ANNO XVIII Aprile 2024.  Direttore Umberto Calabrese

Martedì, 28 Agosto 2018 00:00

La ditta Di Maio Salvini rispolvera conflitti con i giudici, déjà vu

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La politica italiana risponde alla terribile sequenza vichiana del pendolo dei corsi e dei ricorsi, ve lo ricordate lo scontro tra Berlusconi e la magistratura (etichettata comunista), ogni qualvolta ci fosse lo zampino del diavolo di una toga rossa a bloccargli la strada?

Nonostante la smentita di Luigi Di Maio, che parla di non ricadere in quel triste periodo, il suo sostegno a Salvini, con le mutazioni dell’etica e delle regole – che non valsero per Pizzarotti – finisce suo malgrado nello stesso brodo: Salvini pensa alla riforma delle carriere dei giudici e dei maledetti Pm. Film già visto anche attraverso la telenovela delle leggi ad personam.

La vicenda della Diciotti è emblematica dei problemi della ditta; il risvolto, uscito ieri sulla stampa, parla di una telefonata di Gigino a Matteo: “finiscila, i miei non li tengo più”. La sensazione è che ci si è impallati sulla vicenda migranti che porta consensi soprattutto alla Lega; mentre sull’Ilva il pentastellato vice premier è costretto ad arrampicarsi sul “delitto perfetto” della gara illegittima che non si può annullare e passa la palla al ministero all’ambiente. In questo frangente chi si appanna è quel movimento di grillini che, a Taranto, sull’onda dei clamori anti Ilva, presero il 48% il 4 marzo 2018, portando tra uninominale e maggioritario una squadra nel parlamento, uno per ogni stella. Diciamo che a fare da addetti da pontieri tra movimento e governo, per digerire questa scomoda e pesante alleanza, ci sono Fico, un po’ impacciato dal suo ruolo istituzionale e Di Battista che da esterno può tirare qualche tiro in porta anche da fuori gioco.

È come se raccontasse sul blog di Grillo… ve lo ricordate? Un post di buon senso quotidiano del comico genovese con migliaia di messaggi dal 2005… sul diario di facebook, "Quest’Africa dovrebbe essere innanzitutto raccontata tuttavia viene sistematicamente ignorata", scrive Di Battista, "è ignorata dalla stragrande maggioranza dei mezzi di informazione i quali se ne ricordano una volta all’anno, magari in occasione della giornata contro la fame nel mondo. Per lavarsi la coscienza fanno sempre il solito macabro giochino: ci ricordano quanti bambini muoiono di fame o di diarrea ogni 10 minuti. Ma non si degnano quasi mai di raccontare cosa e chi sia causa di tale povertà. Andrebbe contro gli interessi di molti editori, campioni di globalismo e di capitalismo finanziario. Quest’Africa “Vera” viene ignorata dall’Unione Europea, un’associazione di burocrati senza nome e senza volto corresponsabili della povertà africana per via di scelte prese da quegli uffici dei grattacieli di Bruxelles dove i condizionatori raffreddano ogni cosa, cuori compresi".

Questa era pari, pari la strategia di Minniti, unica perla del fallimentare governo del Pd – non a caso Minniti era accusato di fare una politica di destra - con i rientri dei migranti nei loro paesi accompagnati con risorse e progetti. Autunno caldo, caldissimo promettono col solito balletto dei proclami, ma tranquilli… alla ripresa si parlerà solo di pensioni d'oro, vitalizi degli ex senatori, doppie indennità dei parlamentari e auto blu, col solito milleproroghe in scadenza, mentre incombe la manovra economica che ha già virato il transatlantico con Tria che non promette scintille, quello del 2018 è già stato tutto scritto.

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