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Lunedì, 31 Dicembre 2018 00:00

Violenza negli stadi. Paoloni (Sap): «Le società sportive devono iniziare a darsi un codice etico»

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«La violenza negli stadi è una spina dolente che a noi poliziotti tocca sempre da vicino, dovendo rischiare anche la nostra incolumità, e pensando che durante scontri del genere, abbiamo perso un valoroso collega, l’Ispettore Filippo Raciti».

Così Stefano Paoloni, Segretario Generale del Sindacato Autonomo di Polizia (Sap), relativamente agli ultimi scontri, in cui è rimasto ucciso l’ultras Daniele Belardinelli.

«Chiudere stadi ed evitare trasferte, sarebbe una sconfitta. Starebbe a significare che la legge ha fallito. Vanno fatte rispettare le leggi che ci sono ed inasprite le sanzioni per chi le viola e delinque, ma è di fondamentale importanza – prosegue Paoloni – che anche le società prendano seriamente le distanze dai delinquenti, diversamente il loro deve essere considerato concorso di reato. Come in famiglia, il primo valore deve essere quello dell’esempio e pertanto i calciatori e le società devono mantenere dei comportamenti esemplari, ispirati a quelli che sono i valori condivisi da tutti gli sport. Il rugby ne è un esempio: le squadre si affrontano ma sempre nel rispetto delle persone e delle regole, non c’è violenza gratuita, l’avversario in campo è un amico fuori, vince il migliore ma il perdente merita rispetto. Inizino le società a darsi un codice etico. I calciatori super pagati sono un esempio anche per tutti i bambini che amano il calcio e pertanto hanno il dovere di trasmettere valori positivi. Se accadono episodi di violenza significa che il sistema ha fallito. Il problema non può essere scaricato solo sulle forze dell’ordine. Tra l’altro con gli organici ridotti all’osso, spesso i servizi vengono svolti in condizioni di minima sicurezza, in particolare per quanto riguarda la scorta alle tifoserie in trasferta. In tal caso spesso risulta più opportuno non organizzare il servizio, onde evitare di rischiare l’incolumità degli uomini di scorta non essendo questi in numero sufficiente. Chiudere gli stadi – conclude Paoloni – significherebbe darla vinta ai delinquenti: in un paese civile invece, i delinquenti vanno puniti».

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