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Venerdì, 17 Agosto 2018 09:58

La valigetta nera che avrebbe evitato a Maduro l'attentato di Caracas

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L'azienda cinese Dji ha messo a punto un sistema di rilevazione dei droni nel raggio di 5 chilometri. Si chiama Aeroscope. Come funziona e chi lo utilizza già

“Il sistema di rilevamento e tracciamento dei droni Aeroscope sarebbe stato sicuramente utile alle autorità del Venezuela domenica scorsa”. A dirlo è niente meno che Steve Coulson, fondatore e direttore della società inglese specializzata nell’impiego dei droni Coptrz, nonché uno tra i maggiori esperti nel settore degli Apr (acronimo di Aeromobili a Pilotaggio Remoto, che è il nome tecnico e corretto dei droni) ad uso commerciale.

Gli avvenimenti di Caracas, il tentato (e fallito) attentato al presidente del Venezuela Nicolàs Maduro, il primo nella storia con l’impiego di droni commerciali sui quali è stato installato dell’esplosivo, ha riportato sotto i riflettori dell’attualità il tema del controllo dei cieli anche “a bassa quota”, ovvero nelle zone di operatività degli Apr. Un monitoraggio in tempo reale dei droni effettivamente in volo in quel preciso territorio e in quel preciso momento, che consenta ad autorità e forze dell’ordine di poter avere subito disponibili dati, informazioni e riferimenti non soltanto del mezzo aereo, ma anche (o per meglio dire soprattutto) del suo pilota.

La cinese Dji

Il sistema a cui fa riferimento Coulson è, ad oggi, l’unico a fornire questa possibilità: realizzato dalla cinese Dji, azienda leader mondiale di produzione e vendita di droni ad uso commerciale e professionale, il sistema Aeroscope è stato messo in commercio alla fine del marzo scorso, e nel giro di qualche mese ha già fatto registrare nella lista (segretissima) dei suoi utilizzatori istituzioni del calibro della Prefettura del distretto di Parigi, in Francia, una delle prime a rendere pubblico l’utilizzo dei rilevatori Aeroscope sui propri cieli.

Come funziona Aeroscope

Il sistema consente di conoscere in tempo reale le coordinate esatte di un drone in volo nel raggio di 5 chilometri, se si utilizza la postazione mobile – una valigia portatile -, distanza che arriva ad un raggio di 25 chilometri se si sta utilizzando la struttura fissa. Attraverso le sue antenne sensibili e gli apparati che intercettano il canale di collegamento radio tra il drone e il radiocomando, il ricevitore decodifica quelle informazioni e le invia al terminale, dove diventano disponibili per l’utente, che potrà così scorgere sul monitor non solo il volo del drone, ma anche le sue caratteristiche e i suoi codici identificativi, dalla marca al numero di serie.

Ma soprattutto, ed è forse questa la cosa più importante, il sistema Aeroscope riesce a calcolare anche le coordinate esatte della posizione del pilota in quel preciso momento. Un tracciamento di precisione pressoché totale, a differenza, ad esempio, dei normali radar per droni, che non di rado forniscono quelli che vengono comunemente chiamati “falsi positivi” (ad esempio grossi uccelli scambiati per piccoli droni).

Il sistema Aeroscope, che in Italia, al pari di tutti i prodotti Dji, è distribuito dalla società Elite Consulting, non è al momento acquistabile da privati, ma soltanto da società, enti, istituzioni, autorità, forze dell’ordine, che intendono dotarsi di questo potente sistema di tracciamento dei droni. Prima però, si passa al vaglio degli specialisti Dji, che analizzano il profilo del richiedente, valutandone gli opportuni requisiti. Le antenne intercettano soltanto velivoli prodotti dal colosso cinese. Il che vuol dire, vista la posizione ampiamente dominante della Dji sul mercato, che almeno un drone su due è ad oggi rintracciabile.

“L’azienda ha comunque avviato delle trattative anche con i suoi principali competitors – spiegano gli esperti della Dji Entreprise in Italia – per ottenere le autorizzazioni necessarie al monitoraggio dei loro prodotti”.

Sembra un paradosso, per chi costruisce e vende la stragrande maggioranza dei velivoli in commercio, e che potrebbe avere nel sistema Aeroscope da loro prodotto una sorta di freno alle vendite. “È assolutamente il contrario – spiegano ancora i tecnici Dji – con questo prodotto si vuole fornire non solo la possibilità di monitorare uno spazio aereo prestabilito per scopi di sicurezza pubblica, ma anche collaborare con i regolatori fornendo uno strumento in grado di controllare gli spazi aerei in tempo reale”. Un dato non da poco, quest’ultimo, vista la rinomata farraginosità dell’impalcatura normativa che regola l’impiego di Apr a scopo professionale.

Chissà, forse domenica scorsa, a Caracas, se la sicurezza del presidente Maduro avesse avuto a disposizione un’antenna /agi Paolo Gnomi

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