ANNO XVIII Aprile 2024.  Direttore Umberto Calabrese

Venerdì, 20 Aprile 2018 00:00

Gioite ed esultate perché siamo pieni di guai!

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L’agnello di Dio,Come una pecora fu condotto al macello[1] e come un agnello senza voce innanzi a chi lo tosa, così egli non apre la sua bocca. 

Godo del benessere di Gesù, agnus Dei, che ricorda zum. Ag.nus

ak, aka, ag, a5

to do, act; to place; to make into (something) (with –si-); “auxiliary” verb [2].

nu

image, likeness, pitcure, figurine, statue [NU archaic frequency][3].

us2

n., blood; blood vessel; death [? ZATU-644 archaic frequency].

v., to die; to kill; to block; to dam a river (antonym gal2) (suppletion class verb; singular hamtu stem; cf., ug5).

adj., dead[4].

godo e gioisco dei guai da rockettaro della conoscenza, perché Gesù affronta l’apocalisse sereno, e m’insegna l’etimo di guai.

Guai, etetimo

lo Zingarelli 2018 etima

guai [francone *wai, di orig. onomat.]. inter. 1. Si usa in escl. per esprimere minaccia o per indicare qlco. che potrebbe avere conseguenze spiacevoli […].

Abbiamo l’opportunità di leggere correttamente l’etimo del francone di *wai oltre l’idiotismo dell’origine onomatopeica che caratterizza chi non sa che dire.

Il zumero, visto dalla fine, propone:

i

n., cry of pain (Akk., naqu(m) I, ‘to cry (out), wail’; derived from er2, ir2, ‘tears; complaint’ ? [opportuno!]; cf., i-dutu; i-lu) [I archaic frequency].

v., to capture, defeat, overcome (cf., e3; i (Akk., kamu(m) II, ‘to bind’) [5].

a

n., water; watercourse, canal; seminal fluid; offspring; father; tears; flood. [ A archaic frequency].

Interj., alas!; oh!; ouch! [6]

U.U

(cfr. mana, man [partner])[7].

Questo uu.a.i., partner di lacrime, spiega wai francone.

Ma non basta! Manca l’incipit g, presente in italiano. E’ comprensibile: gi, nero + chiusura è opposto a ig, apertura. I due grafi vengono letti opposti: leggo g(i) il grafo ig.

Coloro che hanno scritto wai non si sono raccapezzati e l’hanno ignorato. Noi possiamo leggere gwai i grafi igwai = ‘apertura ad un partner di lacrime’.

Il partner, che ognuno di noi ha dentro di sé risponde al nome di Jesus, vel Ge.suz.

Il partner è andato a morte ed è risorto. Ci invita a non aver paura della morte naturale e di averne della morte eterna, la Geenna.

la lettura zumera possibile di Ghe.enna:

en-na (…-a)

until; as long as…; as many as …; everywhere (‘time’, enigmatic backround’ [no!: Signore della Città = En: finchè il Signore della Città ti lascerà vivere = destino] + nominative[8].

a

Ge

(Emesal reading of the verb me, to be)[9].

Ge26, ge2

I, me; myself, cf., ga2-e[10].

Dunque, l’ebraico Geénna conserva zum. geenna ‘il mio destino sarebbe là’.

La mia fonte:

 

E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno il potere di uccidere l’anima, abbiate paura piuttosto di colui che ha il potere di far perire nella Geenna e l’anima e il corpo. Mt., 10, 28

identifica la Geenna come l’inferno.

La storicizzazione fatta da Enciclopedia cattolica, che riferisco qua sotto, va inserita, con le parole di Gesù riferite da Matteo, nel sintagma zumero in titolo.

  1. geenna con la soppressione del mem finale), a sud-ovest alle porte di Gerusalemme (Ier. 7, 32; 19,2): oggi Wadi er-Rababi. Ennom era l’antico proprietario cananeo. Servì da confine tra Giuda e Beniamino (Ios., 15, 8; 18, 15 sg.). Poco prima dell’esilio, la Giudea si identifica col Topheth (vocalizzazione ebraica da boseth = sozzura[11]), all’imboccatura del Tyropaeon, dello spazioso estuario in cui s’uniscono le tre arterie della rete idrografica di Gerusalemme. Fu tristemente famosa fin dal tempo di Ezechia per il culto a Moloch.

