ANNO XVIII Aprile 2024.  Direttore Umberto Calabrese

Lunedì, 28 Maggio 2018 01:20

Il Centro Democratico con Iván Duque al 39,39% e la sinistra di Gustavo Petro 25,02 % andranno al secondo turno il 17 giugno

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 Iván Duque  del Centro Democratico ottiene il 39,39 dei voti non sufficienti per evitare il ballottaggio Iván Duque del Centro Democratico ottiene il 39,39 dei voti non sufficienti per evitare il ballottaggio

L'ala destra del Centro Democratico con Iván Duque e la sinistra di Gustavo Petro andranno al secondo turno il 17 giugno per decidere chi sarà il prossimo presidente della Colombia, dopo che nessuno di loro ha vinto i voti necessari per consacrare nel primo turno di domenica.

Con il controllo del 91,68% dei seggi elettorali, Duque ottenne il 39,39% dei voti, mentre Petro ottenne un 25,02%, secondo il calcolo del Cancelliere.

La Colombia al primo turno delle elezioni presidenziali col probabile ballottaggio a giugno. La difficile implementazione dell'accordo di pace con le Farc, l'aumento della corruzione e la necessità di riforme economiche non schiudono orizzonti magici.

Il favorito dei sondaggi Ivan Duque, del Centro Democratico, cioè il partito conservatore dell'ex presidente Alvaro Uribe, è il solo candidato che vuole correggere aspetti dell'accordo con le Farc in temi delicati come la giurisdizione speciale per i crimini di guerra e la distribuzione di terreni agricoli. Dovrebbe ottenere il 40% dei voti quindi 10 punti di distacco dal maggiore rivale, Gustavo Petro un economista che ha risvegliato la sinistra e galvanizzato milioni di giovani ansiosi di un reale cambiamento.

Mentre il presidente uscente Juan Manuel Santos annuncia che la Colombia entra nella Nato, la pesante eredità di decenni di guerriglia continua a gravare su tutto perchè la violenza armata resta legata al narcotraffico: secondo recenti dati dell'Onu le coltivazioni di coca in Colombia hanno raggiunto i 146 mila ettari.

La firma dell'accordo di pace con le Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia (Farc) ha posto fine a mezzo secolo di conflitto armato interno e disarmato circa 7 mila guerriglieri, ma la vera pace è molto lontana, soprattutto in alcune regioni rurali del paese.

Almeno mille dissidenti delle Farc che non hanno accettato la pace, così come altre organizzazioni armate legate alla criminalità organizzata, rappresentano la sfida principale alla sicurezza nel paese.

Ai problemi con la guerriglia -anche la trattativa con l'Esercito Nazionale di Liberazione (Eln) si è incagliata- si aggiunge il crescente malcontento per la corruzione politica e il modo in cui la giustizia locale affronta la sfida dei criminali, con o senza colletto bianco.

Nell'ultima classifica di Transparency International, la Colombia è scesa di quattro posti, dal 90 al 96, con un voto di 37 su 100, raggiungendo Brasile, Panama e Perù. Se in questi paesi, però, le inchieste sulla corruzione politica hanno portato ad arresti e condanne clamorose -come dimostra l'impatto del caso delle tangenti Odebrecht nel subcontinente- in Colombia l'opinione pubblica si lamenta per la lentezza con la quale la giustizia affronta questo tipo di casi.

In campo economico, la priorità del prossimo governo dovrà essere la riduzione della spesa pubblica. Secondo stime del ministero del Tesoro, nel 2018 il deficit fiscale dovrebbe scendere al 3,1% del Pil, ma si prevede che l'anno prossimo potrebbe raggiungere il 3,9%, e nel 2019 il 4,1%, se non si procede a riforme cruciali, anzitutto del sistema tributario.

 

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