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Mercoledì, 26 Settembre 2018 08:39

Convention dei Popolari per l’Italia il 6 ottobre al Teatro Golden di Roma. Intervista all’avv. Antonfrancesco Venturini

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Intervista all’avv. Antonfrancesco Venturini, del Comitato di Presidenza e Coordinatore del Lazio del partito.

Avvocato, quali sono i temi che affronterete nella Convention del 6 ottobre che si terrà al Teatro Golden di Roma?

“Abbiamo denominato l’incontro “Oltre l’Unione Europea: per la rinascita di un’Europa dei Popoli e delle Nazioni” per iniziare a parlare del futuro dell’Europa unita e per interrogarci su quale debba essere il posizionamento del partito nello scenario europeo e nazionale.”

Ci dà qualche anticipazione?

“Il Santo Padre ha chiaramente detto che non siamo in un’epoca di cambiamento ma in un cambiamento d’epoca e come tale esso va affrontato con schemi totalmente nuovi ed in quest’ottica ritengo che vada inquadrata la questione relativa al posizionamento ed alle scelte politiche di chi come noi si sente profondamente legato alla cultura del popolarismo.

E’ bene renderci conto che in questa nuova epoca nulla sarà come prima e le elezioni europee sono alle porte, elezioni dove non ci sarà più la obsoleta distinzione tra sinistra, destra o centro, ma, sia pur con estrema semplificazione di fenomeni di per se’ complessi, tra chi è per questa Europa, anche se con timide rivisitazioni, e chi è per una nuova Europa dei popoli e delle nazioni, in cui avranno maggior peso le sovranità nazionali.

Dicevano i latini tertium non datur ed una scelta qui va fatta netta, precisa e senza tentennamenti, altrimenti si rischia di rimanere in un pericoloso limbo e destinati all’irrilevanza.

Questo sarà certamente un tema di discussione.”

Lei come la pensa?

“Credo che anche l’Europa debba essere concepita uno strumento per risolvere i problemi della gente e non una pesante sovrastruttura, i cittadini chiedono soluzioni alle proprie esigenze di persone normali, farsi una famiglia, avere un lavoro, poter accendere un mutuo per compare casa, essere sicuri nelle proprie città, non essere oppressi da una burocrazia asfissiante e da tasse estorsive, potersi curare al meglio, avere giustizia in tempi rapidi se si subiscono torti. Non è più tempo per la classe media di abbassare lo sguardo, girarsi dall’altra parte, non impicciarsi, è necessaria una decisa presa di posizione, un estremismo dei moderati che risponda realmente alle esigenze della gente vera.

Per questo abbiamo bisogno di un’Europa dei popoli che non si preoccupi tanto delle caratteristiche dei molluschi nostrani, ma piuttosto della tutela dei propri confini, dello sviluppo delle proprie aziende proteggendole da una concorrenza spietata di Paesi dove il costo del lavoro è basso a scapito dei diritti sociali, di un vero equilibrio economico con reciproci aiuti tra i partners, di una politica fiscale e di difesa comune, dove ogni Stato abbia la sua dignità nazionale ed in particolare il nostro abbia il ruolo centrale che gli spetta.”

Come vede il quadro attuale?

“Certo la situazione è alquanto complicata, visto che non mi sembra vi sia piena chiarezza in entrambi i fronti sulle due questioni di base: l’individuazione del leader e la definizione del progetto politico.

Da una parte mi sembrerebbe singolare la leadership degli “europeisti” nella persona di Macron, che mi appare più come un nazionalista convinto abbagliato dalla grandeur francese, molto più del nostro Salvini o della nostra Meloni, la Merkel, poi, ha i suoi problemi interni con le nuove tendenze della destra tedesca che potrebbe portarla a fare scelte diverse. Comunque la situazione è di difficile lettura. Dall’altra parte c’è Orban, che, però, rappresenta un Paese di un peso specifico decisamente inferiore all’Italia, mentre la Le Pen esce da una tornata elettorale non positiva.

Restano i leader nostrani come la Meloni e Salvini, molto apprezzati dal vulcanico Steve Bannon che, di recente, ha focalizzato l’attenzione “mondiale” proprio sull’esperimento di governo “populista” del nostro Paese.

Sul progetto, poi, quello “europeista” veramente mi è oscuro, sul fronte sovranista si vede maggiore chiarezza, in ogni caso qui viene il punto del nostro contributo, credo che le nostre radici culturali fortemente radicate nel popolarismo, la nostra visione di Europa e delle singole sovranità nazionali con le proprie identità, il nostro credo nella centralità della persona e della famiglia, nell’ importanza dei corpi intermedi e della sussidiarietà, nonché la nostra ferma pretesa di valorizzazione delle nostre radici classiche e giudaicocristiane, che costituiscono un freno all’evidente tentativo di sottomissione da parte di altre culture maggiormente identitarie, siano un elemento imprescindibile per un’area conservatrice, chiamiamola, utilizzato la categoria italiana, di centro destra.”

