Tante e continua a non essere infrequente che qualcuno continui ad esprimerla per strapparci un sorrisetto. Ma ci siamo chiesti la ragione che stimola chi pronuncia questa frase e quale possa essere il suo messaggio recondito? La verità, a mio avviso, è che dentro di noi avvertiamo la nostra nullità e vorremmo esorcizzarla volendo lasciar credere negli altri un qualcosa di diverso che ci sollevi dal nostro essere un granello di sabbia confuso in tantissimi altri granelli. E’ forse questo il motivo che ci spinge a primeggiare per crearci, innanzitutto, un nostro spazio vitale? Lo facciamo in famiglia entrando in competizione con i nostri fratelli, nell’eccellere negli studi, per avere lodi e citazioni, o nel primeggiare in asineria volendo in questo generare angustie che permettano di restare, sia pure in negativo, al centro delle attenzioni dei propri cari. Lo facciamo a scuola e gli episodi di bullismo ne sono una dimostrazione. Lo facciamo nel lavoro e in questo caso la fantasia non ci manca e alla fine ci resta “la livella” dove ci imbattiamo con un Totò, alias principe De Curtis, che rende magistrale l’idea del personaggio che vuole restare osannato anche nell’al di là.
Se noi non avremo chiara la nostra posizione e accettassimo con realismo ciò che siamo e non ci smarriamo in sogni di gloria forse riusciremo a dare meglio un senso alla nostra vita dove i valori non si trovano in ciò che si ha ma in ciò che si è, a prescindere. (Riccardo Alfonso)