ANNO XVIII Aprile 2024.  Direttore Umberto Calabrese

Domenica, 16 Settembre 2018 00:00

“La Scuola allo specchio”Un cesto di parole allegre come il sole. Maestri: Marylon e Massimo.

Written by  Efrem Buonvecchi
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Una sapiente illustrazione di Donatella Mormile apre questa opera che potremmo definire breve ma efficace. La scuola si guarda allo specchio nelle vesti di un alunno, un ragazzo che ritrova la storia, ed è contento.

 L’introduzione ben studiata ci fa entrare nel merito della questione: la valenza storica e didattica del concetto di “scuola” che si può astrarre dai suoi elementi contraddistintivi ma non per questo con una perdita di valore, anzi: un tempo era “tabula” (rasa, da “compilare), poi la lavagna e il quaderno, domani od oggi stesso potrà essere il tablet, anche se molti nutrono riserve. Il concetto dell’insegnamento è comunque riscontrabile nel rapporto diretto docente - discente e si può astrarre dai luoghi e dai mezzi.

Inizia Marylon con una poesiola sul ritorno a scuola dalle vacanze: bellissimo l’effetto descrittivo della nota artista melitese: ella ammette che il ragazzo possa prediligere i giorni al mare rispetto alla scuola, e li rimpianga, ma il divertimento sarà tornarci l’anno dopo, dopo appunto aver imparato tanto di più (bagaglio personale culturale) coi “bei voti”, e sarà un “ombrellone” più bello in riva al mare.

Opera scaricabile al seguente link: https://mega.nz/#!tchCFYqS!Ja6OvBR7d_g_lvNd_gr71qhw-A7cveBFdW0SzRsNieA

I due artisti si concentrano poi su un tema eccezionale: la modernità della tastiera, paragonata al classico utilizzo della penna, negli anni e da sempre. La tastiera non è un nemico, se usata come si deve e nel giusto. Scrivi e correggi subito senza dover mettere linee, tratteggi od altro: aggiungiamo comunque da parte nostra che prima della valorizzazione della tastiera e delle tecnologie moderne, è bene istruire con penna, per allenare a ciò che di base deve essere considerata libera espressione dell’individuo “non tecnologico”.

Excursus storico del dottore De Mellis nella terza opera: impressionante per esposizione il racconto al contempo essenziale ma dettagliato. Scuola di un tempo, altri mezzi, ma sempre istruzione. Marylon controbatte con una esposizione sugli antichi Egizi veramente notevole: tanta cultura nelle loro opere, anche incredulità da parte nostra nell’immaginare che tutto quello fosse possibile. Un popolo considerabile anche una civiltà “scolastica” per quanto hanno fatto e magari provato ad insegnare ai posteri.

Massimo poi ricorda la scuola “elementare”, ora “primaria”: era bella, forse più bella di oggi. Per tanti aspetti. Ma tale ricordo, secondo il nostro giudizio, deve far sì che tanti insegnanti siano stimolati a farla bella come era ieri. Purtroppo oggi molti valori dell’ex “elementare” sono persi, per sempre. Non è questa la sede per analisi approfondite, ma l’esposizione mellisiana qui un poco ci ha commosso.

Marylon grandissima dal canto suo controbatte con la figura femminile d’un tempo della maestra “rigida”, tutta di un pezzo, oggi forse non esiste più. E infatti. Esiste la maestra ma tale figura purtroppo ha perso quel valore di sacralità. Sia ripristinata tale figura, è il nostro auspicio, ma oggi come oggi almeno il ricordo ce lo possiamo conservare.

Il gessetto e la lavagna: emozioni degli strumenti del mestiere, a cura di Massimo. Riscoprire questo anche per riscoprire una bellezza, tanto scontata che a volte pare quasi non doversi citare, ma quale grave errore maggiore di questo sarebbe farlo...

E i giochi, le parole, sapiente raccolta di Marylon (soprattutto) e Massimo: imprescindibile il valore del gioco in sé. Anche arzigogoli dotti, nella loro semplicità: telestico, leggere le lettere finali di ogni verso per tirare fuori la parola che racchiude quanto descritto. Davvero un’arte senza fine quella del comporre e scomporre con lettere le parole: mi piace sottolineare tutto questo perché la signora Longobardi è un mito.

