Rispetto alla vicenda della nave Diciotti, l'atteggiamento del ministro degli Interni è stato altalenante tra il cipiglio del condottiero che accetta di scendere nell'agone della giustizia e quello, prudente, del politico di lungo corso - film dejà vu - nel trincerarsi dietro la maggioranza per rifiutare l'autorizzazione a procedere.
Siamo d'accordo con Travaglio che dalla Gruber afferma che "devono essere i giudici a dire che non è reato l'azione del governo", anche magari, di fronte ad una condanna, che attraversa, nel modus operandi della giustizia normalmente vari livelli fino alla Cassazione, si potrebbero vedere i singoli ministri pronti ad autodenunciarsi. Una vittoria al primo turno sarebbe una legittimazione del governo.
Questo brillante percorso suggerito da Travaglio è un consiglio rivolto ai seguaci di Salvini. Cos'ha da guadagnare dalla rinuncia alla giustizia? Cosa hanno da guadagnare i cinque stelle che già sono in caduta libera?
Questi ultimi che sono poi cresciuti elettoralmente nel paese per essere "diversi dagli altri" si mostreranno come un classico partito degli anni sessanta dov'era presente l'abuso della non concessione dell'autorizzazione a procedere svolgendo il ruolo di alleato com'era nel pentapartito. Bella novità!
Dal 1948 al 1993 sono state 1225 le richieste e solo 252 le concessioni. Passi per i primi anni post bellici, dov’era più presente il fumus persecutorium, non lo è adesso se non nell’evidente interesse di tutelare la classe degli intoccabili. Non era questo lo spirito grillino e cosa c'è scritto nel contratto di governo?
Avendolo letto non vi ho visto questa mattanza degli ideali di Beppe Grillo. Tornado ai salviniani la questione è farsi carico dei problemi e non nascondersi. Ecco.