Cambiano i protagonisti, ora sono gli extracomunitari a stare sotto la schiavitù del bisogno, comunque per i lavori più pesanti. per esempio le raccolte di pomodori e patate,; mentre acinellatura o raccolta fragole ancora vede ragazzine italiane stipare pullman dei caporali.
Nel 1997, ora sono 21 anni fa, pubblicai il romanzo sociale "Cira e le altre, braccianti e caporali". Un racconto completo che spiega il fenomeno nelle sue radici economiche, descrive il caporale maestro, antesignano dei caporali di oggi, più anarchico e per nulla legato alla malavita che può ben richiamare quelli descritti da Carlo Levi nel suo "Cristo si è fermato a Eboli". Un caporale che è uno di famiglia, lavora con le braccianti, spiega, forma, le difende dalla tracotanza dei padroni, sono però "cosa sua".
Un romanzo verista che mostra la beata ignoranza di chi non sa com'è fatto il mondo, come può essere in questo caso Cira, la protagonista, una diciottenne che chiede continuamente notizie sul lavoro, la previdenza, il sindacato. E qui in modo quasi didascalico si comprende il fenomeno anche nella sua evoluzione con l'intervento della malavita organizzata.