Quelli tra Almirante e Berlinguer, che è l’ultimo libro del giornalista de il Fatto, Antonio Padellaro, gesti che danno tutto il senso di com’eravamo...in politica.
Stiamo parlando di due leader estremi, l’uno, comunista che aveva sì fatto lo strappo con Mosca, ma aveva pur sempre una lunga tradizione di sinistra antifascista alle spalle, l’altro leader di quel movimento Sociale che aveva, tra le sue schiere, nostalgici del duce, tra l’altro fuori dall’entourage parlamentare, quasi al limite, quasi considerato illegittimo.
Eppure i due si incontrarono, scrive Padellaro in questa escursione storica. Nella sinossi è scrtto: È accaduto per davvero. Conosciamo i loro nomi: Giorgio Almirante ed Enrico Berlinguer. Ora sappiamo che s'incontrarono per quattro o sei volte tra il 1978 e il 1979. Sappiamo che il luogo prescelto era una stanza, accanto alla commissione Lavoro, all'ultimo piano di Montecitorio. Sappiamo che si vedevano preferibilmente nel deserto parlamentare del venerdì pomeriggio. Sappiamo che soltanto quattro uomini ne erano a conoscenza, di cui tre sono morti. È rimasto un solo testimone: si chiama Massimo Magliaro, all'epoca era il portavoce di Almirante e il capo ufficio stampa dell'Msi. Almirante e Berlinguer avevano deciso di scambiarsi informazioni riservate”.
Ovvio che per conoscere queste informazioni occorre leggere il libro, noi possiamo immaginare che, siamo alla fine degli anni 80, i due volessero parlare della strategia della tensione rossa e nera che strozzava il Paese in quegli anni.
Ma c’è anche un’altra chiave di lettura che suggerisce l’autore e che condividiamo in questa riflessione ed è legata al gesto nobile, di altro tipo, di una politica che era scontro dialettico di idee e le idee non sono urlate, altrimenti sfocano, svaniscono.
Siamo alla meta di maggio e manca qualche settimana, - non sto pensando al voto europeo -, ma all’11 giugno 1984, quando Enrico Berlinguer volle morire sul palco per l’ultimo comizio prima del voto europeo di quell’anno. E Almirante fu fotografato davanti alla sua tomba. Un gesto che non era affatto scontato. E, per un dettaglio della memoria nostra, Il Pci, in quelle elezioni europee, superò la DC. Questa è storia contemporanea. Ma se all'Eredità di Rai1 un concorrente dice che il segretario del PCI promotore negli anni '70 era Alcide De Gasperi vuol dire che davvero manca qualcosa nella cultura generale del Paese.
Padellaro riavvolge il film della memoria, con le poche informazioni avute, arricchisce la sua storia con la voglia di interpretare quello che, in quegli incontri, i due si sono detti. Sono anni difficili, entrambi sono oggetto di attentati, siamo in un'era scoppiettante, ecco che la politica merita un gesto, non plateale, - non sarebbe stato compreso -, quasi nascosto, i due sono come due signori della politica che sanno che tra loro ci sarà solo un pacato e fermo scambio di informazioni per il bene di tutti. Una gestualità che non c’è più, ma è salutare parlarne ancora e fa bene Padellaro a farlo.