Il premier spiega che il governo non l’ha riconosciuto quale presidente ad interim, «non solo per ragioni di ordine giuridico-formale, ma anche perché consapevole del rischio di contribuire alla radicalizzazione delle rispettive posizioni, favorendo la spirale di violenza». «Non siamo rimasti tuttavia passivi», aggiunge: «Ci siamo attivati su vari fronti, a partire da quello internazionale, promuovendo una soluzione pacifica" con libere elezioni presidenziali, «condannato fermamente qualsiasi escalation di violenze e abusi», l’Italia è «parte attiva» del Gruppo di Contatto, e «non siamo stati fermi neanche sul piano degli aiuti concreti nei confronti della popolazione».
«Questa è la posizione del mio governo. E così sarà sempre anche in futuro - conclude -. La stiamo sostenendo anche con riguardo al conflitto in atto in un Paese a noi prossimo e che consideriamo strategico, la Libia. È la medesima posizione che sosteniamo e sosterremo per un Paese geograficamente lontano, ma tanto amato, quale il Venezuela». (ANSA)