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Lunedì, 01 Ottobre 2018 06:24

Quella dei piloti italiani in Formula 1 è una storia povera di successi. Il caso Giovinazzi

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Antonio Giovinazzi correrà con la Sauber, motorizzata Alfa Romeo, a partire dalla stagione 2019. Il pilota pugliese è stato scelto dalla scuderia svizzera per ricoprire un ruolo da protagonista accanto a  Kimi Raikkonen

Antonio Giovinazzi compirà 25 anni il prossimo 14 dicembre e finora è stato impiegato solo come terzo pilota della Ferrari e della Sauber. Con quest'ultima ha esordito in Formula 1 nel marzo 2017 nel GP d'Australia; chiamato a sostituire un infortunato Wehrlein, ottenne il dodicesimo posto.

Giovinazzi potrà finalmente gareggiare da titolare e segnerà il ritorno di un pilota italiano nel Circus dopo otto anni di assenza. Gli ultimi a sfrecciare con le monoposto sono stati Jarno Trulli e Vitantonio Liuzzi che hanno chiuso entrambi la carriera sul circuito di Interlagos, in Brasile, il 27 novembre 2011.

Sono tante le speranze riposte in Antonio Giovinazzi per rilanciare il tricolore nella Formula 1, un connubio che ha portato pochi successi in 68 anni. E pensare che il primo Mondiale del 1950 lo vinse proprio un italiano, Nino Farina, con l'Alfa Romeo 158. Disputò 7 campionati, partecipando a 35 gare e vincendone 5 con altri 20 podi festeggiati. Farina sarà anche ricordato per il particolare vezzo di correre con un sigaro in bocca.

Il più grande rimane Alberto Ascari che ottenne due titoli consecutivi nel '52 e nel '53 al volante della Ferrari. 32 i GP disputati con 13 vittorie e 17 podi, considerando anche i Mondiali passati alle dipendenze di Maserati e Lancia. Sono questi gli unici successi italiani nella storia della competizione iridata di F1.

Su 93 piloti che hanno disputato almeno una gara, solo 15 sono riusciti a vincere un Gran Premio, e pochi quelli che hanno combattuto un'intera stagione per il primo posto in classifica.

Dagli anni ottanta, a sfrecciare sull'asfalto dei circuiti con discreti risultati troviamo:

Elio De Angelis che ottenne il 3° posto nel 1984. Vinse solamente 2 Gran Premi su 109, e salì sul podio 10 volte.

Andrea De Cesaris fece ancora meno. Il miglior piazzamento è un 8° posto nel 1983. Nella sua lunga carriera partì dal semaforo verde in 214 occasioni ma non arrivò mai primo al traguardo.

Alessandro Nannini disputò solamente 5 stagioni e ottenne al massimo il 6° piazzamento nel 1989 con un solo GP vinto in Giappone.

Nella lista figurano anche due vicecampioni del mondo:

Riccardo Patrese sfiorò il titolo nel 1992, ottenendo un primo posto e piazzandosi al secondo in 6 occasioni. Per lui ci sono 6 Gran Premi vinti su 257 gare.

Michele Alboreto, con la Ferrari, non vinse il Mondiale 1985 per un soffio a causa di 4 ritiri nelle ultime gare che consegnarono il successo ad Alain Prost per soli 20 punti. In carriera su 215 GP disputati è passato per primo sotto la bandiera a scacchi per 5 volte.

L'ultimo italiano a vincere un Gran Premio è stato Giancarlo Fisichella nel 2006. Il pilota romano tagliò per primo il traguardo nel GP di Malesia con la Renault. 3 in totale le gare vinte su 231 disputate.

Prima di lui salì sul gradino più alto del podio anche Jarno Trulli nel GP di Monaco del 2004 e sempre con la scuderia francese; l'unico successo in carriera per l'abruzzese su 256 gare.

Ora spetterà ad  Antonio Giovinazzi far suonare l'inno di Mameli al momento delle premiazioni. Il giovane di Martina Franca , scelto e portato a Maranello nel 2016 dall'allora presidente Ferrari Sergio Marchionne , spera di ottenere quei successi che da troppo tempo mancano all'Italia a quattro ruote. (agi marco melli)

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