Io testimonio il miracolo come prova della benevolenza del Signore [zum. Hen (Aldilà-Signore. gishenbur(2) Signore della natura)].
Lo vissi nel novembre 2017, con la perdita degli occhiali la sera e la loro ricomparsa il mattino in duomo: prova vissuta di un miracolo che nessuno mi potrà più negare. Gesù si mise a rimproverare le città nelle quali aveva fatto più miracoli perché non si erano convertite: Corazin, Betsaida, Tiro e Sidone. Il miracolo è la combinazione della volontà d’amore di Dio con l’accettazione incondizionata dell’uomo, che solitamente resiste, come provano queste città nella narrazione evangelica.
Oggi, Cor.az.in si offre alla lettura zumera al lettore capace di riconoscere nei paleonimi un fatto storico più antico della narrazione dello scrittore della Bibbia, come anche il termine bib.bi.a prova: ‘semea propriobi di bib.bi’. Il demone della saga di Bilgamesh (notorio Ghilgamesh) bib-bi, senza seme, è il demone della Terra e della parola. Come ogni diavolo è capace di togliere il seme per rendere impossibile la conoscenza. Come il massimo demone della perdita della conoscenza ANTASUBBA, che io vi invito sempre a leggere BABUSHATAN (mentre Giuseppe Pettinato lo associava al mal caduco). La lingua è tanto potente da riuscir a chiarire tutto, con l’aiuto di Gesù, naturalmente.
Dunque l’ebr. Cor.az.in è zum. kur.az.in, ‘cuore. portatore. corrente’ [come la nostra ricerca del significato pieno richiede di recuperare tutto dall’espressione sharru kin:
kin = ki.in = terraki. correntein; -corrente sulla terra- ma originato in Cielo (sharru kin = Sargon il Grande).
Già Tiro conferma la bontà della lettura col semplicissimo ti.ru, ‘vitati del sacroru’.
Oso, con l’aiuto del Signore, invitarvi a leggere con l’etetimo esatto il notorio curia.
La curia
Curia [vc. Dotta, lat. curia (m), di etim. Incerta s.f. 1 nel diritto romano, ripartizione territoriale e amministrativa della tribù [luogo di riunione del senato e delle assemblee municipali] assemblea nel suo insieme 2 (stor.) nel Medioevo, organo amministrativo con funzioni giudiziarie [adunanza e assemblea popolare 3 (raro) tribunale [complesso dei magistrati di un luogo] 4 (romana) complesso dei dicasteri di cui si vale il Papa per trattare gli affari che riguardano la Chiesa [C. vescovile, dicesana, organo ausiliario del vescovo nel governo della diocesi che lo coadiuva nelle sue funzioni amministrative, disciplinarie e contenziose 5. Corte[2].
Abbiamo visto: coronamento[3] unisce coronamentu con kur.anu.mentu .
L’etimologia incerta del termine italiano e latino curia è certa col zumero kur-ia.
L’entrata nella montagna sacra è:
kur
n., mountain; highland; (foreign) land or country; the netherworld; the east; short side; of rectangular field inscribed on round tablet (ki, ‘place’, + ur3, ‘roof, mountain pass’/ur2, ‘root, base’; cf., Orel & Stolbova #1504, *kur- “mountain”, #1552, *kar- ‘mountain’ [KUR archaic frequency].
ia
luogo.
I2
(cf., ia2, 7, 9, i2)[4].
Ia2, 7, 9, i2[5].
Il kur è l’insieme onnicomprensivo, che nel dettaglio resta complesso:
kurum6, kur6
a basket of food-rations; share(s). (Akkadian loan from kurummatu(m), especially if followed by ra(2), read as shuku)[6].
kurum7 gurum2, kuru7, kur7 [IGI.ERIM or older IGI.NIG2/GAR]
n., lookust, spy; review, inspection, exsamination, supervision; delivery (ki, ‘place’, + uru3 (-m), to watch to guard’).
v., to watch; to chech, take stock; to review; to allocate, entrust; to place in crucible or dyeing vat[7].
La pronuncia francese della u, che maschera tutto il sacro nella O, nasconde:
kiri3 [KA], kiri4 [BIR6], kir4 [KA], giri17 [KA], gir17
noose (cappio); muzzle (of an animal); hyena, the animal that eats bad-smelling food (cf., kir6,4 –stream dam, weir [chiusa]- (ki, ‘place’, + ir, ‘smell’)[8].
