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Lunedì, 11 Febbraio 2019 18:42

Le polemiche sul verdetto di Sanremo, segno dei tempi

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Già prima dell’avvio del festival una battuta di Baglioni sui migranti aveva creato putiferio, puntuale ci fu Salvini a rimarcare: “pensi a cantare”

In quella circostanza i vertici Rai tentarono di spegnere il fuoco e qualcuno mise in forse un reincarico al cantante per il 2020. A parte il fatto che tre edizioni sarebbero una novità, non è questo il tema. Penso al fatto che la politica stia sporcando la musica, linguaggio universale, stia invadendo l’arte patrimonio individuale dell’artista. Stia confondendo tutto.

Vediamo il verdetto conteso addirittura dal Codacons. Tutti e tre i conduttori hanno, prima dell’avvio del televoto, specificato il regolamento del concorso canoro che dava, al televoto, la possibilità di incidere per il 50 per cento, mentre il 30 spettava alla sala stampa e il 20 alla giuria di sala. Da ribadire che con il primo voto si mette in fila la graduatoria dei 24 artisti. E i primi tre ripartono da zero con una seconda votazione.

 Antonella Nesi, giornalista di spettacolo dell'Adnkronos e storica inviata al Festival di Sanremo, spiazza tutti con un post nel quale afferma: «Come giurata della Sala Stampa dell'Ariston, se volessi solo provocare, come in molti stanno facendo con me in queste ore, potrei dire che ho votato Mahmood in appoggio esterno alle politiche governative sui migranti, perché il brano più duro del festival su un immigrato l'ha scritto proprio Mahmood (all'anagrafe Alessandro Mahmoud, nato a Milano il 12 settembre 1992, da madre sarda e padre egiziano), parlando di suo papà. Un padre «bugiardo», incoerente e forse pure un pò ubriacone (che «beve champagne sotto Ramadan»), inaffidabile («domani tu mi fregherai») e traditore, che abbandona la famiglia da un giorno all'altro («lasci casa in un giorno», «lasci la città e nessuno lo sa») e pensa solo ai «soldi, soldi, soldi». E non mi stupisce che Alessandro nel 2016 appoggiasse sui social candidati di Forza Italia».

Questo per dire che alla fine si è votato fra tre canzoni e la sala stampa o la giuria d’onore rei d’aver tradito il voto popolare ha votato – sottolinea la giornalista -  “tra i tre finalisti mi piaceva di più: 'Soldì di Mahmood. Un brano che fonde il genere che va oggi per la maggiore, il trap, con il pop e con inconsuete sonorità arabeggianti. Fresco e moderno, reso ancora più accattivante dal battito di mani che punteggia il ritornello. Ben scritto e ben interpretato da Alessandro che, andrebbe ricordato, è anche un affermatissimo autore (persino 'Hola (I say)' cantata dal superospite Marco Mengoni con Tom Walker sullo stesso palco è sua). Ed evidentemente come me l'hanno pensato la maggioranza dei colleghi della Sala Stampa e dei giurati esperti. Tutto qui”

La situazione purtroppo non finisce qui. Sentite cosa scrive Mariagiovanna Maglie possibile futura conduttrice di un programma di informazione su Rai 1 dopo il telegiornale delle 20: "Un vincitore molto annunciato. Si chiama Maometto, la frasetta in arabo c’è, c’è anche il Ramadan e il narghilè, e il meticciato è assicurato. La canzone importa poco, Avete guardato le facce della giuria d’onore?" Oppure il Presidente Foa che afferma che per il prossimo anno cambierà il programma del festival tutto a vantaggio del voto popolare. Ricordate il Min Cul Pop?

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