Non bisogna mai fare di tutta l''erba un fascio. Questo detto popolare andrebbe mantenuto come faro da seguire da parte di chi governa una nazione, altrimenti diventa diseducativo, fuorviante, superficiale e denota una scarsa attitudine alla gestione democratica del potere.
Il dito puntato contro le Ong del premier di fatto Salvini, con buona pace di Di Maio quasi scomparso e di Conte non pervenuto, è di fatto un attacco al mondo delle organizzazioni non governative che da anni, con i propri volontari, operano in tutto il mondo per la pace, per la lotta alla povertà e alle disarmonie del mondo. Sono, al 2017, circa 230 le ONG italiane riconosciute che lavorano in questo settore.
Su questo link trovate l'elenco delle organizzazioni non governative in Italia che si occupano di cooperazione con i paesi in via di sviluppo (PVS), che devono ottenere il riconoscimento da parte del Ministero degli affari esteri per poter beneficiare dei contributi della cooperazione italiana.
Tale riconoscimento è previsto dal 1979 (legge 38 sulla cooperazione) e, in particolare dalla legge di riforma (49/87). Le ONG riconosciute ai sensi della Legge 49/1987 sono considerate onlus di diritto.
L'elenco delle ONG riconosciute italiane è tenuto dall'Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo, a sua volta sottoposta al controllo ed indirizzo del Ministero degli affari esteri tramite la Direzione generale per la cooperazione allo sviluppo.
Che vi possano essere, e vivaddio ciò accade in ogni piega della società, forme di degenerazione etica con fenomeni delinquenziali, è fatto che se accade dovrà trovare il giusto intervento della giustizia, ma non infanga il tutto. Anche con la dovuta accortezza rispetto alle ONG straniere di cui conosciamo poco o nulla.
Anche perché sarà proprio alle Ong che ci si dovrà affidare per quell'ipotetico progetto: "aiutiamoli a casa loro" per risolvere il tema dell'emigrazione di massa. Ma è anche dalle ONG che si dovrebbero avere i dati della decina di guerre che si combattono in Africa, che fanno scappare donne e bambini, in un continente dove non si fabbricano armi che vengono anche dall'Italia.
Questo vale anche per la cooperazione sociale che non può essere additata quale ricettacolo malavitoso solo perché la mafia capitolina mise in evidenza il male assoluto del mondo di sopra e di quello di sotto. Non si tratta di usare un linguaggio politicamente corretto, il tema è altro, parlare tenendo conto della realtà, dei fatti, della verità. Questo esercizio è difficile, si sa, ma per questo esistono statisti e ciarlatani, politici e quaquaraquà, come ricordava il compianto Sciascia.
Questo articolo nasce dal fatto che lo scrivente ha nel suo curriculum l'essere stato socio sovventore di una cooperativa sociale per creare lavoro per disoccupati e l'aver fatto parte di una ONG (Movimento Liberazione e Sviluppo).
Pezzi di memoria che non possono essere offesi dal qualunquismo del momento, con un modo di esprimersi che non apprezzeremmo neanche da un avventore del bar sotto casa, figuriamoci in un rappresentante del Governo di una nazione culla della civiltà.
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