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Martedì, 07 Agosto 2018 08:44

Monacizzo (Ta) – Nel medioevo con la Sagra e la musica nella festa improvvisata, il racconto

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Si conclude la doppia serata di pianobar a Monacizzo (Ta) in occasione della Sagra medievale: momenti di musica leggera e improvvisazione Il 4 e 5 agosto abbiamo assistito a due belle serate di musica presso il borgo antico di Monacizzo, grazie alla performance di Matteo Robustella alle tastiere e di chi scrive, presente come vocalist.

Gente che andava e veniva dalle strade tortuose del borgo, quasi un centinaio di persone si erano date appuntamento presso la piazzetta del ristorante "alla l'Ua" in occasione dei festeggiamenti della sagra medievale, in collaborazione con l'Associazione Salentumare, presente con i suoi pezzi unici di artigianato locale e con dépliant di promozione del territorio.

Musica e cibo sono vissuti in comunione per quasi otto ore, se sommiamo le due serate musicali, in un intreccio di creatività personale e promozione sociale. I brani erano quelli tipici dell’estate, passando da Bruno Martino con “E la chiamano Estate” a “Summertime” un'aria bellissima, quasi una ninna nanna composta da George Gershwin per l'opera Porgy and Bess del 1935. Le stelle e le mura colorate scorticate dal tempo facevano il resto, creavano quell’atmosfera magica che portava il maestro Robustella a improvvisare e alla vocalist Elena a cantare con momenti di scat, nel rispetto dei tempi per l’uno e per l’altra. E cosa è il jazz se non il rispetto per i tempi, per i ruoli di ciascun componente del gruppo: un’avventura sempre nuova, una relazione e un incontro musicale. È nel tentativo di dire qualcosa di unico che sta il divertimento, e nelle due serate si capiva che i due musicisti si stavano divertendo per davvero; qualcuno li ha paragonati a Lillo e Greg per le loro battute improvvisate. Non sono mancati i brani popolari napoletani e romani come “La società dei magnaccioni” ma anche siciliani come “Vitti una cruzza” che nella loro bellezza richiamano quei canti creati nella forma di botta e risposta di quando si lavorava nei campi, e la musica rendeva meno pesante il lavoro: blues americano e fesceninni ionici in sintonia e in ascolto. Ponte di Brooklyn e ponte di Pietra. Atmosfere newyorkesi hanno raggiunto il pubblico quando ms. Robustella ha intonato I don't want clever conversation I don't want to work that hard I just want some, someone to talk to I want you just the way you are Il pubblico era in visibilio, compresa chi scrive, devo dire la verità, dato che queste note ci riportano dritto dritto alla nostra adolescenza, alla formazione delle prime comitive, alle prime disubbidienze e esperienze di amicizie autentiche, pronte a durare per tutta la vita.

E la vita fuoriusciva dalle note delle tastiere. Un noto musicista diceva: la musica è la tua esperienza, la tua saggezza, i tuoi pensieri. Se non vivi non uscirà dalla tua voce. Dalla voce e dai tasti è uscita tutta l’emozione di due serate bellissime con amici che gustavano il cibo, camerieri/e che andavano su e giù col sorriso sulle labbra e che hanno offerto in finale un caffè buonissimo, migliore di quello di don Rafaè. Alla prossima. Elena. 

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