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Lunedì, 20 Maggio 2019 15:45

La passeggiata laica al Canale della Ajedda si trasforma in momento sacro di condivisione e bellezza

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Il 18 maggio 2019 si è svolta una passeggiata culturale tra storia e paesaggio, partendo dalla masseria di San Giovanni, presso San Giorgio Jonico (Ta). Una trentina di persone erano pronte con lo zaino in spalla ad affrontare 15 kilometri di viaggio tra papaveri, masserie, pensieri e considerazioni collettive a piedi.

Il percorso tracciato in precedenza dall'architetto Angelo Campo comprendeva un tratto del canale d'Aiedda, che sarebbe stato avvistato e gustato nella lentezza e nella bellezza dei colori, passando per la grotta del Brigante e per la ferrovia dismessa del Mar Piccolo. Le masserie sono state il nostro faro, come se fossero antiche torri saracene che si davano i fuochi come alfabeto morse. Infatti i piedi dei pellegrini hanno toccato le masserie abitate di Palombara e Palombarella nel territorio di Monteiasi. Molto intenso e avventuroso è stato l'occhio che veniva allenato dalla guida a cercare le tracce della via Appia per Compendium che passava attorno al Mar Piccolo dirigendosi verso Oria e Brindisi. Ma andiamo per ordine.

Abbiamo detto di essere partiti dalla Masseria di San Giovanni a San Giorgio Jonico, uno dei tanti antichi possedimenti agricoli  appartenuto alla famiglia di origine spagnola D'Ajala Valva, facente parte anche dell'ordine dei Cavalieri di Malta. Il proprietario ha permesso al gruppo di visitare il vecchio ipogeo adattato a cisterna, ma probabilmente appartenuto a monaci basiliani nella fase persecutoria degli stessi, quando i monaci erano costretti a darsi ala macchia e a costruire chiese in grotte, in zone rupestri. Le chiese venivano affrescate con santi venerati nelle terre dell'Impero Romano d'Oriente. Esemplari simili alla chiesetta di San Giovanni si trovano a Lizzano (chiesa dell'Assunta) o Massafra (Madonna della Scala). La Masseria diventava controllo del territorio ma anche confluenza sacra della curtis.

Da San Giovanni si inizia il sentiero che porta alla via Appia per compendium, una strada che risultava comoda per costeggiare il mar Piccolo; non era possibile perdersi, dato che le masserie vicine facevano da faro, come le limitrofe masserie Palombara e Palombarella. Il paesaggio che si mostrava ai nostri occhi era il microcosmo: api, lucertoline, fiori di ogni colore e, come ogni curtis che si rispetti, pecore a pascolare in mezzo al verde. Angelo Campo precisa che nelle antiche curtis il gregge di pecore era dignitoso solo se raggiungeva almeno 365 capi. Solo in questo caso poteva essere chiamato “morra”. Nel nostro dialetto carosinese “morra” viene ancora usato per indicare una gran quantità di gente. Superata la “morra” ci accingiamo ad ammirare la grotta dei Briganti, e qui i racconti sui briganti non si sprecano, citando nomi famosi di papa Jangelo e papa Giro. Il nome di papa proveniva probabilmente dal lessico greco ortodosso che indicava la figura del patriarca. Nei paesi salentini di rito orientale, indicava il sacerdote. Ancora oggi a Francavilla Fontana si indica in lingua dialettale il sacerdote col nomignolo di “papa”.

La gotta ci accoglie con una veduta bellissima: cascatelle di acqua dolce che confluiscono nel canale della Ajedda, canale che sfocerà poi nel mar Piccolo. Acque dolci che davano anticamente il sapore dolce alle tipiche cozze tarantine del mar Piccolo. Oggi il seno di questo mare è tristemente noto per l'alterazione di flora e fauna per il problema ILVA.

Le cascatelle e il fruscio dell'acqua ci fanno dimenticare per un attimo che a pochi kilometri si trovano le ciminiere.

Posti di acqua, terra, sassi, lavori dell'uomo, gelsi che ricordano le antiche filande meridionali, torrenti che fanno esplodere canneti e nidiate di uccelli di acqua. E noi a camminare con i nostri pensieri che sono diventati pensieri di colori e di natura. L'occhio si allena e si riposa insieme al cuore, che, nonostante la fatica, rallenta i suoi battiti. Questo il miracolo della camminata a piedi laica ma piena di sacralità. Ringraziamo le associazioni Archeoclub di Carosino e dei territori del Mesochorum e Terra Nostra ASD di Sava, per aver organizzato il percorso e  i ragazzi del centro diurno "il Blue" di Carosino per aver dato il via al cammino.
Da ripetere per la sua bellezza cari compagni di viaggio

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