Topheth significa ‘focolare’, ‘griglia’, sull’orlo della fossa ardente, dove si ponevano a bruciare in olocausto i bimbi dopo averli sgozzati (Ez., 16, 21). Iosia lo cosparse di ossa umane rendendolo impuro (II Reg. 23, 10, 16); l’idea del letamaio e del fuoco per consumare le immondizie e le carogne, per quanto diffusa, non ha alcuna base.

La G., per l’orrendo culto, divenne simbolo e sinonimo di tutte le desolazioni e, per antonomasia, del luogo di supplizio per i peccatori (v. SHE’OL): Ier. 7,31 sg.; 19, 3 sgg. 10; cf., Is. 66, 26; negli apocrifi (J. Chaine). Nei Sinottici […] G con i suoi elementi, fuoco e vermi (decomposizione dei cadaveri), è simbolo abituale dell’inferno.

*

L’aramaico ge hinnam conserva zum. ge. hi-in –nam ‘fusione-corrente-area di responsabilità’.

Geénna conserva ‘il mio destino sarebbe là’.

Se questa lettura è corretta, se i paleonimi aramaici fondano nel zumero, allora Gesù non ha usato una metafora per l’inferno con geenna. Ha solo aperto la possibilità di evitare questo destino fatale a [Perciò chiunque] chi mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch’io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli-.

 

 


[1] Atti degli Apostoli 8,26-40. 
In quei giorni, un angelo del Signore parlò a Filippo: "Alzati, e và verso il mezzogiorno, sulla strada che discende da Gerusalemme a Gaza; essa è deserta". 
Egli si alzò e si mise in cammino, quand'ecco un Etiope, un eunuco, funzionario di Candàce, regina di Etiopia, sovrintendente a tutti i suoi tesori, venuto per il culto a Gerusalemme, 
se ne ritornava, seduto sul suo carro da viaggio, leggendo il profeta Isaia. 
Disse allora lo Spirito a Filippo: "Và avanti, e raggiungi quel carro". 
Filippo corse innanzi e, udito che leggeva il profeta Isaia, gli disse: "Capisci quello che stai leggendo?". 
Quegli rispose: "E come lo potrei, se nessuno mi istruisce?". E invitò Filippo a salire e a sedere accanto a lui. 
Il passo della Scrittura che stava leggendo era questo: Come una pecora fu condotto al macello e come un agnello senza voce innanzi a chi lo tosa, così egli non apre la sua bocca. 
Nella sua umiliazione il giudizio gli è stato negato, ma la sua posterità chi potrà mai descriverla? Poiché è stata recisa dalla terra la sua vita. 
E rivoltosi a Filippo l'eunuco disse: "Ti prego, di quale persona il profeta dice questo? Di se stesso o di qualcun altro?". 
Filippo, prendendo a parlare e partendo da quel passo della Scrittura, gli annunziò la buona novella di Gesù. 
Proseguendo lungo la strada, giunsero a un luogo dove c'era acqua e l'eunuco disse: "Ecco qui c'è acqua; che cosa mi impedisce di essere battezzato?". 

Fece fermare il carro e discesero tutti e due nell'acqua, Filippo e l'eunuco, ed egli lo battezzò. 
Quando furono usciti dall'acqua, lo Spirito del Signore rapì Filippo e l'eunuco non lo vide più e proseguì pieno di gioia il suo cammino. 
Quanto a Filippo, si trovò ad Azoto e, proseguendo, predicava il vangelo a tutte le città, finché giunse a Cesarèa. 

 

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Giovanni 6,44-51. 
In quel tempo, Gesù disse alle folle: «Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell'ultimo giorno. 
Sta scritto nei profeti: E tutti saranno ammaestrati da Dio. Chiunque ha udito il Padre e ha imparato da lui, viene a me. 
Non che alcuno abbia visto il Padre, ma solo colui che viene da Dio ha visto il Padre. 
In verità, in verità vi dico: chi crede ha la vita eterna. 
Io sono il pane della vita. 
I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; 
questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia. 
Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».


[2] John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Los Angeles, Logogram Publishing, 2006 : 16.

[3] John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Los Angeles, Logogram Publishing, 2006: 208.

[4] John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Los Angeles, Logogram Publishing, 2006 : 305.

[5]John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Los Angeles, Logogram Publishing, 2006: 116.

[6]John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Los Angeles, Logogram Publishing, 2006 : 1.

[7] Halloran: 283.

[8]John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Los Angeles, Logogram Publishing, 2006 : 61.

[9] John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Los Angeles, Logogram Publishing, 2006 : 97.

[10] John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Los Angeles, Logogram Publishing, 2006 : 97.

[11] Zum. buz[ur]-eth?

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