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Lunedì, 01 Aprile 2019 15:37

L'avvocato Angelo D’Abramo spiega la sua candidatura a sindaco di Leporano (Ta)

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«Riparto da qui, dalla mia città, dal lavoro incolpevolmente lasciato a metà e da un futuro ancora tutto da costruire». Angelo D’Abramo sarà il candidato sindaco della lista civica “Leporano Futura”, in corsa per le amministrative di maggio nella comunità che lo ha visto primo cittadino fino allo scorso 19 ottobre.

Per l’avvocato leporanese si tratta quasi di un dovere, rintracciabile nella necessità di portare a termine i provvedimenti programmati in poco più di 3 anni alla guida dell’amministrazione, ma sui quali si stava già stagliando il nuovo volto della cittadina. Un dovere, inoltre, al quale sono stati chiamati nuovi compagni di viaggio: una squadra rinnovata, competente, seria ed entusiasta, che oltre alla spiccata capacità amministrativa sarà in grado di cancellare il ricordo di chi ha tradito la comunità, sfiduciando D’Abramo.

Perché è questo quel che ha vissuto Leporano la scorsa estate. Un vero e proprio tradimento che ha rimandato di mesi la realizzazione di progetti e interventi dei quali i cittadini avrebbero potuto, diversamente, godere subito. «Sono i numeri, non le congetture, a dimostrare la mia tesi – ha spiegato il candidato sindaco –. Dopo aver realizzato opere pubbliche per più di 900mila euro mettendo in sicurezza scuole, rifacendo strade mai toccate per decenni, bonificando ed eliminando piccole discariche a cielo aperto, aprendo il centro comunale di raccolta privo di altri lavori fondamentali e di autorizzazioni, e potrei andare avanti per ore, erano già pronti altri lavori per 740mila euro, tra i quali il rifacimento del manto stradale della litoranea Salentina, il completamento della strada esterna Talsano, di via Albizie, via Banane, della traversa via Lupini e interventi per la pubblica illuminazione e nel centro storico. Senza contare un avanzo di gestione di circa 2 milioni, tutto da investire. Quale amministratore sano e oculato, di fronte a una tale disponibilità, spingerebbe per la caduta della sua amministrazione? Nessuno. Solo chi ha secondi fini, solo chi briga per interessi di parte può immaginare di cancellare l’impegno quotidiano di un sindaco con una sfiducia che sa, inutile nasconderlo, di tradimento».

D’Abramo ha imparato la lezione e, nella costruzione della nuova proposta di governo cittadino, ha spinto ancora di più su trasparenza e partecipazione. Un programma costruito sulle esigenze reali della comunità, insomma, partendo dal lavoro svolto e arricchendolo di elementi tali da valorizzare luoghi e persone di Leporano. «Il contributo della mia nuova squadra nella stesura del programma – ha aggiunto D’Abramo – è stato fondamentale, perché non puoi immaginare lo sviluppo del territorio senza ascoltare chi ne sarà protagonista. Riprendiamo un cammino, come detto, cui aggiungeremo altre tappe fondamentali per le future generazioni».

Quali? “Leporano Futura” e Angelo D’Abramo puntano alla definitiva ottimizzazione della raccolta dei rifiuti, vogliono investire le risorse accantonate in strade e illuminazione pubblica, guardando alla litoranea come a un asse di crescita, favorire la nascita di strutture ricettive che sappiano integrarsi con lo sviluppo urbanistico, razionalizzandolo, immaginano un polo scolastico che sia “palestra” di comunità e la Batteria Cattaneo come “motore verde” del paese. Un programma vasto, aperto, che punta a riprendere una strada già imboccata, ma senza derogare all’entusiasmo e, magari, raccogliendo tutte le sollecitazioni che arriveranno.

Anche quelle degli avversari, che oggi possono parlare delle bellezze di Leporano perché qualcuno si è impegnato a preservarle dopo anni di abbandono. «Io sono orgoglioso della mia storia, di quel che ho realizzato – ha continuato D’Abramo –, ogni provvedimento è figlio dell’amore che provo per la mia città. Qualcun altro non può dirsi ugualmente orgoglioso, invece, se alle spalle ha chi ha amministrato il territorio per anni con il solo risultato di devastarlo. Per questo colgo le loro parole, i loro gesti, come ottime sollecitazioni: sono indizi di un’ipocrisia che non può e non deve appartenere a chi si candida alla guida di una comunità».

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