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Sabato, 20 Ottobre 2018 06:04

Taranto - "Creativamente" con Polis, una bella performance di teatro sociale

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“Uno spazio pubblico informale per non attori”, così la dottoressa Giusi Boccuni ha presentato Polis verso un'integrazione possibile, ieri sera, nella stupenda cornice di Palazzo Pantaleo in città vecchia che abbiamo voluto mettere in copertina.

 

 

Tale precisazione era a premessa della "performance di Teatro Sociale" posto come ingrediente dell'iniziativa. Premessa d'obbligo, che doveva soddisfare quanti (due signore) avvicinatesi per seguire l'evento chiedendo: "Dove si fanno i biglietti?" Hanno a metà abbandonato la sala, che essendo gremita non ha sofferto granché.
In effetti, la presentazione della Boccuni, responsabile dell'associazione scientifica, culturale, terapeutica "Creativamente" di Taranto, ha chiarito che si tratta di un saggio finale di un percorso di terapia psicologica che i partecipanti, giovani e meno giovani, hanno attraversato per un anno sfociando, come espressione comunicativa, nel training teatrale con la partecipazione di Roberto Giacoia regista e animatore teatrale che opera nel barese. Un operazione ben riuscita che ci va di descrivere brevemente.
Cos'è Polis, si chiede la psicologa, se non il senso di comunità di individui che non si parlano, non comunicano. Ma qual'è il vero ostacolo che impedisce l'integrazione? La scarsa conoscenza di sé che porta ad aver paura dell'altro, del diverso, come se dall'esterno possa giungere qualcuno a occupare uno spazio dentro di noi lasciato vuoto. 
 

 

 

In realtà, la nostra vita è piena di esempi di questo lacerante mondo virtuale dove molta solitudine mostra di sé facce sorridenti e situazioni vuote senza una vera interazione umana e la non accettazione degli altri, specie se sono davvero diversi da noi, finanche per etnia. 
"Se una notte d'inverno un viaggiatore" è uno straordinario romanzo di Italo Calvino, in cui c'è il viaggio e il continuo ritornare indietro nella lettura a mutare racconto, per tentare di comprendere la realtà. Questo libro mi veniva in mente mentre vedevo i "non attori" rappresentare il viaggio in autobus dove, si incontrano sette sconosciuti. 
I quali passano da una situazione apparentemente normale, ognuno chiuso a doppia mandata dentro il suo mondo, a situazioni sempre più eccezionali: la fermata improvvisa, l'assenza di luce, la mancanza di cibo, fanno attraversare tutti gli stadi della paura, dei conflitti, del caos, per approdare alla fine alla consapevolezza di sé. Una modalità espressiva efficace, in una scenografia essenziale dove protagonista assoluto è il corpo e quale strumento scenico una sedia e poi il corredo multimediale di video e musica. 
Dal punto di vista scenico, la performance teatrale è pienamente riuscita e, c'è anche quella dose di bravura scenica che lo spettatore attento apprezza, considerando a 360 gradi l'evento culturale, premesse comprese. Ottima la regia di Roberto Giacoia, spesso impegnato come ci riferisce in laboratori di vero teatro e che, stavolta, ha voluto portare la sua arte fra persone impegnate in un recupero terapeutico che hanno voluto mettersi a nudo pubblicamente.
Ecco, quando la consapevolezza di sé giunge al traguardo, diventa facile il rapporto con gli altri, perché dentro di noi non ci sono più ostacoli e anche la comunicazione vince su tutte le paure. 
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