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Domenica, 29 Aprile 2018 18:44

Cedaw: Convenzione per eliminazione di ogni forma di violenza contro le donne rendicontazione 2016 e 2017

Written by  Elena Manigrasso
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La Convenzione per l’Eliminazione di Ogni Forma di Discriminazione Contro le Donne - CEDAW- è stata adottata dall’Assemblea Generale dell’ONU nel 1979 e ratificata dall’Italia nel 1985.

La CEDAW è il trattato internazionale più completo sui diritti delle donne insieme alla Convenzione di Istanbul. Gli Stati che firmano e ratificano tali convenzioni si impegnano ad adottare misure adeguate per garantire pari opportunità e per garantire negli atti giudiziari la presenza di tali norme internazionali. Non risultano dati evidenti per procedimenti giudiziari in cui sia stata invocata la Convenzione CEDAW per casi di discriminazioni contro le donne, quasi tutti i procedimenti si sono basati sulla legislazione nazionale.

Da segnalare anche che ci troviamo di fronte a una forte minimizzazione e giustificazione degli autori di violenza da parte di chi difende il reo, a causa di una mancanza di formazione delle figure professionali (polizia, magistratura, avvocatura). Esiste un serio deficit de facto, la libertà della donna è una realtà di diritto ma non “di fatto”; vi è una non piena realizzazione e pratica del principio di pari opportunità/uguaglianza/giustizia tra uomini e donne.

Il diritto civile non è stato rinnovato dal punto di vista legislativo in occasione della ratifica della Convenzione di Istanbul. In particolare non sono state recepite le disposizioni di cui agli artt. 31 e 48 della Convenzione (divieto di risoluzione alternativa dei conflitti) La mediazione familiare e la custodia condivisa spesso prevalgono anche in casi di violenza domestica. Decisioni e prassi discriminatorie si registrano sia in sede penale sia in sede civile. In sede penale si segnala che la gravità della violenza di genere è ancora ampiamente sottovalutata e le stesse decisioni giudiziarie sono ancora affette da pregiudizi e stereotipi sessisti esponendo le donne che accedono alla giustizia a grave vittimizzazione secondaria. COMPORTAMENTI di questo genere si ritrovano nella sentenza spagnola del 26 aprile 2018: La Procura generale della Repubblica di Navarra ha annunciato che presenterà ricorso contro la sentenza che ha condannato solo per ‘abuso’ e non aggressione sessuale i cinque sivigliani membri del branco che nel 2016 avevano stuprato una ragazza alla festa di San Firmino a Pamplona. I cinque, di età compresa fra 27 e 29 anni, sono stati condannati a 9 anni di carcere per “abuso sessuale” e assolti dall’accusa di “aggressione sessuale” (la procura chiedeva 20 anni), per l’assenza di violenza e intimidazione. E uno dei tre giudici della Navarra si era addirittura pronunciato per l’assoluzione completa. Una sentenza che ha scosso la Spagna e che ha portato in piazza migliaia di persone da Barcellona a Siviglia. E anche il governo si è scagliato contro la sentenza e “dalla parte delle vittime”. Si pensi poi al caso italiano di Francesco Tuccia, condannato in primo grado a 8 anni di carcere per lo stupro di una giovane studentessa universitaria laziale avvenuto nella notte tra l’11 e il 12 febbraio 2012 fuori da una discoteca di Pizzoli (L’Aquila).Al temine dell’udienza, ci sono stati momenti di tensione tra l’avvocato Antonio Valentini, uno dei due difensori di Tuccia che ha parlato di “rapporto consenziente finito male”, e i famigliari della vittima e dei centri antiviolenza presenti come parte civile http://www.abruzzoweb.it/contenuti/stupro-l-aquila-tensione-tra-legali-tuccia-e-papa-ragazza

Un "grande avvocato" deve argomentare con pacatezza, cercando di focalizzare l'attenzione su quelli che sono i principali punti controversi, riconoscendoli come tali e fornendo al giudice gli elementi che possono indurlo a decidere secondo giustizia. Tante le memorie difensive stilate da civilisti e penalisti che hanno ancora carattere paternalistico: “la moglie non curava la casa, non segue i temi posti dal marito riguardo orari e impostazioni di un normale ménage coniugale. E poi la stranezza di trovare il pronome “essa” per indicare la donna. Anche se l’ordine degli avvocati di Bari si è posto contro questo modo offensivo di operare

http://www.ordineavvocati.bari.it/fckeditor/userfiles/file/ling%20giur-linguadigenere-bari-sintesi.pdf

ANCHE LA COMMISSIONE parlamentare italiana «sul femminicidio, nonché su ogni forma di violenza di genere» del Senato della Repubblica nella sua relazione conclusiva ha rilevato la necessità di promuovere la formazione sistematica di tutte le figure professionali coinvolte nella risposta alla violenza nei confronti delle donne. Non perdiamo tempo, bisogna dare una svolta alla cultura sessista che invade tutti i campi del sapere e della giustizia.

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