Segue un componimento sugli scolari di oggi, certo diversi da quelli di ieri, scolari molto differenti, ma altrettanto da nobilitare e valorizzare, possono avvalersi di strumenti che ieri si sognavano: l’importante è utilizzarli nel modo giusto per il fine didattico, e tutto sarà pure migliore. Ma il concetto base di scuola deve esistere a prescindere da questo.

Marylon controbatte con l’importanza della compagnia senza guardare ad altro: brava, valore aggiunto importantissimo. Tanta cultura, scambio interculturale, frequentazione tra persone di mondi diversi, quasi opposti, oggi è possibile, ieri no, le classi ieri erano “classi” con concetto differente: oggi invece tanti bambini e ragazzi insieme da ogni parte del mondo sono un patrimonio che arricchisce. Sta all’insegnante spiegare anche questo.

La penna ci guida, Marylon sapientemente ancora illumina: prendiamo una penna e scriviamo, senza stare a pensare troppo cosa. Poi verrà il tempo della tastiera, ma prima la penna... e Massimo s’unisce all’appello parlandoci della biro, una penna tra le più note che prende nome dal suo inventore. L’avreste mai detto? Il gioco delle parole è anche sapere perché si dicano proprio in quel modo.

Marylon Queen, regina dell’insegnamento ci viene poi incontro con un “modulo” che non è una navicella spaziale, ma sicuramente un accessorio per l’insegnante “culturale”: tanti moduli, lavoro e anche fatica, per offrire ai ragazzi obiettivi comuni e traguardi da raggiungere. Un pool di insegnanti, un modulo, la scuola oggi, forse ieri era diversa, ma questo non ci interessa.

Massimo a questo punto descrive la maestra di oggi: anch’essa sicuramente calata nella realtà tecnologica con tanti nuovi strumenti a disposizione: darà il meglio per spronare gli alunni. Segue il topino mouse, ancora Massimo controbatte con una simpatica storiella su un accessorio utilissimo quale il mouse, nella descritta figura di un “topolino”. Il poeta si sofferma ancora poi sulla valenza della tastiera, da non disdegnare e da apprezzare.

LIM: Lavagna interattiva multimediale, a due mani descritta da Massimo e Marylon, qui lo scrivente deve ammettere che purtroppo non la conosceva ma capisce perfettamente cosa sia, e beate le scuole che ce l’hanno, perché immagino molte realtà senza. Essa ti aiuta e il gesso è andato: tristezza da un lato, il passato è soppiantato. Ma la sfida del futuro è che LIM possa essere per tutti sinonimo di LAVAGNA senza aggiunta d’altro. La scuola nei veri valori va avanti, si trasformano gli utensili, gli accessori, ma il concetto di insegnamento permane, come detto.

Grandissima Marylon a descriverci la figura del “bidello”, oggi suona quasi offensivo, si deve dire, credo giustamente “collaboratore scolastico”, perché questi aiuta in diverse mansioni il personale presente già nell’istituto. Per noi di una certa età comunque il ruolo del bidello, che neanche si offendeva a chiamarlo così, è bello che andato: custodiremo nelle nostre menti i ricordi di questi bravi personaggi della scuola d’un tempo, e oggi, massimo rispetto, tutti sono collaboratori!

Marylon ancora efficace con una breve opera sul “banco”, quasi personificato. Anche lui sarà triste d’estate essendo sempre vuoto, ma se avrà avuto un “ragazzo” molto vispo, vivace, bravo ed attento, porterà il ricordo per i tre mesi di vuoto, e a settembre lo riabbraccerà con calore, tanto quasi da farlo sentire ancora in vacanza.

In chiusura, un saluto dedica con l’augurio che queste parole possano far riflettere, magari prendendo un libro in mano si avrà il concetto di scuola e tutto sarà piacevole e non visto come un obbligo. Questo per me il primo intento, nobile e direi riuscito, dell’opera. Valorizzare l’importanza della scuola e al contempo far dare il massimo ai ragazzi. In gioco ma con la massima serietà, pensando anche agli strumenti di un tempo.

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