ANNO XVIII Aprile 2024.  Direttore Umberto Calabrese

Sabato, 27 Ottobre 2018 00:00

A private war di Matthew Heineman

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Se le guerre durassero 110’ non ci sarebbe spazio per lacrime e film. Dal 22 novembre al cinema la storia di Marie Colvin, giornalista del settimanale britannico The Sunday Times (1985 al 2012).

Inviata di guerra ricordata per il suo coraggio. Ha fatto luce in medio-oriente da Gheddafi, in Libia, ad al-Assad, in Siria. Ultimo viaggio a Homs 2012. Ultima diretta per urlare la verità delle “menzogne del regime siriano”. Poi, fu uccisa. Morì anche Rémi Ochlik (fotografo francese). Paul Conroy, sopravvissuto, raccontò quegli ultimi istanti.

Il cast di Heineman deve raccontare una storia fatta di tenacia e resistenza psico-fisica. Il diritto di cronaca è Marie Colvin (Rosamund Pike); un ex marito convenzionale David Irens (Greg Wise); un editore ambizioso Sean Ryan (Tom Hollander); l’antagonista professionale Kate Richardson (Faye Marsay); l’amica del cuore Rita Williams (Nikki Amuka-Bird). E gli specchi: Paul Conroy (Jamie Dornan) collega fidato e apprezzato e Tony Shaw (Stanley Tucci) alter ego sentimentale.

Il film (prodotto da Acacia Filmed Entertainment, Thunder Road Pictures, Denver and Delilah Productions, Kamala Films, Savvy Media Holdings e distribuito da Notorius Pictures) più che una storia di eroismo è una pratica d’introspezione professionale da stress prost-traumatico.

Marie, una donna libera, indipendente, idealista, caparbia e sensibile, crede che la missione del giornalista sia raccontare la verità. Documentare gli accadimenti evitando manipolazioni dalle parti interessate, politica o economica. Tra le bombe che scuotono le poltrone della sala si vive una realtà virtuale fatta di sangue, morte, pianto e profonde ferite. Fra le macerie delle città, che crollano a suon di lanciarazzi, si spengono le storie e i sorrisi per far spazio alla disperazione, la paura e l’abbandono.

Fu la prima giornalista straniera a varcare i confini dello Sri Lanka occupato dalle Tigri Tamil. L’impresa la porta a documentare una crisi umanitaria che riguarda ben 500 mila civili e le costa l’occhio sinistro, quello del cuore, raggiunto dalle schegge di un missile mentre si addentrava nella zona assediata dai militari. Non è bastato a farle abbandonare il giubbotto antiproiettile. Bendato l’occhio di nero, si trasforma in una pirata dell’informazione assaltando le scorribande di potere a discapito delle vite umane. Fa conoscere al mondo le punizioni ordinate da Gheddafi e inflitte dai suoi soldati in Libia per il peccato d’insurrezione. Lo stupro collettivo. Più di mille ragazze violate sotto lo sguardo di Allah. In Iraq persegue le tracce di una fossa comune, lontana dalle avanzate dell’esercito Americano contro Saddam.

Fermata con Paul, conosciuto da poco e già complice, convince gli agenti di essere due operatori umanitari che aiutano i medici volontari e supera lo sbarramento. Predispone una squadra locale per scavare nel luogo del presunto eccidio dove corpi e vestiti, in decomposizione, si susseguiranno copiosi nel ritrovamento.

Ancora inchiostro nero e strazianti storie di dolore. Madri di una società fantasma. D'altronde i militari le avevano detto: “non servono dottori dove state andando!”. Descrive l’orrore della morte senza volto e senza tempo inflitta ai civili per il controllo geo-economico. A Falluja torna indietro per documentare 28 mila persone assediate sotto i bombardamenti. Vocazione professionale e repulsione agli abusi le assegnano spiccata sensibilità e istinto da ribelle che, a Homs, la fanno insorgere contro le menzogne di al-Assad sulla questione siriana. I suoi colpi di penna spaventano più delle bombe e scoperchiano verità occulte. E si sa non si è mai soli nel baro! Così la controffensiva le ruba l’inchiostro. Però… per sempre.

Oggi, forse, ne avrebbe scritte delle belle su: finanza, amicizia Thrump-Putin, giochi olimpici e coree, capitalizzazione, internazionalizzazione economica, scandalo Facebook, emergenza rifiuti e quella climatica. Oppure no! Forse, avrebbe impiegato il suo tempo a rendere liberi i mestieranti d’informazione nella speranza di un mondo meno bugiardo e migliore!

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