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Domenica, 18 Novembre 2018 04:00

Al Belli nel TREND c’è A.T.T.I.L.A - Intervista post spettacolo a Elisa Benedetta Marinoni

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Prima nazionale per A.T.T.I.L.A. (ALL THE THINGS I LIED ABOUT – Tutte le bugie che ho raccontato) di Katie Bonna dal 16 al 18 novembre. Si inserisce nella rassegna TREND, il festival Nuove frontiere della scena britannica a cura di Rodolfo di Giammarco, giunta alla XVII edizione al Teatro Belli.

Lo spettacolo per la regia di Alessandro Tedeschi con Elisa Benedetta Marinoni è stato finalista agli OFFIES 2018 (premi del teatro indipendente inglese) e gode del patrocinio del Centro donne contro la violenza di Crema, con il quale l’interprete ha avuto diverse collaborazioni. Una traduzione per cui Elisa è volata a Londra per incontrare l’autrice e aggiudicarsi i diritti dello spettacolo. 

A.T.T.I.L.A. mette in scena un TED (Technology Entertainment Design) divertente, coinvolgente e d’introspezione sociale.  Un metodo di diffusione di conoscenza o pillole su svariate tematiche in streaming, ovvero a disposizione del mondo intero. Con il supporto intellettuale, prima, e di regia, poi, di Alessandro Tedeschi – suo compagno d’Accademia – sa che sta seguendo la strada giusta per trattare la rappresentazione della verità della menzogna. Il gaslighting è l’arte del manipolare. Una triste storia di bugie di un marito che vuole convincere la vittima, la moglie, di esser pazza. Il film utilizzato è del 1938 interpretato da Ingrid Bergman e Charles Boyer, in Italia “Angoscia”. Quest’ultima è la madre della menzogna, il movente pungolato dalla paura di macchiare la propria immagine pubblica e privata. Si mente per retaggio culturale, si impara da bambini e si raggiunge l’apice della necessità nelle relazioni sentimentali. Essere onesti è troppo pericoloso. Solidali verso la propria debolezza umana è meglio per gli altri. Menzogne!

Cercherò di mentirti con amore e mentirti onestamente. Questo spettacolo dimostra che noi non possiamo essere onesti. È facile farlo quando una cosa ti piace. Se vado a vedere lo spettacolo di qualche mio amico orrendo non ce la faccio a dirlo”.

Poi si parla dei manipolatori politici e tra l’arredamento minimalista scenico c’è uno schermo che trasmette l’anchorman per eccellenza, Trump. Poi l’interferenza di gaslighting italiano al volto di Matteo Salvini. Che entrambi sappiano giocare con il livello di verità della menzogna? O forse davvero una semplice interferenza!

L’attrice diventa produttrice. Fonda Bottega Rosenguild nel 2011 e Stefano Beni firma due suoi spettacoli (Le Beatrici, 2012, e Pecore Nere, 2016) con forte ascendente sulla crescita formativa, infatti dal palcoscenico Elisa sa che deve anche far ridere. Alla sua terza interpretazione di drammaturgia anglofona e al suo secondo lavoro di traduzione - il primo Tre Desideri – decide di stendere il tappeto rosso del TED e accompagnare il pubblico in un viaggio introspettivo di accettazione della propria anima bugiarda. Un mix di generi e di tematiche trattate tra lanci di palline, pistole ad acqua e urli razzisti. Un vero laboratorio dell’autocritica quando il tema è la violenza psicologica, sia di una donna dal proprio marito che di popoli interi dai leader politici

L’interpretazione di Elisa Marinoni è Benedettadalla sua freschezza, naturalezza e capacità di trasformazione. Una vera stratega dell’area scenica tra palco, platea e colpi di karate allo sgabello non perde mai di vista la storia, il pubblico. 

Uno spettacolo dalla regia ragionata e dall’interpretazione raffinata. Una storia di menzogne nell’era dell’umanità interattiva a pan d’immagine e di individualismi. Il TED dell’assurdo bisogno di credere ai mentitori e credersi buoni.

Lì dove la distanza cognitiva giustifica tutto è necessario mentire onestamente!

L’intervista post spettacolo a Elisa Benedetta Marinoni

La propensione alla menzogna è culturale?

Sì, è più facile rimanere onesti quando una cosa ti piace. Difficile andare dal medico che ti dice ti faccio pagare 50 euro senza fattura e dire no dottore vorrei 75 euro con fattura. Non siamo un Paese di grandi onestoni noi.  

Vi è un filo conduttore tematico nel susseguirsi dei tuoi spettacoli?

cerco il testo e lo faccio tipo segugio e non so… molta gente mi dice: come fai a trovare queste storie? Non ho un iter… ma certo che c’è un filo conduttore. C’è una sorta di non so come spiegarlo. L’amore è la base di questa ricerca ma se Lemons e Tre Desideri erano molto distopici con questo spettacolo ho detto okay passiamo dalla distopia alla costruzione di qualcos’altro. Non so ancora cos’è. So però che i precedenti erano passivi dal punto di vista della storia. Qui si racconta la storia, sì, ma ti vomita addosso tutta la vita. L’ho trovato un racconto trasversale. Cito l’omosessualità ma non parla solo di omosessualità, parlo d’amore ma non solo di questo… è un insieme di cose, è generale”.

