei miei articoli.

[3] Sono vivo e sotto giudizio come tutti.

[4] Venerdì, nel nome della rosa.

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