I poliziotti hanno riportato 30 giorni di prognosi e nonostante ciò, si sono comunque presentati a lavoro per garantire il turno durante le festività. I fatti sono accaduti a Viterbo. Il giovane in escandescenze è stato fermato con l'ausilio di spray al peperoncino in dotazione alle volanti.
«Non smetteremo mai di ripetere quanto sia importante l'utilizzo del taser in simili circostanze - commenta Stefano Paoloni, Segretario Generale del Sindacato Autonomo di Polizia (SAP) - ridurre il contatto fisico con strumenti simili, tutela sia gli operatori che il fermato. Utile in questo caso si è dimostrato lo spray al peperoncino azionato da un agente delle volanti. La Polfer - conclude - ancora non ne è dotata ma sarebbe necessario, considerato l’alto numero di interventi in cui vengono chiamati.
Altro episodio è accaduto a Torino, dove poliziotti sono stati accerchiati da una cinquantina di Rom. Paoloni (Sap): «Condotta gravissima alimentata da senso di impunità»
«Quanto accaduto a Torino, in zona strada dell’Aeroporto, dove ha sede il campo Rom, è di una gravità inaudita. Non è la prima volta che la folla accerchia una pattuglia per ribellarsi ai controlli. Queste gravi condotte sono alimentate dal senso di impunità che caratterizza queste persone, soprattutto i minori».
Commenta così Stefano Paoloni, Segretario Generale del Sindacato Autonomo di Polizia (Sap), quanto avvenuto la scorsa notte, mentre una pattuglia fermava un minorenne di etnia Rom alla guida di un’auto, sulla quale viaggiavano altri due minori con il quali aveva appena perpetrato un furto.
«Il campo nomadi in questione è noto per azioni del genere – prosegue Paoloni – il collega è stato costretto ad esplodere dei colpi in aria per evitare che la situazione degenerasse con conseguenze peggiori. Il gesto del poliziotto – conclude – lascia immaginare quanto fosse pericolosa la situazione venutasi a creare e che, se non fosse stata placata grazie alla indescrivibile professionalità dei colleghi che hanno anche arrestato i responsabili, avrebbe potuto registrare un epilogo ben più grave».