ANNO XVIII Aprile 2024.  Direttore Umberto Calabrese

Lunedì, 07 Maggio 2018 08:31

Cratere Ramon

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https://it.wikipedia.org/wiki/Cratere_Ramon Ore 15, tv2. Siamo nel deserto del Negheb [La sinonimia Negheb-Neghev, comprova l’uguaglianza –b/v= u, con l’identità –ub = ‘cielo’] Arrivati a Eilat, nuovo sbarco per Sicilia.

Realizzo un sogno: vedere le immagini in tv del luogo storico, mentre il rinvio per l’esponente 12, Negheb già pubblicato con gli etimi esatti, rende possibile praticare l’archeologia del linguaggio, che i ‘sapienti’ non hanno ancora riconosciuto.

Makhtesh Ramon (in ebraico: מכתשרמון; lit. Cratere Ramon; arabo: وادي الرمان) è una caratteristica geologica del deserto del Negev di Israele. Con una lunghezza di 40 km e una larghezza di 2–10 km, uno dei più grandi crateri al mondo dopo il Cratere della Terra di Wilkes e il Cratere di Chicxulub.

Situato al culmine del monte Negev, circa 85 km a sud della città di Beersheba, ha una profondità di 500 metri ed ha la forma di cuore allungato. La morfologia non è quella di un cratere da impatto di un meteorite né di un cratere formato da un'eruzione vulcanica.

L'unico insediamento umano nella zona è la cittadina di Mitzpe Ramon (מצפה רמון, "Ramon Punto panoramico") che si trova sul bordo settentrionale del cratere. Oggi il cratere e l'area circostante costituisce il più grande parco nazionale di Israele, la riserva naturale di Ramon.

Leggo zum. Makh-tesh come ‘lamentarsi’, makkash, ‘insieme’h, tesh, ‘all’Uno, Ash.

Costeggiano il cratere Ramon. I grafi zumeri da leggere lcz:

mun-ur4

     salt-gatherer [‘raccogliere-sale’] (‘salt’ + ‘to gather in’). Halloran: 180.

Noto agli estranei alla lingua zumera il fatto che la cuneiforme –ur è omologa con –ar. La lettura a fondo rigo di ur/ar è pari a ra, che, con circolo con mun-mon, rende:

ramon. Il sale, molto probabilmente, è venuto a mancare nel tempo insieme con l’asciugamento dell’acqua salata nella conca.

La tv mostra un lago nascosto attraverso un gioco cibernetico.

 

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Quando verrà il Consolatore che io vi manderò dal Padre, lo Spirito di verità che procede dal Padre, egli mi renderà testimonianza; 

dieci anni orsono, nel 2008, morivano mia madre Gigetta, il 1 maggio, e mio padre Gino, il 29 giugno. Dunque, io, che vivevo in casa con loro ancora in via Torricelli 3, solo di quattro fratelli, provai concretamente il benessere della discesa del Consolatore.

Il dolore di perdere i miei venne lenito enormemente. Anche oggi ricordo bene che avevo provato angoscia per le loro lunghe malattie (per la mamma una decina d’anni al diabete, per il papà un anno di cancro accertato al fegato). Provai un grandissimo sollievo alla loro morte. Tanto da provar imbarazzo: sono un’anima degenere io, che vedo mia sorella piangente sostenere mio padre piangente mentre io non verso una lacrima e, addirittura godo della fine del calvario di mamma? Con un sollievo perdurato due mesi almeno fin oltre la morte di papà!

A dieci anni posso testimoniare ben bene che cosa ho provato per la discesa dello Spirito consolatore. Come posso ribadire con certezza il miracolo degli occhiali sperimentato con la loro sparizione avvenuta durante una cena in un mercoledì di novembre, autunno 2017, al ristorante Hostaria via Caprera, dove sono ritornato venerdì e ieri, e la loro riapparizione avvenuta la mattina successiva in chiesa, come vi ho testimoniato qua. Questo è un miracolo materiale, che Eleonora a fianco a me vi può testimoniare, quello è uno stato interiore che solo io posso testimoniare ancora alle soglie dei settant’anni: lo Spirito è concretissimo!

In questa notte della Repubblica chi voglia accertarsi di non essere solo preghi! E proverà il benessere del Consolatore.   

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