"Con l'edizione 2015 de l'Isola che Vogliamo abbiamo messo Taranto un passo avanti al dibattito attualmente in corso in Puglia sui danni collaterali alla movida di massa. Abbiamo lanciato un modello sostenibile, capace di bilanciare esigenze turistiche, commerciali, residenziali e di valorizzazione. Da qui dobbiamo ripartire per ripensare un'offerta continuativa, destagionalizzata, capace di trasformare le parole cultura e turismo da chimere a alternative concrete di sviluppo".
Parola di Gionatan Scasciamacchia, assessore alle attività produttive del Comune di Taranto, co-organizzatore della kermesse estiva che in cinque stagioni ha saputo modificare la percezione diffusa rispetto all'anima più antica della città. "L'Isola che Vogliamo non è mai stata la sola risposta o la sola soluzione alle molteplici criticità che gravano sul centro storico.
Sarebbe folle pensare altrimenti", spiega Scasciamacchia. "Musica, aggregazione e teatro non sono capaci, da sole, di mettere in sicurezza palazzi puntellati, di sanare alcune situazioni di illegalità, di intervenire sui tanti diritti negati a chi in Città Vecchia vive e opera quotidianamente. Ma è sotto gli occhi di tutti l'evidenza che l'Isola che Vogliamo ha riportato, in un processo che vive da cinque anni, gente nell'Isola, riaccendendo un interesse collettivo senza cui non saremmo forse neanche a parlare dell'Isola. Perché a chi giustamente chiosa che un evento non è una politica di risanamento vale anche la pena di ricordare che è anche grazie al percorso iniziato cinque anni fa che oggi aprono attività, arrivano turisti, si cominciano a ristrutturare stabili. In cinque anni con l'Isola che Vogliamo sono arrivate in Città Vecchia oltre mezzo milione di presenze: non è la soluzione di un problema, ma non ammettere che sia un contributo rilevante è disonestà intellettuale. Solo la Settimana Santa con i suoi riti ha storicamente drenato sull'Isola le presenze della kermesse".
Non si tratta solo di numeri, spiega Scasciamacchia. "L'invasione pacifica degli inizi si è trasformata negli anni in un afflusso importante ma decoroso, rispettoso, più urbano. Va da sé che permangono criticità, penso ad esempio a fenomeni residui di abusivismo decisamente meno rilevanti degli scorsi anni. Non avremo pace fino a quando non riusciremo a trasformare questi fenomeni in imprenditorialità vera, perché la sfida è questa, una rivoluzione culturale che crei lavoro vero, pulito, utile al rilancio cittadino". Una sfida che il Comune di Taranto intende raccogliere. "Sin dal suo insediamento il Sindaco ha considerato Taranto Vecchia priorità strategica: annunceremo a breve un pacchetto di provvedimenti mirati alla valorizzazione turistica del quartiere da condurre parallelamente a interventi migliorativi dell'arredo e del decoro urbano".