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Sabato, 12 Gennaio 2019 00:00

La storia di Agoramagazine, il giornale scritto dai lettori compie 12 anni

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Il titolo richiama l'idea che era ragione fondante nel 2007, quando si diede vita al giornale Agoramagazine, rivista generalista che ha consentito a una decina di giovani di diventare pubblicisti e andare altrove, per esempio anche al Fatto Quotidiano. Una storia che ora custodiamo in tre.

Giornale dei lettori grazie all'apposita sezione che consentiva, a chiunque rilasciasse una liberatoria, di diventare autore. In fase avanzata, dopo un paio di anni, essi sarebbero diventati oltre 800. Erano la nostra redazione diffusa.

Tornando all'inizio, chi rammenta cosa c'era dodici anni fa quale giornale online? Certamente nel 2007 era presente il sito di Repubblica, che vantava già un decennio (è nato nel 1997, ma non fu il primo, un tabloid sardo si era già affacciato nel web nel 1994).

Ma le testate esclusivamente solo online si diffusero a partire dal nostro anno: il 2007; il fenomeno Facebook che era già nato nel 2004 tra studenti americani, vedrà il boom in Italia nel 2008. Ora che abbiamo collocato le giuste date, parliamo degli esordi.

Del nostro stupore del primo giorno nel vedere già 400 utenti collegati e di come questi numeri diventassero impressionanti con gli introiti della pubblicità di Google Adsense che consentivano di pagare una redazione a Roma.agora1

 

Questa storia serve a quanti hanno sempre denigrato il nostro ruolo, chiamandoci talvolta blog, per non parlare della scrittura; anzi accadeva che si arrivasse a dare per primi una notizia, che finiva al primo posto nelle news, che si scatenava la sequela dei messaggi e qualcuno scriveva che avevamo tradotto male, talvolta scadendo nel turpiloquio e questo per invidia del nostro successo. Essendo un giornale povero, senza sussidi e quasi artigianale: nessuna ammirazione!

Nel grafico accanto, realizzato dopo i primi cinque anni di attività, si può notare lo sviluppo della testata, con la crescita della cronaca dalle città, del settore lagato alla cultura e al costume e poi la politica ed inizia a crescere il settore degli articoli sull’America Latina, prodromo dello spostamento della redazione a Caracas in Venezuela e la suddivisione della home in tre testate, quella italiana, la spagnola e quella in lingua inglese.

Per quanto riguarda la scrittura, dall’archivio distrutto conservo un cimelio storico: l’elenco dei miei articoli pubblicati fino al 2013. Vanno dall’articolo: “Che fare della monnezza campana” del 5 giugno 2007 a quello di “Lewis Carroll - Le avventure di Alice nel Paese delle meraviglie, recensione libro”. Sono oltre 900 articoli in un periodo di 5 anni, una media di 180 all’anno.

LA DIFFUSIONE

La testata ebbe una diffusione a partire dall’ingresso di Domenico Esposito, subentrante al direttore responsabile dimissionario, che curava la raccolta delle news dei comuni d’Italia, oltre a scrivere l’editoriale quotidiano. Questo percorso si sviluppò dal 2010 fino al 2015.

Rammento di aver fatto notare al direttore di un giornale locale, mentre eravamo insieme impegnati in un lavoro-progetto della Provincia di Taranto,  la diffusione capillare del nostro giornale andando proprio a vedere tra le news di Google a livello locale. Conservo e ripropongo un altro documento storico.

Agoramagazine e la capillarità dell’informazione locale

Analisi del 31 luglio 2012 ore 6,40

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Le news non sono cliccabili ovviamente, per le ragioni che scoprirete alla fine dell’articolo, ma disegnano quello che è davanti agli occhi di tutti, Agoramagazine era una realtà dell’informazione del Paese.

I numeri erano questi: 8 mila presenti (oggi sono 1400) con una proiezione che andava oltre il milione nell’arco della giornata. Conservo questi dati nel mio archivo personale, perchè la storia di agora mi appartiene.

 

ATTACCO INFORMATICO!

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Quel mondo descritto prima s'infranse come un'enorme specchio quel terribile gennaio 2015, quando ero a Roma e una domenica mattina, con la musica di sottofondo della sigla dell’Isis, un'immagine inquietante, che si può vedere ancora in rete – occupava tutto lo spazio della home e annunciava la fine del giornale: archivio danneggiato e irrecuperabile.

Attraverso l’Ansa i carabinieri di Taranto furono allertati; scoprimmo attraverso i dati del webmaster che i terroristi o semplici hackers, uno a Parigi e l’altro a Tel Aviv, chattavano tra loro usando il server dedicato di Aruba, con lo scopo di creare un attacco informatico al Paese. Cosa che fortunatamente non accadde, tranne episodi minori, come il nostro.

Nessuna risposta all'accorata lettera a Napolitano che pubblicò La voce di Manduria, nessuna solidarietà a livello locale tranne Pugliapress. Nessuna attenzione del mondo politico. 

Un secondo attacco fu perpetrato nel 2016 come pubblicò iI miogiornaleorg con l’articolo di Umberto Calabrese direttore editoriale pieno di rabbia. La dirigente della polizia postale di Taranto mi parlò di concorrenza...non vogliamo crederci. Tuttavia gli anonimus smentirono di essere stati loro gli autori di questo secondo attacco.

E passammo un anno nel blog fino all’estate 2017. Che dire di più? Chi afferma nel suo diario di facebook che siamo un blog, oltre a poter essere annoverato fra i maniaci negazionisti, dovrebbe essere indicato come disonesto sul piano intellettuale.

Noi non viviamo di questo lavoro, da 12 anni lo spirito mio, di Umberto Calabrese e di Nunzia Auletta è legato a questo servizio informativo, per un’affermazione della liberta costituzionale e alla fine per un unico scopo: LA LIBERTA’ DI PENSIERO.

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