È davvero incredibile considerare che anche nel pensiero antico ci fosse il vuoto come quello presente prima del Bic Ben della moderna cosmologia.
L’acronimo “Geo”, viene messo oramai dappertutto per rappresentare il mondo, la geografia e persino la geopolitica che poi è un controsenso, perché è proprio da qui che nasce la mutazione dell'etica moderna: il passaggio dall'Homo Sapiens a quello Faber, intriso di potere, di business e spinto a sopraffare la natura asservendola ai propri scopi egoistici.
Il debito dell’umanità non è quello economico, quello cosiddetto ‘pubblico’ che si considera sempre, anche se – e ne abbiamo parlato qui – ha mille insidie e disinganni. Tornando al debito, quello vero è nei confronti della Natura. Quella che nell’ottocento, prima della rivoluzione industriale, prima degli allevamenti intensivi e dell’agricoltura legata ai diserbanti e pesticidi, vedeva l’uomo disincantato di fronte al Creato. Mentre oggi… no! Un dato mi piace ricordare su tutti: all’inizio del secolo scorso utilizzavamo una ventina tra gli elementi chimici fondamentali presenti in natura, oggi utilizziamo tutti i 92 elementi presenti in natura e ne abbiamo sintetizzato di nuovi di cui non conosciamo l’impatto sul futuro. Errori drammatici come fu con l’amianto negli anni ‘50, come sarà, forse, con il calcestruzzo che ora…crolla. E l’elenco potrebbe continuare: con l’impronta ecologica, la dispersione dell’acqua piovana per la impermeabilizzazione del suolo, la gestione dei rifiuti e poi la scomparsa di esseri viventi a causa della modificazione degli ambienti naturali. E poi ancora, metteteci l’inquinamento delle industrie pesanti, come nella realtà emblematica di Taranto e non è poco, anzi qui la morte riguarda anche i piccoli cuccioli…umani.