Veniamo, quindi, a casa nostra. Come si posizionerà il suo partito nel quadro nazionale?

“Anche questo argomento sarà tema di discussione nell’incontro del 6 ottobre. Io credo fermamente che il nostro Paese abbia bisogno di crescere politicamente e la maturità ritengo si raggiungerà quando avremo un grande partito di centro sinistra ed un grande partito di centro destra. Il nostro campo di azione è quello del centro destra, per cui ritengo che dovremmo lavorare nel senso di facilitare il più possibile il raggiungimento dell’obiettivo del partito unico, che abbia molte anime ma che trovi la sintesi su valori comuni e condivisi, il percorso appare al momento ancora lungo, ma non dispero, in politica spesso in poco tempo succede quello che non è successo per anni.”

Secondo lei come dovrebbe essere un partito del ventunesimo secolo?

“L’evidente scollamento tra i cittadini e la politica, la sempre più evidente scarsa competenza di molti rappresentanti del popolo a livello nazionale e locale, rende quanto mai urgente un processo di rinnovamento delle strutture di partito volte a rinsaldare il rapporto tra elettore ed eletto utilizzando il concetto di rete, che deve essere il punto focale della politica 4.0 del terzo millennio, per ottenere il risultato necessario per noi tutti rappresentato dal buon governo.

La comunicazione politica congeniale alla natura del partito di (obsleta) tradizione europea, è quella che procede dal partito verso l’opinione pubblica sia per chiederne il consenso che per orientarne gli atteggiamenti e le decisioni.

Una comunicazione che oscilla per sua natura tra la propaganda e l’indottrinamento.

Nella cultura del tradizionale partito politico europeo c’è pochissima attenzione alla comunicazione dal basso all’alto, dal fuori al dentro, perché essa si muove nella logica della militanza e dunque affida innanzitutto agli attivisti il compito di ascoltare le esigenze della società e di riportarle all’interno del partito insieme al compito di essere il tramite comunicativo delle decisioni assunte dal partito presso la società esterna.

Non ci vogliono molte parole per sottolineare quanto tutto questo sia profondamente lontano e addirittura opposto al mondo di Internet ed alla comunicazione così come essa viene intesa sulla rete. Non vi è dubbio infatti che la rete sia di per sé uno strumento che libera le energie individuali e, tanto più nelle sue evoluzioni più recenti fondate tutte sui sistemi peer-to-peer, si basa su una comunicazione di natura circolare, finalizzata a mettere le persone in contatto le une con le altre.

Un mondo comunicativo che affida al concorso di tutti gli utenti della rete la formazione delle idee e della stessa opinione collettiva.

Qualunque sia il termine con il quale noi vogliamo definire la democrazia della rete (c.d. democrazia liquida) quello che è certo è che essa è e sarà sempre di più profondamente diversa da ogni forma di democrazia che abbiamo finora conosciuto.

Di fronte ad un cambiamento così radicale, sembra davvero che il nostro sistema (o mondo) politico sarà del tutto inadeguato se non fortemente rinnovato.

Parlare di Internet e partiti non significa certamente parlare soltanto di aspetti organizzativi dei partiti né significa esplorare nuove forme di comunicazione politica. Significa infinitamente di più. Significa parlare di democrazia e di cosa sarà la democrazia nei prossimi decenni, quando le nuove generazioni degli Internet natives irromperanno definitivamente sulla scena politica.

Significa scoprire anche per questa via che tutto sta cambiando intorno a noi, ma che proprio per questo, mai come oggi occorre dare il nostro contributo con grande impegno, umiltà e solida determinazione.

In questa ottica è in corso di studio e definizione un progetto pilota innovativo da parte dei Popolari per l’Italia del Lazio, per sollecitare tutti coloro che vogliono mettersi in gioco nell’interesse della collettività, in modo serio e onesto.

 

Il percorso ipotizzato, partendo da una solida base progettuale ed utilizzando le piattaforme di rete, intende adattare il partito in modo che possa dare risposte collegialmente con i cittadini, con l’intenzione di trasformare le necessità e le buone idee in realtà, con il diretto supporto attivo di tutti coloro che vogliano partecipare, rendendo possibili tutte quelle iniziative atte a sviluppare l’economia locale, autosostenendosi in modo equo e solidale, riportando la politica sui corretti binari della reale rappresentanza popolare e rilanciando l’immagine di un innovativo servizio per i cittadini che fa della programmazione e pianificazione il proprio dogma.”

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