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Giovedì, 26 Aprile 2018 08:57

Privacy e lotta alle bufale con «Qwant», motore di ricerca europeo

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Si chiama “Qwant” il motore di ricerca europeo che intende andare oltre il forte monopolio di Google, protagonista nei giorni scorsi di uno scandalo planetario, per il furto di dati personali di 87 milioni di utenti, numerosi europei, oltre 200mila italiani.

Nel mondo globalizzato, con i colossi americani e cinesi che la fanno da padrone, l’Europa rischia di essere schiacciata e di rimanere una colonia in un ambito che coinvolge quotidianamente i nostri rapporti con l’informazione. Violazione costante della privacy, furti telematici, fake-news senza controllo, attacchi di hacker, informazione tendenziosa, legami internazionali oscuri per influenzare tendenziosamente le campagne elettorali e in definitiva la stessa democrazia mettono a rischio valori fondamentali della convivenza civile. In un mondo in cui le informazioni digitali hanno enormi potenzialità e concreti pericoli, un singolo Stato è pressoché ininfluente e sono necessari interventi coordinati, che per noi possono realizzarsi solo con una presenza forte dell’Europa.   

Il motore di ricerca Qwant, nato e sviluppato in Francia, già presente in Germania, ha ottenuto finanziamenti anche dalla Bei, la Banca europei di investimenti, ma deve fare ancora molta strada per affermarsi come motore di ricerca europeo competitivo con colossi quali Google e Alibaba. E’ comunque il primo forte tentativo di un motore di ricerca Europe based.

Qwant nasce come una sfida a Google e punta sul rigoroso rispetto della privacy: le ...

ricerche effettuate tramite gli algoritmi del motore di ricerca europea restano completamente anonime. Il country manager italiano di Qwant, Fabiano Lazzarini, sottolinea l’impegno a «rispettare la vita privata delle persone e garantire la riservatezza ad aziende e istituzioni, perché in un mondo dove i dati sono il nuovo petrolio è necessario proteggere le proprie risorse naturali e non lasciarle in balia di chi volesse servirsene».

Con Qwant nel corso della navigazione in Internet è possibile dissociare il proprio indirizzo IP dalla ricerca e così non vengono raccolti dati personali, si può evitare il rischio di essere “spiati” o registrati. Solo per funzioni molto avanzate, con esplicito consenso, vengono richiesti nome, cognome e mail.

Qwant vuole segnare una svolta rispetto a Google e Microsoft che sono stati messi sotto accusa dalla Commissione europea per abuso di posizione dominante con interesse a favorire i propri prodotti, e Google ora anche per le violazioni di Cambridge Analytica. Il motore europeo del web vuole essere “etico ed efficiente” e offrire garanzie per risultati di ricerca imparziali. Punta su affidabilità e imparzialità delle informazioni circolanti sul web e intende dialogare con le istituzioni sul tema della privacy. Il suo algoritmo si basa su know-how e tecnologia europei.

Qwant vuole puntare sulla qualità e sulla diversificazione delle modalità di ricerca e mira a partnership commerciali e strategiche. L’autofinaziamento dovrebbe basarsi su inserzioni, un portale dedicato agli acquisti online, un negozio digitale di musica e giochi. Nei pochi anni di attività il motore di ricerca ha già sviluppato alcuni importanti servizi, dalla Qwant Junior, destinata ai bambini, alla Qwant Music, per gli appassionati di musica. A inizio 2017 è diventato anche una app.

Il nome “Qwant” nasce dalla combinazione di “Q”, che sta per “quantità” con riferimento alla straordinaria mole di dati, e “want”, abbreviazione di “wanted” che fa riferimento alla ricerca. Qwant ha la sede centrale a Parigi, le divisioni ricerca e sviluppo a Nizza, il dipartimento per la sicurezza a Rouen.

Dopo due anni di ricerche, Qwant ha mosso i primi passi nel 2013 per iniziativa di Jean-Manuel Rozan, esperto di finanza, e di Éric Leandri, specialista in sicurezza informatica. Nel 2015 ha ottenuto un finanziamento di 25 milioni dalla Banca europea degli investimenti.

Qwant appartiene alla omonima società francese. Attiva in campo internazionale, la società Qwant ha firmato un accordo di partnership con Fairphone, ha acquisito la Xilopix che ha il motore di ricerca Xaphir, ha avviato una collaborazione con Inria per sviluppare le tecnologie a tutela della privacy. Intanto nel 2017 il motore di rierca europeo è stato lanciato in Italia e nel 2018 è approdato in Cina nel corso della visita ufficiale del presidente francese Macron.

Il futuro si costruisce anche attraverso strumenti più attenti alle persone, se non vuole finire in balia di spietati ritmi legati esclusivamente a interessi economia e di potenti strumenti informatici in grado di manipolare individui e società.  Qwant è un motore di ricerca legato all’Europa, ma resta una società privata. In mancanza di altre alternative, l’Unione Europea deve sostenerla, ma anche esserne sempre più coinvolta e vigilare perché i propositi siano effettivamente attuati e costantemente ispirati ai valori e alle tradizioni della patria comune. (Felice d’Adamo - Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.) Articolo 

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