Qua sotto viene evidenziata l’entrata attraverso kur:
kur9, ku4
n., entrance (ki, ‘place’, + ur3, ‘entrance’).
v., to enter; to bring; to pronounce a slave free; to deliver (-ni- specifies delivery location); to enter before someone (with dative verb prefix); to let enter (with –ni-); enter into the presence of (with –shi-); to turn round; to turn into, transform (with –da- [‘da immagine’ o con –a- seme] (ku4-ku4 (-de3 [Emesal dialect, ‘che sia’] in maru) (suppletion class verb?; singular [?] reduplication class stem; singular [?] reduplication class stem; cf., sun5)[9].
Questa voce sopra è perfetta! Mi abbuona pagine di narrazione. Potremmo sintetizzare: kur (-a-) = entrata da Aldilà in questo mondo; kur (0) entrata fuori dal mondo –per i laicisti-, kur (O) entrata nel sacro –per i credenti, come me-. No, non è perfetta:
kur-sha3 (-ga)
centre of the mountain (‘mountain’ + ‘womb, midst’; cf., an-sha3 [-ga] base of the sky, che leggo san di san Giovanni, ad es.)[10].
(gi) gur, kur3
n., reed basket; measure of dry capacity- Biblical kor (= 300 sila3 in Old Akkadian and Neo-Sumerian Girsu/Lagash; in admin. Texts = 2 bariga); these units exspressed by horizzontal number signs; carrier (cf., tug2shu-gur-ra; gur-ra; gi-gur) (Akk. Kurru(m) I) [? GUR archaic frequency: 14] (circle + to reap; to send).
v., to make a circular motion; to go around; to come back; to return (to); to give back; to protest, contradict, contest, deny; to reject evidence or witnesses (in legal case); to turn away from, refuse (object has ablative –ta); to wipe off[11].
Il verbo ‘far un movimento circolare’ marca il carattere principale del kur, che possiamo riscontrare nel senso dell’assemblea curiale finalizzata ad avere l’insieme più completo di ciò che esiste per fare quello che è necessario nel tempo preciso e così in ogni tempo.
kur-gal
Great Mountain – a metaphor for temples, for Sumer as a place where earth and sky meet, and for Enlil, the god of Nippur (‘mountain’ + ‘big).[12]’
hur, ur5 [HAR]
n., hole; limb, stem, handle (Akk. hurru(m), ‘hole’; Orel & Stolbova #1375 *hur- ‘hole’, ‘pit’ derived from #1375 *hur- ‘dig’, Akk. heru(m) II, “to dig, excavate”).
v., to scratch, mark, draw, sketch, inscribe, incise, outline; to grind; to dig (many small explosive sounds + ur3, ‘to drug’).
adv., ever (after or again) (Akkadian loanword hurri)[13].
hur-sag
hill-country; mountainous region (‘holen, valleys’ + ‘points, peaks’)[14].
Il luogo montagnoso hur-sag va letto lcz: sag-ruh ed è il sacro, con la finale h di hubur, Aldilà, da completare dell’huruburu, ‘il serpente alchemico medievale che si morde la coda’. Ancora una volta io vi invito a riconoscere due città zumere, uru, unite da ubu:
uru(ki), eri, iri, ri2; uru2; iri11
city, town, village, district (Akk., uru IV, ‘city’, from Sumerian; Orel&Stolbova derive Hebrew ‘ir from unrelated #1012 *ger- ‘town’) [URU archaic frequency][15].
ubu [ASH]
area measure, = ½ of an iku (= 50 sar)[16].
Libro di Isaia 7,1-9. |
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[2] Lo Zingarelli 2018.
[3] http://www.agoramagazine.it/index.php?option=com_k2&view=item&id=26749:il-coronamento&Itemid=713
[4] Halloran: 117.
[5] Halloran: 119.
[6] Halloran : 152.
[7] Halloran : 152.
[8] Halloran : 145.
[9] Halloran: 152.
[10] Halloran: 152.
[11] Halloran: 93.
[12] Halloran: 151.
[13] John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Los Angeles, Logogram Publishing, 2006 : 115-116.
[14] John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Los Angeles, Logogram Publishing, 2006 : 116.
[15]John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Los Angeles, Logogram Publishing, 2006 : 302.
[16]John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Los Angeles, Logogram Publishing, 2006 : 293.