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Giovedì, 08 Novembre 2018 03:59

Trump resiste all’onda blu, ma ora è nella palude dell’anatra zoppa

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Il Presidente Trump ora è quella che in gergo si definisce “anatra zoppa”: non ha più la maggioranza in entrambi i rami del Congresso e dovrà scendere a compromessi sui Democratici se vorrà far passare le sue riforme.

La Camera peraltro ha dei poteri ispettivi che – anche senza arrivare alla richiesta di impeachment per il Presidente – può mettere in difficoltà l’Amministrazione. Da oggi quindi il corso della presidenza Trump è destinato a cambiare.

Questa la verità sulla quale misurare il successo di una elezione. Certo a Obama accadde peggio, perse la maggioranza in entrambe le camere e questo conferma che gli Usa sono una grande democrazia.

Per il resto, nelle news dell’epoca di Obama, così com’è accaduto ieri, dopo otto anni i democratici si riprendono la camera (allora furono i repubblicani a tornare dopo otto anni), con il ritorno dell’italo-americana Nancy Patricia Pelosi alla presidenza di quel ramo del parlamento Usa.

Quello che è successo è praticamente questo: l’imprevisto che smentisce tutti i sondaggi e le previsioni unanimi degli analisti sembra essere rimasto – per ora – un caso confinato all’elezione di Trump nel 2016. Questa volta le elezioni negli Stati Uniti sono andate secondo le attese: i Democratici hanno guadagnato molti seggi alla Camera, conquistando la maggioranza assoluta e strappandone il controllo ai Repubblicani; Repubblicani che però hanno mantenuto il controllo del Senato, persino aumentando il proprio “bottino

Il primo atto di Donald Trump, dopo le elezioni, mettere alla porta il ministro della Giustizia, Jeff Sessions. Lo scrive il presidente americano su Twitter. "Matthew G. Whitaker, capo di gabinetto al Dipartimento di Giustizia, sarà il facente funzione - aggiunge il presidente americano - la sostituzione permanente arriverà in futuro. Ringrazio Jeff Sessions per il suo lavoro".

"Caro signor presidente, su tua richiesta rassegno le mie dimissioni". Così inizia la lettera di Sessions, messo alla porta il giorno dopo le elezioni di metà mendato. La sua uscita di scena non è una sorpresa visto che Trump non gli ha mai perdonato il fatto di essersi astenuto dall'indagine sul Russiagate che per ora rimane sotto la giurisdizione del vice ministro di Giustizia, Rob Rosenstein. "Abbiamo agito con integrità portando avanti legalmente e aggressivamente l'agenda politica di questa amministrazione", ha rivendicato Sessions che tuttavia è stato licenziato.

Concludendo possiamo dire che l’esultazione fa parte dell’agire politico, riportarlo come notizia va bene a patto di non lasciarla così, senza commento. Altrimenti non si fa informazione. La realtà politica ora è che ogni atto del Governo Trump avrà l’ostacolo democratico; forzerà sui migranti o sul welfare o dovrà studiare un comportamento morbido? Perché ora si entra nella campagna elettorale per le presidenziali e il terreno è accidentato. (rdg)

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