American Animals è film dalla geniale costruzione e tematica. La scrittura scandisce lo spazio scenico e sa tenere inchiodato alla poltrona lo spettatore tra ansia, curiosità, incredulità e umorismo. Racconta la noia e la voglia di distinguersi tipiche dell’età giovanile. Anni in cui tutto sembra semplice e possibile ma dove un istante può cambiare radicalmente la propria vita.
L’audace sfida del documentarista di successo (l’impostore/ the imposter) era ancora comprendere. Perché dei ragazzi istruiti e di famiglie benestanti avessero deciso di commettere un furto di libri antichi nella biblioteca “Kentucky University” appariva un mistero. Perciò per Bart cambia la struttura narrativa ma non lo sguardo del ricercatore. Lo dimostra anche in conferenza stampa quando spiega dettagliatamente come fosse riuscito a convinvere le famiglie a collaborare affinchè la storia fosse raccontata. L’assurdità mette il documentarista direttamente in diaogo con il suo alter ego e personaggio della storia. Due Warren (Evan Peters – Spencer Reinhard), due Spencer (Barry Keoghan – Warren Lipka), due Eric (Jared Abrahamson – Eric Borsuk), due Chas (Blake Jenner – Chas Allen). Quattro se stessi che guidano nel racconto della loro storia, nella comprensione delle motivazioni, nella condivisione delle emozioni e nel sostenere il peso delle vittime: se stessi e le proprie famiglie. La leggerezza dell’attimo e l’ebrezza dei soldi facili, dispensati dai sacrifici, guidano verso l’egoismo e il cambiamento. 7 anni di reclusione aiuteranno a maturare la follia dell’impeto di invincibilità. Solo la gioventù la conosce e talvolta la paga. Una splendida fotografia restituisce spessore alle situazioni e accompagna gli umori, fondendosi con le attente e precise note a cura di Anne Nikitin. 116’ prodotti da AI Film, Film4, Raw Productions.
Il Vizio della Speranza è un film anticonvenzionale tra verismo e fiabesco. Certo un racconto a metà della selva oscura, dove la protagonista è una sorta di Caronte che accompagna le vittime alla porta dell’inferno. De Angelis scrive, con Umberto Contarello, un racconto a tratti innovativo, come le vignette di un manga giapponese, e a tratti antico, come il racconto del nuovo testamento. Seglie un luogo abitato da reietti e gente di malaffare. Castel Volturno è la perfetta ricostruzione del vizio. 25 milioni di abitanti e 25 mila irregolari. Un rifugio di peccatori. Esseri umani che cercano un luogo dove sia possibile ricominciare a vivere sfuggiti dalla fame, dalle guerre o da semplici fallimenti.
Un luogo dove possa esserci speranza nonostante l’assenza d’ossigeno e le difficoltà dei boss locali. Dove arriva il mare si può sognare e accrescere i desideri. Ma il desiderio è sempre orientato al benessere – sottolinea il regista – alla voglia di avvere di più e stare meglio.
Qui le storie sono scritte sui corpi, senza presentazione dei personaggi, le cicatrici del passato sono sbattute in faccia allo spettatore che non può che partecipare. Un fiume, una barca, un cane, un cavallo e la compravendita di neonati. Nel purgatorio filmico, costruito da Edoardo, il controllo delle anime è affidato a una madame ingioiellata e Maria è la sua traghettatrice preferita.
Un utero malsano, un uomo caluniato e una ragazzina offesa saranno la chiave di lettura del film. Percorreranno insieme la via della resurrezione. Una nuova nascita, il miracolo della famiglia e della sacralità della speranza.
Ottime le interpretazioni di: Pina Turco (Maria), Massimiliano Rossi (Pengue), Marina Confalone (zi’Mari), Cristina Donadio (Alba), Nancy Colarusso (Virgin) e a seguire Odette Gomis, Juliet Esey Joseph, Mariangela Robustelli, Jame Bobkova, Yvonne Zidiouemba, Marcello Romolo, Demi Delicata, Nancy Colarusso e Imma Mauriello. Una vera e propria keresse dell’integrazione, dallo schermo alla prima in sala con il pubblico. La partecipazione, l’incontro e la sorpresa per gli spettatori disseminano un’atmosfera magica. È la coinvolgente musica di Enzo Avitabile a fare il miracolo. A suon di tamburo e con le voci delle interpreti la platea si accende. Un momento che ricorda quelle note di regia: “Castel Volturno è un organo secondario, è la milza d’Italia. La milza la puoi pure buttare via se proprio devi ma pensaci bene perché ti serve”.
Che sia un tributo alla condizione sociale internazionale di questo momento è possibile. Gli ultimi cercano di sparire poiché fragili e i prepotenti puntano l’indice, ingioiellato, sui pulsanti della regia per decidere cosa accendere e cosa disattivare.
Per la sezione parallela Alice nella Città:
Miglior Film - Jelly Fish di James Gardner
Menzione Speciale - Ben is Back di Peteror
Miglior Attore - Thomas Blanchard – The Elephant and the butterfly di Amelie Van Elmbt
Giuria Opera Prima – My Movies
Primo Premio a The Hervesters di Etienne Kallos
Menzione Speciale Miglior attrice a Liv Hill – Jelly Fish
Premio Roma Lazio Film Commission
Go Home – Luna Gualano
Concorso Internazionale
Beauty di Nicola Abbatangelo
Dal Corto al lungo – Leone Film Group
Il mondiale in piazza di Marco Belardi
Istant Stories Alice – Cinemotore Award
Another Me di Ilaria Marchetti
Il 2018 segna il successo anche per la Festa che in dieci giorni raccoglie un bottino di successi, indici tutti in crescita. 266 proiezioni, 91 film, 31 Retrospettive ed Omaggi, 30 Paesi rappresentati, 4 sale all’Auditorium, 10 nella città e 72 Partner. Tutto per un incremento del 6% che, considerando l’ampiezza delle sale utilizzate potrebbe essere stimato del doppio – secondo il Direttore Artistico.
Anche la Stampa fa la sua parte con un incremento dell’1% di articoli su quotidiani nazionali e locali; un più 2% per gli articoli web; più 1% servizi TG nazionali e locali, trasmissioni TV e radiofoniche; più 13% articoli e servizi su media internazionali. Voce anche ai social che rispondono come di seguito. Facebook +12%. Twitter +13%. Instagram + 48%. YouTube +30%. Anche il pubblico risponde meglio con un più 20% per l’assegnazione del premio BNL (età media dei votanti 40 anni, 43% uomini, 56% donne). L’arrivederci al prossimo anno.