Come è iniziata questa saga della drammaturgia britannica?

Ho iniziato a produrre nel 2012 un po’ perché ero stanca di stare a casa ad aspettare provini e ho scoperto che la produzione mi piaceva. Mia sorella ha vissuto 15 anni a Londra, dove ci sguazzo, e la drammaturgia inglese mi piace molto. Il passaggio sta nella verità della bugia. Quando leggo i testi dico ah okay questo si può fare! Mi è accaduto anche con gli altri testi e mi confronto con Alessandro Tedeschi, che è stato mio compagno di Accademia. C’è una bella energia e mi fido molto di lui, quando trovo dei testi voglio sapere cosa ne pensa.

Quali saranno le prossime piazze per A.T.T.I.L.A.?

Merignano e poi a Romanengo per il 25 di novembre “La giornata mondiale contro la violenza sulle donne”. Collaboro con il Centro di Crema e quando ho trovato questo testo gliel’ho fatto leggere e mi hanno concesso subito il patrocinio.

Al tempo del femminicidio tu parli di manipolazione e condizionamento con ironia.

Sì parlo della violenza psicologica che distrugge le vittime. Mi piaceva l’idea che non fosse un dramma nel dramma, non sopporto questi spettacoli dove l’interprete si dimena... forse perché sono cresciuta con Benni che mi ha trasmesso la lezione del falli ridere.

Il talk show come scelta drammaturgica?

Sì, La prima bozza era letterale, la fai male ma per averla, poi lavori di cesello, cesello e ancora cesello, e… e sono molto contenta dell’adattamento ottenuto.

Hai pianto. Erano lacrime di Elisa o sceniche?

ha pianto Elisa! E non riesco in una cosa del genere… non ce la farei mai. Mi insegna Tedeschi attore e regista straordinario che il segreto è trovare la cosa che muove in me il pianto e non mi discosto dal testo sinceramente. Non potrei fingere perché sarebbe essere disonesta nella disonestà. Invece sto cercando di far vincere la verità nella bugia. Ho preso questo testo e ho detto è mio perché Katie non poteva darmi i diritti, il suo agente non voleva. Sono volata a Londra e lei mi ha detto fai come vuoi sono con te!

Il bisogno di essere buoni porta a farci manipolare anche politicamente?

È una domanda a cui in questo momento non so rispondere perché essendo molto adesa a questo testo faccio finta di capire la situazione in Palestina e faccio finta di capire la situazione in Italia. Quello che so è che dopo aver fatto questo spettacolo, e averci sbattuto la testa, adesso riconosco un manipolatore da chilometri, sento la puzza, sui nostri politici… sono stati eletti con un voto di pancia, sono stati eletti con il gasliting promettendo e sostenendo. In politica cerco d’informarmi e mi rendo conto di essere sempre in difetto. Credo che dalla prima repubblica che non abbiamo più dei politici veri 

Tra le maglie dello spettacolo un’équipe di marketing della comunicazione politica? 

Sì sembra questo anche con la Brexit o con Bolsonaro che dice ad una giornalista “Lei signora è talmente brutta che non merita neanche di essere stuprata”. Bolsonaro un presidente che dice questo. Be’ Trump poche settimane fa ha detto a una giornalista “lei, lei? Faccia lei la domanda!” e lei ha fatto “ehm, uhm, ah” e lui “non sa cosa dire, be’ del resto non avrà un gran cervello”. L’ha detto in conferenza stampa! E noi siamo i più fortunati tra l’altro. Nell’essere goffi diventiamo pulcinella, dei personaggi da commedia della storia dell’arte. Non abbiamo un Bolsonaro né Trump… se avessimo avuto Mussolini allora devi arrivare alla violenza per conquistare la democrazia. 

Non si arriva alla condivisa privazione della democrazia in poco tempo.

Certo che no ma i Leader che abbiamo in questo momento non sono poi così intelligenti. 

“A.T.T.I.L.A. e l’assenza dei fili d’erba” è forse il frutto dei gaslighting del tempo 2.0 che si chiamino Bolsonaro, Trump o Salvini. Nel TED di Elisa Benedetta Marinoni e per la regia di Alessandro Tedeschi sono delle interferenze fra il livello che sostiene la verità della menzogna.

ALL THE THINGS I LIED ABOUT

di Katie Bonna

traduzione Elisa Benedetta Marinoni

con Elisa Benedetta Marinoni

costumi e elementi di scena Luappi Lab

disegno luci e tecnica Davide Coppo

ufficio stampa Giulia Taglienti

regia Alessandro Tedeschi

produzione Bottega Rosenguild e Caracò Teatro

con il patrocinio del Centro Donne Contro la Violenza di Crema

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