Questo perché i libri è meglio leggerli e non sottoporli a presentazioni che sembrano talvolta più insistere sull’autore che sul contenuto della sua opera. L’affermazione dell’autore: “io non so nulla dell’Alzheimer” ha poi messo in ombra un lavoro di scrittura e un resoconto di sofferenza e di umanità che meritava ben altro.
Anche una discussione sull’Alzheimer sarebbe stata utile come presentazione, perché il libro è sostanzialmente questo: il racconto di questo malanno dell’invecchiamento, e non solo, del sentimento d’amore che non cessa con la malattia, dell’amicizia che fa a pezzi interessi professionali e proprio vissuto. Un romanzo breve che suggella affetti e si confronta con l’avanzamento della malattia. Lo stile è scerno di ridondanze, più incline alla cronaca dei segni e dei pensieri, delle foto sui mobili e tutto accade in queste visite continue, che scandiscono il destino inesorabile e attento a rubare affetti e memoria. La figura di Carlo, giornalista che parla in prima persona, è particolarmente dedicata a questa indagine sul problema dell'amico, in secondo piano la sua famiglia senza figli e lontanissima la sua redazione, quasi inesistente.
“Sull’altra riva” è un bel racconto di vita, preso dalla realtà, come spesso capita all’autore nella sua vita forense di legale delle famiglie, soprattutto è un libro che implicitamente denuncia l’indifferenza pubblica nei confronti di un male che andrebbe conosciuto socialmente e trovare maggiore solidarietà all’esterno delle famiglie e anche all’interno del parentado. Da leggere. (rdg)
La sinossi di copertina
Un professionista di successo rinuncia al proprio lavoro e alla propria vita per dedicarsi alla moglie colpita da Alzheimer. Ma è davvero una rinuncia? O è solo un'attenzione diversa a ciò che conta, un trasferirsi sull'altra riva e osservare con occhi differenti? A narrare, quasi in presa diretta, la storia di Bice e Francesco è Carlo, l'amico giornalista, che nell'amicizia e nell'attenzione e l'ascolto dell'altro trova più senso anche alla propria esistenza: se il dolore è una prigione, si tratta di scegliere di stare in quella prigione con tutto l'amore possibile.