Siamo agli albori del secolo d'oro, Taranto aveva si anche la miseria, ma commercializzava l'oro giallo insieme a Gallipoli e invadeva l'Europa. Si può dire che questo santo con la sua vita occupi anche l'apice della presenza borbonica del Regno di Napoli e del bonapartismo. Ieri sera durante lo spettacolo svolto al Teatro Tarentum, si discuteva di questo povero, analfabeta che vive sessant'anni fuori da Taranto, venerato a Napoli come Padre Pio e che pur morendo tra miracoli evidenti - siamo già nell'era della diffusione delle stamperie e dei primi giornali - viene santificato dopo tantissimi anni. Ci sarà pure un perchè.
Difatti viene santificato dal papa Wojtyla solo 1996 quasi 184 dopo la sua morte e dopo 108 anni dalla beatificazione. Per tanti e forse troppi anni l'abbiamo chiamato Beato Egidio.
Siamo nell'applicazione rigida ed essenziale della religiosità francescana, la povertà assoluta dei frati minori scalzi (alcanterini) e così come accadde nel XX° secolo al frate Padre Pio di Pietralcina anche Frate Egidio subì la pressione della gerarchia e persino un processo per sedizione dovuta al seguito popolare che aveva nelle viuzze di Napoli. Anche San Francesco aveva il fiato della Curia sul collo, ma la sua fu una rivoluzione che piacque al Papa, e San Pio di Pietralcina era nel Novecento e la sua fama era mondiale. Il nostro Frate Egidio ferma a Napoli il suo clamore e in altro contesto storico. Ma la Chiesa deve chiarire al suo interno perché chi pratica la religione secondo il vangelo, anche in modo estremo, deve essere quasi considerato un eretico. Se dietro a un povero c'è il volto di Cristo è ora anche Papa Francesco a dirlo e pure lui è tacciato di eresia.
La compagnia dei Fliaci è riuscita a rappresentare la vita del giovane cordaio della città vecchia che comincia da piccolo a vivere in modo ascetico, con un carattere mite e caritatevole. Una bella rappresentazione storica con una bella scenografia che sicuramente mette in risaldo il teatro amatoriale.
Ma la città dovrebbe appropriarsi di più di questo suo figlio, per 80 anni considerato solo beato - Papa Pio IX il 24 febbraio 1868 lo dichiarò venerabile, mentre papa Leone XIII lo dichiarò beato il 5 febbraio 1888 - che ancora oggi non pare godere di grande partecipazione intorno alla sua figura. Per questo va bene questo tipo di rappresentazione teatrale che dovrebbe essere ripetuta più volte per far capire ai tarantini che hanno un santo espressione del popolo, finalmente.
Questa la sua storia, raccontata a teatro, alternando scene con personaggi che raccontano o preparando le reti per la pesca (a Taranto) o al bar con avventori che rendono cronaca la storia, A 24 anni la scelta di farsi frate. Fu accolto tra i Frati Minori Alcantarini della provincia alcantarina della Terra d'Otranto. Iniziò la vita francescana nel convento di Galatone, cambiando il suo nome in Frate Egidio della Madre di Dio. Alla fine dell'anno di prova, il 28 febbraio 1755, fece la sua professione solenne emettendo i tre voti cardini della "povertà", "obbedienza" e "castità", modificando il nome in Frate Egidio Maria di San Giuseppe.
Trascorse quattro anni presso il convento di Squinzano e, dopo una breve parentesi, nel convento di Capurso presso il santuario della Madonna del Pozzo, fu inviato a Napoli nel 1759 presso il convento di San Pasquale a Chiaia.
In Napoli, durante la sua lunga permanenza, compì molti miracoli portando sempre con sé un preziosa reliquia di San Pasquale Baylon (santo che fu guida per il giovane Egidio), tanto da essere chiamato dai napoletani O' Santariello.
Fra i numerosi prodigi, durante lo spettacolo i più ricordati sono la risurrezione delle anguille sulla spiaggia di Chiaia, la risurrezione della vaccarella Catarinella, ma soprattutto la resurrezione di un morto. Tutti questi miracoli che imposero la canonizzazione più per moto popolare che per convinzione della gerarchia ecclesiastica, difatti si fermò alla beatitudine. Solo 100 anni dopo la sua morte nasce la signora Angela Mignogna che nel 1937 ebbe un tumore intrauterino la cui guarigione gli valse la canonizzazione nel 1996.
Con lo spirito mai sopito del cordaio tarantino dovremmo sentire presente il nostro santo fra noi: è questo il messaggio di ieri con il refrain "amate Dio" che abbiamo ripetuto più volte e qui trovate più notizie.